Negli ultimi tempi si sente sempre più parlare del fenomeno del “sextortion”. L’espressione inglese si riferisce al cosiddetto “ricatto sessuale”, cioè la minaccia di rendere pubbliche informazioni private di una vittima a meno che questa non paghi una somma di denaro all’estorsore.
Ma come funziona il ricatto sessuale? Oggi il digitale ha dato una spinta determinante allo sviluppo dei rapporti virtuali e molte conversazioni hanno luogo su chat private, dove spesso le persone esprimono senza freni anche le fantasie più intime. Nell’era tecnologica in cui viviamo i contenuti scambiati sul web possono essere di diversa natura: messaggi di testo, foto o video. I cybercriminali tentano di estorcere subdolamente queste informazioni personali alla vittima creando un rapporto di fiducia con essa attraverso degli apprezzamenti sessuali. In questo modo la persona che subisce sextortion si lega sempre di più al suo aggressore che, a tal punto, fa richieste sempre più esplicite arrivando ad ottenere foto, video o messaggi di testo di carattere intimo. E qui iniziano i ricatti.
I criminali possono richiedere alla vittima somme di denaro o anche contenuti ancora più espliciti. La punizione nel caso non si rispetti la loro volontà è che i contenuti vengano resi pubblici, arrecando quindi un grave danno alla reputazione e all’intimità delle povere vittime. Il fenomeno del sextortion, infatti, può portare a importanti danni psicologici fino ad arrivare a tentativi di suicidio delle vittime. A questo proposito è necessario citare anche il cosiddetto “revenge porn”, che pur essendo una pratica riconducibile al sextortion, si differenza da quest’ultima per il fatto che le minacce non hanno come fine ultimo un riscatto, ma semplicemente un terrorismo psicologico sulla vittima.
Il sextortion è una pratica molto diffusa ed è sempre più frequente anche in Italia. Secondo alcuni dati diffusi dalla Polizia e pubblicati sul loro sito a fine agosto, negli ultimi mesi il numero di minorenni vittime di ricatti sessuali è cresciuto in maniera esponenziale. La Polizia parla di ragazzi compresi soprattutto tra i 15 e i 17 anni, ma ci sono anche episodi che coinvolgono ragazzini più piccoli. Il fenomeno del ricatto sessuale era già noto prima ma i casi registrati erano per lo più tra gli adulti. Negli ultimi tempi, invece, ha iniziato a mietere vittime anche tra i giovanissimi e gli adolescenti a causa della loro sempre più alta affluenza sui social network.
Secondo la Polizia l’incubo del sextortion colpisce soprattutto i ragazzi di giovane età a causa della loro fragilità, inesperienza e curiosità sessuale. Il fenomeno però è sottostimato perché le vittime di ricatti sessuali molto spesso non raccontano cosa sta accadendo per vergogna e paura che i contenuti intimi possano essere diffusi e visti dai loro contatti e conoscenti. Inoltre, denunciare significherebbe rivelare ai genitori l’episodio e questo si configura per i ragazzi più dolente delle minacce dei criminali.
Come ci si può quindi difendere dal sextortion? Tra i consigli della Polizia Postale c’è quello di cercare di non cedere mai al ricatto perché i criminali non smetteranno di chiedere denaro ma anzi capiranno che si ha disponibilità economica e si faranno sempre più insistenti richiedendo somme ancora più alte. È anche importante non chiudere il proprio profilo social prima di aver fornito tutte le informazioni alla polizia e non eliminare le chat scambiate con l’estorsore. Bisognerebbe invece fare gli screenshot delle richieste, delle minacce ricevute e del profilo social del ricattatore. Inoltre, è importante recarsi il prima possibile in un qualsiasi ufficio di polizia per sporgere una denuncia perché la rapidità è fondamentale per risolvere le indagini. La Polizia Postale ricorda anche che i ragazzi che hanno più di 14 anni posso sporgere denuncia in modo autonomo, senza per forza informare prima i genitori e farsi accompagnare.
Per quanto riguarda i minori, la Polizia rammenta che non devono provare vergogna per aver condiviso immagini intime: a quella età è normale essere curiosi e inesperti ed è più facile venire soggiogati da persone che conoscono tali fragilità. Suggerisce ai ragazzi di parlare sempre con un adulto di fiducia di ciò che è accaduto.
Le forze dell’ordine raccomandano alcuni comportamenti da seguire anche ai genitori. Se ai propri figli dovesse succedere di subire un ricatto sessuale innanzitutto sarebbe consigliabile non giudicarli irresponsabili ma considerare che la paura e la vergogna che possono provare potrebbero metterli a rischio di compiere atti impulsivi. La Polizia Postale suggerisce anche di ascoltare quanto i figli raccontano, acquisire con calma tutte le informazioni e rassicurarli dicendolo loro che non sono gli unici ad essersi imbattuti in questo genere di situazioni.