“C’era una volta il Derby Club” – una produzione Samarcanda Film in collaborazione con Rai Documentari, in onda stasera, venerdì 19 aprile, in prima serata su Rai 3 – racconta per la prima volta la storia del Derby Club Cabaret di Milano.
Narrato da Elio (di Elio e le Storie Tese), con il commento musicale di Cézame Music Agency, il documentario – scritto da Marco Spagnoli, Piero Bodrato, Leonardo Barrile, Francesco Favale con la regia di Marco Spagnoli – ripercorre la vita dell’iconico locale di cabaret milanese attraverso materiali di repertorio e numerose interviste ai personaggi che hanno animato il club e che sono diventati, negli anni, delle icone della comicità italiana.
Tra questi, Cochi Ponzoni, Paolo Rossi, Massimo Boldi, Claudio Bisio, Antonio Catania e Aldo, Giovanni e Giacomo. Dagli inizi degli anni ‘60 fino al 1985, il Derby Club Cabaret fu uno dei punti di incontro più alla moda di Milano. Per più di vent’anni, si sono esibite lì varie generazioni di comici, destinati a entrare nella storia dello spettacolo italiano, che hanno dato vita a una scuola di comicità attraversata da venature anarchiche e surreali destinata a rimanere senza eguali. Un periodo indimenticabile che il documentario racconta in maniera unica e inedita.
È la Milano dei dialetti, di Enzo Jannacci e del cabaret che nel Derby Club trova una vera celebrazione. I comici che si alternano sul piccolo palco sono poco più che dilettanti, ma quella palestra un po’ surreale plasma i loro talenti e quasi tutti quelli che passano dal cabaret di via Monterosa riusciranno negli anni a farsi largo nel mondo dello spettacolo televisivo, teatrale e cinematografico e a conquistare il pubblico italiano.
Cabaret alternativo e a suo modo rivoluzionario, il Derby riuscì in poco tempo a diventare il locale notturno più alla moda della città. Arrivati in viale Monterosa, l’insolita insegna del civico 84 accoglieva con il suo fascio di luce giallognola. Si scendeva una ventina di gradini e si trovava una grande entrata con locandine e poster alle pareti. Si passava poi per il bar e ci si ritrovava in uno spazio arredato con tavolini con sedie, divanetti e puff bassi, grandi vetrate, pareti nere e, al centro, una pedana su cui si esibivano gli artisti.
La scaletta delle serate poteva cambiare ed esplodere in qualsiasi momento, e in quei locali si poteva incontrare la Milano alternativa degli intellettuali, attori, registi famosi, designer, pubblicitari e poi nobiltà, decaduta e non, calciatori, sportivi, giornalisti. Tutta Milano era al Derby e il Derby raccontava Milano inventando un nuovo modo di ridere.