Ha senso continuare a insistere sul concetto di “scuola cantautorale italiana”? Spoiler: sì. Soprattutto se i nomi di riferimento sono quelli di artiste come Cristina Donà. La cantautrice di Rho suonerà alla Miniera di Montevecchio a Guspini lunedì 8 agosto per l’unica data sarda del “deSidera Tour”. La tournée prende il nome dall’ultimo album di Donà, pubblicato a dicembre del 2021 per Fenix Music INC.
“deSidera” è composto da dieci episodi attraverso i quali si snoda un’elettronica multiforme e “preistorica”, complice la longa manus di Saverio Lanza. Il musicista, collaboratore di lungo corso di Cristina Donà, sarà sul palco con lei l’8 agosto – la serata prevede un’esibizione totalmente in duo. Lungo il disco si srotolano tappeti eterei di sintetizzatori e arpeggi ipnotici di chitarra, come nel prologo della opening track “Distratti” che esplode nelle aperture armoniche del ritornello “Altro che aperitivo/ Ci siamo bevuti il pianeta!” e nella batteria atavica — la stessa di “Colpa”, con la chitarra elettrica a sfondare il mix come un ariete. Vuoti e pieni, alti e bassi: quasi una sintesi delle trame compositive che permeano l’intero Lp.
La voce seducente di Cristina Donà si moltiplica quando plana sul pianoforte teso de “Il Desiderio”, dove la sezione ritmica dritta fa a cazzotti con un andamento armonico e melodico sbilenco. A voler azzardare un “potrebbe piacere agli amanti di”, i primi nomi che vengono in mente sono Paolo Benvegnù senza le chitarre elettriche in faccia, i Diaframma con la millimetrica chirurgia basso-batteria, forse una versione addolcita dei Subsonica, qualcosa di un certo indie-rock anni Novanta. “Senza fucine né spada” si muove su drum-machine, arpeggi e dissonanze pianistiche che rimandano ai Radiohead post- “The Bends”, ma senza il cerebralismo di “Ok Computer”. Ci sono lunghi intermezzi strumentali psichedelici, proiettili di drone e laghi di riverberi (la marcetta sghemba di “Titoli di coda”) dove la voce trova conforto e viene messa a bagno. Nella mescita di archi e sintetizzatori emerge una pasta robustamente romantica. Il songwriting di Donà è multiforme: caustico, emotivo e doloroso. Un esempio lampante ce lo fornisce la gemma del disco “Come quando gli alberi si parlano”. “Il disordine in questo garage,/ noi stesi mano nella mano,/ ora stiamo per volare via/ per sempre”. Pochi elementi narrativi, un bordone di archi, tutto sospeso e dilatato. Un magnifico sparo al petto.
Certamente “deSidera” non è un disco facile. I linguaggi musicali che usa sono complessi e stratificati, le composizioni dilatate, la voce non sempre mixata in primissimo piano. Probabilmente necessita di più ascolti per schiudersi. Ma quando prende il volo è un album che ci porta ad altezze non comuni. Siderali, verrebbe da dire. “È tutta colpa delle stelle”.