È giunta a conclusione la prima stagione de “La Ruota del Tempo”, la serie fantasy trasmessa a partire dal 19 novembre su Amazon Prime; l’ultima puntata, disponibile da oggi, 24 dicembre, chiude parzialmente l’arco narrativo e rimanda alla seconda stagione, già confermata per il 2022.
Il riscontro del pubblico, infatti, è stato positivo; la serie, con cui gli Amazon Studios mirano a ripetere il successo de “Il trono di spade” e a competere con “The Witcher” e “Tenebre e Ossa”, titoli targati Netflix, vanta la première che ha collezionato il miglior risultato del 2021 per Prime.
Lo sforzo produttivo, con un budget di 100 milioni di dollari, è evidente fin dai primi episodi, dalle location (Repubblica Ceca, Slovenia e Croazia) alle scenografie, dai costumi agli effetti speciali, e appare adeguato a una saga imponente, che racconta un mondo affascinante e articolato, in cui è necessario imparare a orientarsi godendo del solido impianto creato dallo scrittore Robert Jordan in ben 15 libri, pubblicati tra il 1990 e il 2013.
Le vicende narrate nella prima stagione comprendono gli avvenimenti descritti nel romanzo d’esordio della saga (L’occhio del mondo) e nel prequel (Nuova Primavera); “La ruota trama come la ruota brama”, in questa frase è racchiuso il senso di una storia epica, in cui il destino appare come una forza quasi impossibile da contrastare, con corsi e ricorsi -la ruota del tempo, appunto- all’interno dei quali donne e uomini sono chiamati a svolgere un ruolo prestabilito, ma non per questo passivo.
A pronunciare la suggestiva sentenza in rima è la potente Aes Sedai Moiraine Damodred (la candidata all’Oscar Rosamund Pike, tra i produttori dello show): sacerdotessa, maga, strega, difficile interpretare il significato del titolo di Aes Sedai, che incute rispetto, terrore e, in alcuni casi, disprezzo. Moiraine è impegnata, insieme al suo Custode al’Lan Mandragoran (Daniel Henney), nella ricerca del Drago Rinato, una figura quasi mitologica reincarnata in un uomo o in una donna, destinata a scontrarsi con il Tenebroso, personificazione del Male sconfitta e imprigionata in un passato ormai lontano, in procinto di liberarsi e di schierare i suoi seguaci in una nuova guerra.
Quattro giovani di circa vent’anni, individuati dopo lunghe peregrinazioni in un piccolo villaggio presso i Fiumi Gemelli, sembrano possedere le caratteristiche del Drago Rinato e Moiraine decide di condurli alla Torre Bianca, sede della sua sorellanza, per stabilire insieme alle compagne Aes Sedai chi di loro sia il prescelto. Inizia così, in maniera piuttosto canonica per il genere, un lungo viaggio irto di pericoli, che vedrà Rand al’Thor (Josha Stradowski), Egwene al’Vere (Madeleine Madden), Perrin Aybara (Marcus Rutherford) e Mat Cauthon (Barney Harris), insieme alla “sapiente” del villaggio Nynaeve al’Meara (Zoë Robins), affrontare un arduo cammino di formazione.
Nei primi episodi della serie i giovani protagonisti appaiono acerbi, sopraffatti dal dubbio e dalla paura, e ben presto i loro percorsi si separano, facendoli sentire sperduti in un mondo diviso da interessi politici e lotte per il potere; col ricomporsi della compagnia, un topos ricorrente ma sempre efficace, la storia acquisisce ritmo e le trame principali cominciano a dipanarsi, rendendo la narrazione progressivamente più coinvolgente.
Se è certo che l’impianto del racconto rispetta i nodi narrativi tipici del fantasy, è altrettanto vero che la serie presenta degli spunti originali e accattivanti, con un’attenzione particolare al ruolo ricoperto dalle donne; le Aes Sedai, infatti, governano “saidar”, la metà femminile dell’Unico Potere, ovvero dell’Energia che fa muovere l’Universo; la metà maschile, “saidin”, è stata irrimediabilmente corrotta dal Tenebroso, per cui gli uomini che tentano di “incanalare” il Potere, cadono vittime di pazzia e vengono dunque ricercati e “domati”, o peggio uccisi, dalle Aes Sedai.
Altra interessante interpretazione del rapporto femminile/maschile risiede nel legame tra le Aes Sedai e i loro Custodi; addestrati all’uso delle armi, i Custodi hanno il compito di proteggere le donne a cui sono legati tramite un vincolo d’anima quasi inscindibile, stretto di comune accordo. Fedeli scudieri, confidenti e in alcuni casi amanti, i Custodi sono figure affascinanti, la cui forza risiede nella capacità di essere compagni vigili, e tuttavia defilati, delle donne a cui hanno giurato fedeltà, in una prospettiva di ruoli ribaltata rispetto alla convenzione che, nelle narrazioni più tradizionali, vede i personaggi femminili subalterni a quelli maschili.
Le influenze culturali della storia sono evidenti, con richiami sia al ciclo arturiano che a quello dei Nibelunghi, ma anche alle tradizioni dell’epica orientale, indiana ed ebraica soprattutto; il cast multietnico ben incarna la varietà di fonti d’ispirazione, componendo un affresco di popoli e culture di grande modernità. Al fine di restituire al pubblico la complessità e profondità di un tale sostrato mitologico e letterario, Amazon Prime ha reso disponibili, oltre ai consueti “dietro le quinte” degli 8 episodi, la serie di corti animati “Origins”, che racconta i momenti salienti della millenaria storia della ruota del tempo, rendendo ancora più efficace l’immersione in questo stratificato mondo alternativo.
La prima stagione de “La Ruota del Tempo” pone delle buone basi per gli sviluppi futuri; per distinguersi dai competitor nel vasto panorama del fantasy, però, la serie deve mantenere la propria peculiarità ed eleganza formale, dovute in gran parte alla solidità delle basi letterarie. È essenziale, in definitiva, che la ruota, nei suoi corsi e ricorsi, non tradisca se stessa.