Sarà il peso della Storia, che si percepisce non appena varcate le soglie della Santa Sede, o forse la solennità dei riti della Chiesa, perpetrati secondo tradizioni cristallizzate nel tempo; sarà la discrezione, che spesso è vero e proprio silenzio, riguardo le spinose questioni interne, o forse il coinvolgimento ormai svelato in scandali di varia natura e gravità, che ben poco hanno a che vedere con la religione: sta di fatto che il Vaticano rappresenta una fonte pressoché inesauribile di narrazioni più o meno aderenti alla realtà e ha ispirato, soprattutto recentemente, una serie di romanzi e film che hanno spaziato tra generi diversi, con una sorprendente predilezione per il thriller a tinte fosche, caratterizzato da ritmi serrati e colpi di scena.
Se è vero, infatti, che religiose e religiosi di diverse confessioni sono stati protagonisti di amatissimi gialli “classici” -si pensi per esempio al successo di “Padre Brown” di G.K. Chesterton e ai suoi diversi adattamenti-, è altrettanto vero che negli anni Duemila alcune pellicole hanno tratteggiato il Vaticano come un oscuro luogo di potere, ultimo baluardo di un sistema di controllo socioculturale che fatica ad adattarsi alla modernità.
“Conclave”, ora nelle sale italiane, si inserisce in questo solco e, non a caso, presenta molti punti in comune con “Angeli e Demoni”, diretto da Ron Howard nel 2009 e tratto dall’omonimo romanzo di Dan Brown; anche in questo caso, infatti, il film è l’adattamento di un best-seller, firmato dallo scrittore inglese Robert Harris nel 2016, e si svolge nei giorni seguenti la morte di un amato Pontefice, Gregorio XVII, considerato dalla frangia più tradizionalista dei cardinali come fin troppo “liberale”.
All’apertura dei lavori del Conclave, sono quattro i cardinali che sembrano favoriti all’elezione: dall’Italia e dal Canada, rispettivamente, i conservatori Goffredo Tedesco (Sergio Castellito) e Joseph Tremblay (John Lithgow), dalla Nigeria Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), sfavorevole, in particolare, ai cambiamenti che paiono minacciare i ruoli tradizionali nella società così come nella Chiesa, e infine dagli Stati Uniti Aldo Bellini (Stanley Tucci), vicino al defunto Papa per le sue idee liberali. Il cardinale, nonché decano, Thomas Lawrence (Ralph Fiennes) prova a guidare il Conclave con moderazione e saggezza, ma ben presto comprende che le ambizioni personali di alcuni alti prelati sono nutrite da oscuri segreti, su cui è necessario fare luce prima dell’elezione per evitare di consegnare il seggio pontificio a un uomo indegno.
Tra tangenti e figli illegittimi, scandali da insabbiare e verità da portare alla luce per salvare la Chiesa da se stessa, a complicare notevolmente il lavoro di Lawrence arriva il missionario messicano Vincent Benitez (Carlos Diehz), che è stato nominato arcivescovo di Kabul dal defunto Papa in gran segreto: il rapporto tra il Pontefice e Benitez, tuttavia, sembra essere ben più profondo di quanto non dimostri questa nomina e spetta proprio a Lawrence comprenderne le implicazioni, sostenuto nelle indagini da Suor Agnes (Isabella Rossellini). Pur avendo, per ovvi motivi, una posizione defilata, Suor Agnes svolge una funzione fondamentale e di certo il suo personaggio offre notevoli spunti di riflessione circa il ruolo delle donne in una Chiesa che voglia dirsi moderna e aperta ai cambiamenti; non è un caso che Rossellini sia stata candidata, insieme a Fiennes, al Golden Globe 2025.
Edward Berger, già regista di “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, dirige con ritmo e eleganza un thriller coinvolgente, ben scritto dallo sceneggiatore Peter Straughan; come prevedibile, il film ha suscitato una serie di polemiche, legate in parte alla presunta mancanza di rispetto per l’istituzione della Chiesa, in parte alle accuse di sposare l’ideologia woke.
Solo fantapolitica? Di certo, “Conclave” è un ottimo prodotto d’intrattenimento -basta pensare alle spettacolari scene dell’attentato alla Cappella Sistina-, supportato da interpretazioni attoriali magistrali: tra un colpo di scena e qualche comprensibile semplificazione, il film ha comunque il merito di mettere in evidenza alcuni problemi attuali della Chiesa, che rappresentano un vulnus reale, indipendentemente dalla finzione cinematografica.