Entrare nel mondo, o meglio, nei mondi della saga a fumetti “The Sandman”, scritta da Neil Gaiman tra il 1988 e il 1996 e pubblicata per l’etichetta Vertigo della DC Comics, non è impresa che possa lasciare indifferenti: non stupisce, dunque, che l’uscita della serie tratta da quest’opera, ora disponibile su Netflix, sia stata particolarmente attesa e preceduta da numerose polemiche, relative alla scelta del cast. Nei 75 albi del fumetto, raccolti in 10 volumi e seguiti da alcuni speciali tra cui “The Sandman Universe” nel 2018 per il 30° anniversario dell’uscita, si tratteggia infatti un’epopea densa di temi e significati, che attinge a un patrimonio culturale vasto e diversificato, tra letteratura e filosofia, storia e religione, mitologia e epica: al centro della narrazione ci sono gli Eterni –Destino, Morte, Disperazione, Sogno, Delirio, Desiderio e Distruzione, esseri antichissimi che incarnano differenti aspetti e dimensioni della vita, si nutrono di essi e li governano.
I 10 episodi della serie trattano il materiale narrato nei primi due volumi del fumetto, “Preludi e Notturni” e “Casa di Bambola”; protagonista è Sogno, chiamato anche Morfeo, interpretato da Tom Sturridge. Pur essendo un potente Eterno, che presiede al Regno dei Sogni e alla dimensione onirica degli esseri umani traendone forza creativa, Morfeo viene intrappolato dall’occultista Roderick Burgess (Charles Dance) durante un rituale: è il 1916 e Burgess, il cui intento era in realtà quello di catturare Morte, trattiene l’Eterno sulla Terra per oltre 100 anni. Una volta liberatosi e tornato nel Regno dei Sogni, Morfeo deve rimediare alle conseguenze della prolungata assenza: il regno infatti è caduto in rovina, presidiato soltanto dalla fedele bibliotecaria Lucienne (Vivienne Acheampong), mentre sulla Terra gli uomini soffrono a causa degli incubi che li perseguitano. Per risolvere la situazione, Morfeo deve recuperare tre oggetti, che gli sono stati sottratti da Burgess e che sono andati perduti: l’elmo, il sacchetto con la sabbia del sogno (nella mitologia germanica Sandman –“l’uomo della sabbia”- induce gli uomini a sognare spargendo la sabbia sui loro occhi) e un prezioso rubino, in cui è custodita una parte del suo potere.
La ricerca della sabbia conduce Morfeo a rintracciare Johanna Constantine (Jenna Coleman) -versione femminile di John Constantine, personaggio creato da Alan Moore per la serie Hellblazer-, esperta di occultismo e esorcista, e a scendere poi all’Inferno per trovare il suo elmo, trovandosi così a fronteggiare Lucifero (Gwendoline Christie). Per tornare in possesso del rubino, Morfeo deve invece trovare un discendente del suo carceriere Burgess, ovvero John Dee (David Thewlis), figlio dello stesso Burgess e della sua amante Ethel Cripps (Joely Richardson), che si rivela un avversario particolarmente pericoloso. Fin da questa complicata ricerca, che rappresenta solo la premessa della saga, è facile comprendere quanto “The Sandman” si muova al confine tra generi narrativi diversi e sia capace di mescolare sapientemente miti e credenze, attingendole da patrimoni culturali lontani tra loro: il fascino, la suggestione del racconto sono insiti soprattutto nella figura di Morfeo, perché è attraverso il sogno, attraverso le visioni che si creano nella dimensione onirica, che l’uomo realizza idee e desideri; non è un caso che, tra i vari appellativi del protagonista, ci siano anche “il plasmatore” e “il principe delle storie” e che la decadenza del Regno del Sogno abbia portato sulla Terra sofferenza e disagio, come se il sogno e realtà fossero complementari.
Le differenze tra il fumetto e la serie sono numerose; se nelle pagine dei comics, infatti, Morfeo riconquista la libertà da Burgess alla fine degli anni ’80, nella versione streaming il fatto accade nella nostra epoca, dettaglio che spiega alcune scelte dell’adattamento, curato dallo stesso Neil Gaiman insieme a David S. Goyer (“Batman Begins”, “Man of Steele”) e Allan Heinberg (Wonder Woman). Non era infatti nelle intenzioni degli autori proporre un revival degli anni ’80, ma calare la narrazione nell’attualità, facendone uno specchio dei tempi: “Nel fare la serie per Netflix ho pensato: ok, faccio finta di aver iniziato a scrivere “Sandman” nel 2020, cosa farei?” ha raccontato Gaiman nelle interviste promozionali, “Come cambierebbero le cose? Di che genere potrebbe essere questo personaggio? Cosa potrebbe succedere?”.
In parte, dunque, lo “slittamento di genere” o “genderswap” di alcuni personaggi risponde a questa esigenza: la bibliotecaria Lucienne è originariamente Lucien, mentre il personaggio di Johanna Constantine, come detto, è una versione femminile di John; prima che il cast venisse reso noto, si è ipotizzato che Lucifero potesse essere interpretato da Tom Ellis, che ha prestato il volto al personaggio nel telefilm “Lucifer” (tratto dall’omonimo fumetto pubblicato dalla Vertigo), mentre la scelta è ricaduta sull’androgina Gwendoline Christie. La decisione di far interpretare il personaggio di Morte all’attrice di colore Kirby Howell-Baptiste è stata forse la più discussa dal fandom: originariamente il personaggio si ispirava infatti alla modella e designer Cinamon L. Hadley, musa “goth” degli anni ’80, con uno stile e una fisicità molto riconoscibili.
L’adattamento di questo famoso fumetto continuerà a far discutere i puristi, anche se gli stessi Eterni sono esseri capaci di evolversi e adattarsi, proprio perché legati alle vicende e al sentire umano: di certo nuove generazioni di lettori si preparano a viaggiare tra il Regno del Sogno e quello della Veglia grazie allo streaming e chissà che, alla fine, non approdino anche tra le pagine di “The Sandman”, un’opera imprescindibile della narrativa per immagini.