Si è conclusa lo scorso martedì, 5 novembre, l’ottava edizione della rassegna cinematografica “Storie di volti e silenzi. La magia del cinema muto”, organizzata dall’associazione culturale La macchina cinema con la direzione artistica di Patrizia Masala.
Si tratta di un appuntamento ormai consolidato, che da diversi anni anima lo spazio culturale Hermaea Archeologia e Arte di Pirri nei mesi autunnali, offrendo al pubblico la possibilità di scoprire o riscoprire sul grande schermo film, registi, dive e divi che hanno segnato gli albori dell’arte cinematografica; l’importanza di questa parte della storia del cinema risiede ben oltre il fascino indiscutibile dell’iconografia a cui è associata, sintetizzata efficacemente dall’espressività e dalla gestualità delle attrici e degli attori protagonisti, e si rivela in particolare nell’accentuato tratto di sperimentazione che la caratterizza.
La rassegna appena conclusa, dedicata alle origini del western, ha evidenziato questa cifra “sperimentale”: 17 pellicole, realizzate tra il 1903 e il 1926, hanno tracciato un percorso in cui è risultato evidente, tappa dopo tappa, il delinearsi di alcune caratteristiche imprescindibili del genere western, il cui canone si sarebbe fissato successivamente, nella cosiddetta “epoca d’oro”, a cavallo tra gli anni ‘40 e ‘50 del Novecento.
“Il cinema muto rappresenta una fonte preziosissima per comprendere l’evolversi della settima arte e, nello specifico, dei diversi generi cinematografici” ci ha raccontato Patrizia Masala, “Per quel che riguarda il western, nel ventennio in cui sono stati girati i film in rassegna era ancora attivo, almeno in parte, l’apparato paesaggistico e produttivo del vecchio West: le pellicole di quel periodo posseggono un valore documentario, oltre che artistico, inestimabile”.
Non a caso, molti tra gli esperti chiamati a introdurre i film in proiezione hanno dedicato una parte del loro approfondimento al racconto delle vicissitudini patite da cast e addetti ai lavori per raggiungere le location ancora “selvagge” in cui girare, come nel caso de “Il cavallo d’acciaio” di John Ford del 1924; la rassegna, inoltre, si è avvalsa della collaborazione con la National Film Preservation Foundation, organizzazione a tutela del patrimonio cinematografico americano, che ha reso possibile la proiezione di alcuni titoli salvati dalla rovina del tempo.
“In questo senso, il film ‘Salomy Jane’ è particolarmente significativo” ha continuato Masala, “La pellicola risale al 1914; nel 1931 un incendio ha distrutto i Michelena Studios, che ne conservavano l’intero inventario, così per molti anni si è pensato che il film fosse andato perduto. Nel 1996, invece, ne è stata ritrovata una copia da 35 mm in Australia, subito acquisita e restaurata dalla National Film Preservation Foundation. Grazie a questo colpo di fortuna, e al lavoro che ne è seguito, è stato possibile anche per noi proiettare il film, dando così al pubblico l’occasione di godere di un titolo quasi dimenticato”.
La protagonista di questa pellicola è un esempio significativo delle diverse tipologie di personaggi femminili che sono stati raccontati nel corso della rassegna: vere e proprie avventuriere, pioniere pronte a confrontarsi con un mondo duro e pericoloso, ma non per questo ridotte soltanto a vittime predestinate, così come, fin troppo spesso, sono state tratteggiate nella tradizione cinematografica successiva del genere. Tra i film proiettati, si segnala la breve, e a tratti decisamente divertente, pellicola “The Girl Ranchers” di Al Christie (1913), in cui si raccontano le peripezie di un gruppo di donne che ha ereditato un ranch nel selvaggio west.
La rassegna si è conclusa con la proiezione di “The great train robbery – La grande rapina al treno” di Edwin S. Porter (1903): appena 11 minuti di girato divenuti iconici, per una pellicola che viene considerata, da una parte della critica, come il primo vero western e film di finzione della storia del cinema americano. “Comunque la si pensi in merito” ha concluso Patrizia Masala, “Era un omaggio dovuto, visto il tema della rassegna: è stato bello salutare chi ci ha seguito in queste settimane con l’iconica immagine del bandito che spara verso il pubblico”, ha scherzato. Non resta che attendere il prossimo anno, per scoprire quali tesori dimenticati saprà regalare agli spettatori la nuova edizione di “Storie di volti e silenzi. La magia del cinema muto”.