Media education: Legambiente ed Ecovolontari lanciano la sfida. L’approccio al rispetto e alla sostenibilità è ludico, l’ironia va al potere e si mette al servizio del messaggio da veicolare, social network e media tradizionali sono un dinamico playmaker che lancia e poi rilancia ad un pubblico giovane a caccia di esempi (non solo di lezioni) e oggettivamente vasto perché potenzialmente corrispondente alla platea della città e dell’Isola. Questo è “Aliga Show“, e non solo.
Quel che scaturisce da questo ribollente brainstorming in salsa total green è un prodotto altamente professionale (nel suo essere immaginato, realizzato e proposto), dotato della leggerezza necessaria per mettere radici fra meningi e tablet, smartphone e quotidiano vivere. Un prodotto versione strumento di vera educazione ambientale, utilizzabile nelle aule delle scuole ma pronto ad animare spazi video messi a disposizione dalla televisione tradizionale e dalla rete.
Bersaglio concettualmente e progettualmente centrato. Missione ancora in corso, ma che andrà auspicabilmente a buon fine. Equipaggio composto da Legambiente Sassari ed Ecovolontari Sassari, supportato in questo viaggio dal Corpo Forestale della Regione Sardegna (Ispettorato di Sassari) e impreziosito dall’apporto creativo di Daniele Monachella e Carlo Valle, istrionici protagonisti sulla scena.
Una vera piccola grande coinvolgente e sostenibile trilogia in formato video, generata dal fondersi di impegno e sensibilità a temi talmente grandi e diffusi da essere troppo spesso ignorati. I tre video clip toccano nervi scoperti a richiamare temi fondanti, critici e attuali (vedi littering da mascherine), passando dalla gestione dei rifiuti alla prevenzione. Daniele Monachella e Carlo Valle danno voce, ritmo, volto e credibilità ai messaggi. Si ride. E si riflette, senza pressioni ma con consapevolezza.
I tre macro temi sviluppati e trasformati, singolarmente, in video:
- Gestione dell’umido domestico nell’agro e nell’urbano. Una best practice per il comune di Sassari, unico in Sardegna ad aver istituito l’obbligo – ove ci siano le condizioni – di compostaggio domestico nell’agro. Cos’è il compost? È il materiale derivante dal processo di compostaggio dei rifiuti organici, inodore stabile e simile all’humus, ricco di materia organica, proteine e carboidrati. È la Natura che, come per magia, trasforma rifiuti umidi in un materiale organico che profuma di quella terra nella quale viene rapidamente riconvertito grazie all’azione di batteri, funghi e vermi. La tecnologia umana si limita ad aiutare e ad accelerare ciò ogni giorno accade naturalmente sotto i nostri occhi. Per produrre compost di buona qualità è necessario raccogliere i rifiuti biodegradabili separatamente rispetto agli altri. In tal senso tutti devono dare un contributo fattivo per migliorare la qualità dell’ambiente che circonda tutti noi: i consumatori in primis dovranno impegnarsi a separare effettivamente i rifiuti organici dalle altre tipologie.
- Littering abbandono/gettito indiscriminato delle mascherine protettive. Il fenomeno dell’abbandono di mascherine usa e getta nell’ambiente circostante ha un impatto ben più grave di quello legato “solo” al concetto di incuria. L’Ispra ha stimato che, fra la leggerissima mascherina chirurgica da 3 gr – la più spessa è da 5 gr -, quella più complessa da 30 gr e i guanti chirurgici, la quantità di rifiuti di spazzatura da smaltire con il fuoco purificatore per tutto il 2020 è calcolabile tra le 160mila e le 440mila tonnellate. Viste caratteristiche di leggerezza e rapidità di deterioramento, le mascherine finiscono infatti molto facilmente in mare. Ciò accade attraverso il reticolo idrografico o a seguito della spinta del vento. Ciò causa un incremento della diffusione di micro plastiche e diventa una minaccia per tutte le specie marine e non, protette e non. Sono situazioni che si ripetono sempre più spesso. Se solo l’1% delle mascherine utilizzate in un mese viene smaltito in maniera non corretta, si avrebbero 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente.
- Littering abbandono/gettito indiscriminato di cicche di sigaretta. Le famigerate cicche, oltre ad essere presenti in quantità impressionanti ovunque, sono anche molto difficili da raccogliere viste le dimensioni: una folata di vento, e tutto si complica. Da un’indagine di Legambiente (Park Litter 2018) emerge che su un totale di circa 24mila rifiuti campionati su 7400 mq di parchi urbani, il 37% degli stessi erano mozziconi di sigaretta. Ogni anno in Italia ne vengono consumate circa 72 miliardi. Una delle più importanti Società Multiservizi – Iren – asserisce che gran parte dei mozziconi di sigaretta viene abbandonata in strada e finisce nei tombini, poi nei fiumi e infine in mare. Nel Mediterraneo le cicche rappresentano circa il 40% dei rifiuti a fronte del 9,5% delle bottiglie di plastica, dell’8,5% dei sacchetti di plastica, del 7,6 % delle lattine di alluminio e altri materiali vari. Dice l’Humanitas Medical Care: “Non solo il fumo di sigaretta fa male alla salute, ma anche i mozziconi -trattandosi di materiale altamente cancerogeno che contamina il suolo e, di conseguenza, i prodotti della catena alimentare – che ogni giorno vengono prodotti (solo a Milano più di 3 milioni, secondo dati statistici) e che finiscono sui marciapiedi delle nostre città”.