Sassari, estate 1989. Negli occhi dei tifosi è ancora nitida l’impareggiabile felicità per la prima, storica, promozione in Serie A2 della Banca Popolare. Il successo ai playoff sulla Conad Siena porta la piazza in una nuova dimensione cestistica, sconosciuta fino a quel momento: avversari di rango da affrontare nel nuovo torneo – la Stefanel Trieste di “Boscia” Tanjevic e la Glaxo Verona di Russell Schoene su tutte – dirette televisive nazionali (e di prestigio) negli anni pre pay-tv e soprattutto il tesseramento di due giocatori americani, come da regolamento Fip.
La scelta del club sassarese ricade sull’ala Tom Sheehey, ala texana di eccelsa qualità e sull’esperto pivot Floyd Allen, reduce da una buona stagione in A2 con la casacca della Teorematour Arese, nonché vecchia conoscenza della Reyer Venezia e di Bologna, sponda Virtus. Con Sassari però è colpo di fulmine: sono sufficienti una chiacchierata, sul basket e sulla concezione di vita in toto, con “l’avvocato” Milia, una gita a Stintino e una passeggiata in Piazza d’Italia per stregare l’americano, il primo della storia del basket sassarese.
Classe 1952, Allen arriva a Sassari alla veneranda età di 37 anni ma l’approdo in Sardegna non collima con la scontata quanto inopportuna equazione fine carriera uguale svernamento. Tutt’altro. Allen lega a doppio filo con squadra e tifoseria, tanto che non è inconsueto vederlo tra Via Roma e Piazza Castello con famiglia – e amici – al seguito. L’affetto per Floyd è smisurato, un amore irrazionale che si traduce in una “Pizza Allen” che va letteralmente a ruba nel biennio 1989-1990. Se con l’ambiente il rapporto è idilliaco fin dai primi vagiti, con la canotta bianco-amaranto – e numero venti – della Banca Popolare i benefici sono ancora maggiori.
Leader carismatico di un gruppo ottimamente guidato da coach Cesare Pancotto e da interpreti di assoluto valore sul parquet quali Massimo Bini, Mario Porto e Vinicio Mossali, Allen divide con Sheehey non solo la passione per la birra ma soprattutto la responsabilità di guidare una neopromossa al debutto in A2. Professionista esemplare, corretto oltremisura con compagni e avversari, Allen regala a Sassari momenti di grande pallacanestro, risultando letale con irreali percentuali da due sul campo e a rimbalzo: i 16 totali catturati a Fabriano, conditi da 8 punti messi a referto, valgono alla Dinamo il primo storico successo in A2.
Floyd Allen, per Sassari, diventa l’uomo delle “prime volte”: sua la firma anche nell’anticipo televisivo (prima storica apparizione televisiva sulle reti nazionali per il club di Via Roma) dell’11 novembre 1989 con la Stefanel Trieste. La gara, trasmessa in diretta su RaiDue – commento di Gianni Decleva, prima voce del basket targato servizio pubblico – è un trattato sui fondamentali del basket del centro americano, specialista nel gioco in post basso: Allen incanta tutti, compresa la Brigata Sassari, ospite al Palasport per l’occasione. I 16 punti messi a referto, sommati ai 18 rimbalzi complessivi, valgono alla Banca Popolare un successo che si rivelerà chiave in ottica salvezza.
La Dinamo sgomita per confermare la categoria, si fa strada con le armi dei più poveri – agonismo e voglia di lottare – riuscendo nel miracolo sportivo l’8 aprile del 1990 a Sassari, con la Jollycolombani Forlì. La gara è decisiva e Allen è semplicemente incontenibile per gli avversari: 29 punti a referto più 26 rimbalzi e 40 di valutazione. Una prestazione monstre che vale alla Banca Popolare la permanenza in A2 ma che coincide purtroppo con l’ultimo grande acuto della carriera di Big Floyd: insistenti problemi alla schiena lo costringeranno infatti al definitivo ritiro dal basket giocato durante la stagione 1990/91. La Dinamo lo sostituisce con un altro totem del basket sassarese, Dallas Comegys, non prima però di un gesto da standing ovation di Dino Milia: “Si riprenda dall’infortunio, Sig. Allen. Le corrisponderò comunque la cifra presente sul contratto”. Perché tra gentleman ci si intende sempre.