Un’arte marziale, uno sport, una filosofia di vita. È il karate, disciplina sicuramente meno celebrata rispetto ad altre attività sportive ben più famose, ma che conta ormai oltre 50 milioni di appassionati e praticanti in tutto il mondo.
Le origini di questa nobile arte sono antichissime, si racconta che nacque nell’Isola di Okinawa, in Giappone, intorno al XV secolo, quando si trovava sotto la dominazione della Cina. Per prevenire possibili rivolte popolari, fu proprio il governo cinese ad imporre il divieto di possedere armi agli abitanti di Okinawa, i quali cominciarono allora a praticare antiche forme di combattimento che si svolgevano a mani nude, proseguite anche quando l’Isola venne conquistata dal Giappone. Dopo gli insegnamenti e l’opera di divulgazione fatti all’inizio del Novecento da Itosu Ankō e dal suo allievo Funakoshi, fondatore del celebre stile Shotokan, il karate cominciò a diffondersi anche all’estero.
Mentre in Giappone è ritenuto per lo più uno stile di vita, nei Paesi occidentali questa arte marziale è considerata prevalentemente un’attività sportiva agonistica. La sua pratica prevede il solo utilizzo del corpo allo scopo di atterrare l’avversario sul tatami con un solo colpo. Altro tratto distintivo è l’utilizzo di una particolare uniforme di cotone, detta karategi, che viene legata con una cintura. È proprio il colore della cintura, a partire dal bianco fino ad arrivare al nero, a identificare il livello tecnico che il karateka ha raggiunto.
In Europa, Parigi è considerata la culla del karate, ma a partire dagli anni Sessanta una diffusione crescente di questa arte marziale giapponese ha investito pure l’Italia, grazie soprattutto al grande maestro Hiroshi Shirai. Anche la Sardegna può vantare numerosi atleti pluripremiati provenienti dalle tante società regionali in costante crescita, e tra coloro che attraverso il karate stanno portando in alto il nome dell’Isola, c’è Antonio Soggia.
Trentadue anni, nato a Olbia ma cresciuto a Ossi, in provincia di Sassari, dove ancora vive, Soggia – la cui specialità è il kata (forme)-, fa parte della FESIK (Federazione Educativa Sportiva Italiana Karate) e gareggia nei Campionati europei e mondiali WUKF.
Si è distinto, in particolare, per essere riuscito nell’ambitissima impresa di conquistare per tre volte consecutive il titolo di campione del mondo, in Romania nel 2021, negli Stati Uniti nel 2022 e nel luglio 2023 a Dundee, in Scozia, dove è salito sul gradino più alto del podio portando con sè la bandiera dei Quattro mori.
Una passione, quella di Antonio per le arti marziali, condivisa in famiglia e nata quando era solo un bambino: “Ho cominciato a praticare il karate quando avevo 6 anni – racconta -. I miei insegnanti sono stati i miei genitori e mio padre, che ancora insegna, è tuttora il mio maestro. Crescendo la mia passione per questo sport si è evoluta e già a 12 anni ho cominciato a disputare le prime gare importanti a livello agonistico. Sono poi diventato professionista e ho fatto il mio ingresso nella Nazionale italiana di karate nel 2016-2017, questo mi ha permesso di cominciare a partecipare anche a gare internazionali”.
L’impegno e i sacrifici del karateka sardo sono stati presto ripagati con le numerose gare vinte e gli importanti traguardi raggiunti: “La prima vittoria importante che ricordo è quella del Campionato italiano. Tra le tappe più importanti della mia carriera c’è proprio l’ingresso in Nazionale perché da quel momento sono uscito dalla mia comfort zone per cominciare a confrontarmi con una realtà più estesa, questo ha contribuito al mio miglioramento. Un altro obiettivo importante raggiunto è stato quello dei Campionati europei dove ho conquistato diversi podi come primo, secondo e terzo posto, e poi naturalmente i Campionati mondiali. Devo dire che è una grande emozione che ogni volta si rinnova, non è tanto la gara in sé, o la medaglia, quello è solo un momento, ciò che mi resta più impresso è il percorso che ho svolto e che mi ha portato fino alla meta”.
Nonostante il dominio consolidato, per Soggia non viene comunque meno la voglia di mettersi ancora in gioco e continuare a migliorare, pur avendo un futuro lavorativo già ben avviato e che vede come protagonista sempre il karate: “Ho intenzione di continuare a partecipare a competizioni, anche internazionali. Tra pochi mesi ci sarà il Campionato europeo quindi a breve comincerò la preparazione. La mia volontà è sempre quella di progredire, di non rimanere fermo al punto in cui sono, anche se è difficoltoso, ma in fondo anche gli altri atleti cercano costantemente di migliorare perché hanno l’obiettivo di vincere. Una volta terminata la carriera agonistica il mio desiderio è quello di continuare ad insegnare karate. Ho già una palestra ad Ossi dove tengo corsi dedicati sia ai bambini che agli adulti, inoltre svolgo dei seminari anche fuori dall’Italia. Ritengo che la soddisfazione che danno gli allievi a volte possa essere addirittura superiore a quella ottenuta in prima persona come atleta, conosci la loro storia, la crescita che stanno facendo, avverti la loro tensione e rivedi te stesso in loro”.
Una vita completamente dedicata al karate quella di Antonio, dunque, proprio come un percorso che, una volta intrapreso, non finisce mai. “Si tratta di uno sport che, se praticato correttamente, dà notevoli benefici, e non solo dal punto di vista fisico. Consente di fare un lavoro sul proprio io, contribuisce a plasmare il carattere, ad acquistare più fiducia in se stessi, a relazionarsi con gli altri. Se dovessi dire cosa rappresenta per me il karate, direi che è una filosofia di vita, un qualcosa che porto dentro come una coscienza, un amico che è sempre con me” – conclude il campione.