Sempre in prima linea per aiutare gli ultimi. Sempre dalla parte chi era in difficoltà. Pronto a schierarsi contro ogni guerra e ogni ingiustizia. Era questo Gino Strada, il medico, attivista e filantropo italiano che ci ha lasciati all’improvviso il 13 agosto a causa di patologie cardiache.
Strada era conosciuto da tutti come il fondatore di Emergency, l’associazione indipendente e neutrale che si occupa di offrire cure medico-chirurgiche alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà. Prima di costituire la ONG e di rappresentare un modello laico per il nostro Paese e un punto di riferimento per le organizzazioni umanitarie di tutto il mondo, ha compiuto un lungo percorso di formazione distinguendosi per una rara determinazione. Dopo essersi diplomato al Liceo Carducci di Milano, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all’Università Statale del capoluogo lombardo nel 1978. Durante gli anni universitari, è entrato a far parte del Movimento Studentesco ed è stato molto attivo nell’ambito dei diritti dei meno tutelati. In seguito, ha intrapreso la specializzazione in Chirurgia d’urgenza, scelta che ha determinato poi il suo percorso professionale e di vita.
Dopo il periodo di formazione, ha deciso di occuparsi nello specifico dell’assistenza ai feriti di guerra e fino al 1994 ha lavorato con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra in Etiopia, Pakistan, Perù, Somalia, Thailandia, Afghanistan, Bosnia e Gibuti. È proprio grazie alle esperienze in questi Paesi che nello stesso anno ha deciso di fondare Emergency insieme alla moglie Teresa Sarti (poi presidentessa della ONG) e di girare il mondo tra Sudan, Sierra Leone, Afghanistan e Rwanda per aiutare le popolazioni sterminate dalle epidemie e dalle guerre. La lista delle iniziative dell’associazione di Gino Strada è lunga: il centro riabilitativo in Iraq, le strutture chirurgiche in Sudan, Eritrea, Etiopia e Uganda, il centro ospedaliero chirurgico in Afghanistan per le vittime della guerra che è poi diventato una struttura all’avanguardia per la maternità, e tante altre. Strada in Afghanistan è rimasto per circa sette anni, curando migliaia di feriti dalle mine antiuomo e contribuendo all’apertura di altri progetti dislocati in tutto il Paese. Uno dei suoi ultimi pensieri pubblicato in un editoriale su “La Stampa” l’ha rivolto proprio a questo Stato e ai suoi colleghi medici, infermieri e ostetriche che proseguivano con il loro lavoro mentre i talebani avanzavano verso la conquista di Kabul: “Continuano a lavorare in mezzo ai combattimenti, correndo anche dei rischi per la propria incolumità: non posso scrivere di Afghanistan senza pensare prima di tutto a loro e agli afghani che stanno soffrendo in questo momento, veri ‘eroi di guerra’”.
In tutti questi anni Emergency non ha mai abbandonato neanche la sua nazione di origine, l’Italia. Lo scorso anno, in piena pandemia da Covid-19, l’ONG ha irrobustito la sua presenza sul territorio. Nel mese di novembre 2020 Strada ha promosso un accordo tra la Protezione civile e la sua associazione umanitaria per l’assistenza dei malati di Coronavirus. Inoltre, Emergency ha collaborato alla creazione a Milano del progetto delle “brigate per l’emergenza”, gruppi di volontari che hanno aiutato i quartieri in difficoltà sia dal punto di vista economico che sanitario. Ma il lavoro in Italia non è iniziato con la pandemia. Nel 2006 Strada aveva già creato degli ambulatori per i migranti e le persone con disagi. Nel 2017 aveva fornito assistenza psicologica e infermieristica nelle zone colpite dai terremoti. Nel 2019 aveva partecipato alle operazioni di ricerca e soccorso dei migranti nel Mar Mediterraneo insieme all’associazione Proactiva Open Arms.
Tutto ciò che il fondatore di Emergency ha visto e vissuto lo ha raccontato nei suoi libri. Uno dei testi più famosi pubblicato nel 1999, “Pappagalli verdi: cronache di un chirurgo di guerra”, raccoglie i racconti provenienti dalle zone di guerra in cui è stato impegnato e le storie di adulti e bambini mutilati dalle mine antiuomo. Il libro e il pensiero di Strada si muove attorno alla speranza che il mondo possa un giorno giungere finalmente alla pace e l’ONG oggi si occupa, tra le altre cose, anche della promozione della cultura pacifista. “Spero che si rafforzi la convinzione che tutte le guerre sono un orrore. E che non ci si può voltare dall’altra parte, per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio”.
Secondo il bilancio pubblicato da Emergency, sono oltre 11 milioni le persone in 19 Paesi curate gratuitamente dall’organizzazione umanitaria dal 1994 al 2020, senza mai fare alcuna distinzione tra buoni e cattivi. “Curare i feriti non è né generoso né misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare”, diceva Gino Strada. E così ha fatto per tutta la vita.