Sembra ormai lontano il tempo in cui i giovani sardi dovevano accontentarsi di guardare fuori dalla finestra e immaginare di trovarsi altrove, barricando le proprie passioni in camerette e i propri sogni in cassetti, perché ora non devono più nascondere quello sguardo bruciante di curiosità che varca l’orizzonte del loro mare, sempre più diretto a Oriente. Sono infatti tantissimi i fan (giovani e non) delle culture asiatiche che hanno scoperto – e con sollievo – di poter finalmente condividere tutto quell’entusiasmo ingiustamente represso con persone che, come loro, sono state travolte (nel senso migliore del termine) dalle Asian Waves, ovvero le tendenze provenienti dall’Asia, grazie a numerose iniziative organizzate periodicamente in tutta l’isola, culla di queste ritrovate libertà d’espressione.
Ed è quindi così che l’orizzonte si estende fino al Giappone e che i colori invadono le città – non per magia, ma per abilità sartoriali – dove chiunque può diventare il/la proprio/a eroe/eroina, come nel caso dei tantissimi eventi Cosplay che hanno ormai conquistato più di una città sarda. Da Sassari, padrona del Sassari Cosplay, mega evento organizzato a settembre su due giorni e ricco di ospiti esclusivi (youtuber, fumettisti, artisti di fama mondiale, cosplayers professionisti), manifestazioni e tornei di videogames, a Oristano e Marrubiu, palcoscenici dell’OPF Cosplay, giornata che interessa tra l’altro anche i più famosi doppiatori delle serie animate, a Nuoro, che seppur in misura minore si fa notare con il Due Archi Cosplay & Contest, e infine a Cagliari, organizzatrice di due eventi ugualmente importanti e punto di riferimento di questo mondo “animato”: il Giocomix, fiera organizzata a novembre che spazia anche all’universo dei film e delle Serie-Tv, condita da panels e workshops aperti a tutti (sul Giappone e non solo), e il Beach Cosplay Party, gara di abilità tra cosplayers allestita invece a luglio sullo scenario del Lungomare Poetto.
Ma il viaggio, ben lontano dalla fine, ha conosciuto una nuova meta: la Corea. Più recente è infatti il caso, inedito, della KoreART, la primissima giornata coreana organizzata a Cagliari lo scorso 17 dicembre presso l’Auditorium Comunale dall’Istituto Culturale Coreano e dell’Agenzia Governativa “Arts Council Korea” in occasione delle imminenti Olimpiadi invernali di Pyeongchang. Non sembrava vero a tutti gli appassionati colpiti stavolta dalla Korean-Wave (la graduale influenza globale della cultura coreana, specialmente dovuta al K-Pop) di potersi trovare faccia a faccia con parlanti nativi con i quali confrontarsi, chiedere le proprie curiosità, nonché apprezzarne la cultura ricchissima e sfaccettata, grazie all’allestimento di una mostra di foto sulla Corea, accolta da sguardi sognanti, alla messa a disposizione di una selezione di abiti tradizionali che era possibile provare, toccando con mano, anche solo per una sera, l’emozione di essere ancora una volta qualcun altro e altrove, e al concerto organizzato come ciliegina sulla torta e presenziato dal Korean Global Musician Group e della Sardinia Orchestra, magistralmente diretti da Sungwan Park. Una sola giornata, e una sola la parola – anche questa coreana– per descriverla: 대박! (daebak, ovvero “magnifica”, “un grande successo”).
Se i fautori di queste affascinanti culture sono stati finalmente e giustamente premiati per la perseveranza e la dedizione ammirevoli con queste incredibili iniziative (nella speranza che non siano le ultime), non sarà forse perché, dopotutto, sono anche i sardi ad aver avuto una qualche influenza? Che la nostra isola susciti sguardi stupefatti e pieni di ammirazione non dovrebbe sorprendere nessuno, nemmeno se questi ultimi arrivano dall’estremo Oriente, cosa che ci porterebbe a ipotizzare, allora, l’esistenza di una Sardinian-Wave forse ancora in fase di gestazione, ma già assolutamente rilevante. Non è più semplice curiosità, come se vivessimo in una vera e propria El Dorado. Esotica, selvaggia, multiculturale, paradisiaca, la nostra isola si è già costruita una fama niente male, forse meno tecnologica e all’avanguardia, ma già consapevole che il mare non è una barriera, che “isola” non è sinonimo di “chiusura”, e che ogni cultura trasportata dalle “onde” (in tutti i sensi) è più che benvenuta.
