Negli ultimi tempi si assiste a un’ondata di polemiche, su diverse tematiche sociali e culturali, che hanno come obiettivo quello di provocare cambiamenti nella nostra società imponendo nuovi modelli di moralità. È la mutevole dialettica sul “politicamente corretto”.
La dialettica morale nell’opinione pubblica nasce da casi spesso sollevati da testate estere e poi ripresi, anche grazie a quello che ormai è il mezzo di diffusione più veloce, ossia i social network, dai giornali e dalle televisioni di tutto il mondo. Casi che sollevano un dibattito su cosa sia effettivamente giusto o sbagliato, mettendo in discussione i valori negativi più diffusi al fine di abbandonarli definitivamente.
Le prime manifestazioni di questo fenomeno risalgono alla fine degli anni ‘80 con la nascita del movimento studentesco d’ispirazione liberale e multiculturalista “Politically Correct”, che si proponeva di abbattere l’oppressione delle minoranze, cercando di eliminare tutte le espressioni dispregiative a cui si ricorreva per rivolgersi ad una determinata etnia o per definire un orientamento sessuale. In America fu un simbolo il movimento legato alla lotta per i diritti civili degli afroamericani.
Negli ultimi anni, sull’onda del movimento femminista americano Me Too, che lotta contro le molestie e le violenze sessuali sulle donne, e del Movimento antirazzista Black Lives Matter, che da 2013 si batte contro l’abuso di potere da parte delle forze di polizia americane nei confronti dei cittadini afroamericani e che è tornato alla ribalta dopo l’omicidio di George Floyd, lo scontro morale si è radicalizzato a livello globale e i nuovi canoni imposti dal politicamente corretto stanno influenzando tutti gli ambienti, dalla moda alla televisione.
Un esempio è rappresentato dalla pubblicità di Zalando, il noto sito di e-commerce sta cercando, infatti, di utilizzare un linguaggio inclusivo e mostrare che a vestirsi non sono solo persone che rispecchiano determinati canoni di bellezza, ma anche persone comuni.
È delle ultime settimane la polemica nata dalla denuncia da parte di Aurora Ramazzotti di un caso di cat-calling, che consiste nel superamento del limite che divide il complimento dalla molestia, limite su cui non tutti concordano. Ancora più risonanza ha avuto il caso del duo comico Pio e Amedeo che, nella puntata finale del loro show andato in onda in prima serata su Canale 5, “Felicissima sera”, ha attirato una pioggia di critiche e di reazioni, anche politiche, proprio per un dialogo da loro realizzato sul politically correct con l’obiettivo di sdoganare alcuni insulti e invitare le vittime a rispondere con una risata a chi li offende perché, a loro dire, “l’ironia salverà il mondo”. Il tentativo di sdrammatizzare su certi temi ha tuttavia ottenuto l’effetto opposto, e Pio e Amedeo sono stati accusati di essere un pessimo esempio di comicità.
Ma ad essere particolarmente colpiti sono stati, dallo scorso anno, inaspettatamente, i classici della Disney. Dopo Dumbo, Peter Pan, Lilli e il Vagabondo, Il Libro della Giungla e Gli Aristogatti, accusati di diffondere rappresentazioni culturali obsolete, al punto da indurre la piattaforma streaming Disney+ ad inserire, all’inizio della messa in onda di questi cartoni animati, un avvertimento sulla presenza di contenuti stereotipati e razzisti, in questi giorni a finire nel mirino del politicamente corretto è stata l’intramontabile Biancaneve.
Tutto è cominciato da un’attrazione presente nel parco dei divertimenti più famoso del mondo, Disneyland in California, che ha riaperto al pubblico la scorsa settimana, e che è dedicata al classico della Disney del 1937, “Biancaneve e i sette nani”. Questa attrazione, denominata “Snow White’s Scary Adventure”, consiste in un meraviglioso viaggio nella fiaba di Biancaneve ma il suo finale, rappresentato dalla scena in cui il principe dà a Biancaneve il “bacio del vero amore” per risvegliarla dal sonno, è stato messo sotto accusa dal quotidiano San Francisco Gate perché ritenuto non consensuale dal momento che Biancaneve dorme. I vertici della Disney non hanno ancora replicato a queste accuse ma il caso ha avuto una grande risonanza sul web fino ad arrivare a scatenare un dibattito anche in Italia.
Passano gli anni, cambiano le tematiche con l’evolversi della società, e altre ancora ne emergeranno, ma lo scontro tra le diverse morali, tra i fautori del politicamente corretto, che cercano di normalizzare sempre di più le differenze, e i loro detrattori, che parlano ormai di dittatura morale, avvertendo come fortemente limitata la propria libertà di espressione, continuerà a restare acceso.