Indossare oggi un abito senza mettere gli slip è considerata una cosa scandalosa, ma per gli antichi greci e romani, tanto per le donne quanto per gli uomini, non indossare nulla sotto la tunica era la normalità. La biancheria intima sembra essere nata nell’antico Egitto, quando alcune donne nobili cominciarono a fare uso di un indumento sotto quello esterno, che prima mettevano a diretto contatto con la pelle.
Le mutande del passato e del presente
Se come detto gli antichi romani e i greci non le indossavano, è solo nel Medioevo che nasce il termine mutanda, derivato di mutare, quindi “ciò che si deve cambiare”. Fino ad arrivare allo slip odierno, che appare per la prima volta nel 1906, il cui termine vuol dire “to slip”, letteralmente far scivolare, per indicare mutande corte e aderenti adatte soprattutto agli sportivi. Solo gli anni ’70 in Brasile decretarono la nascita del sensualissimo tanga, mentre gli anni ’80 riesumarono i tanto amati boxer, chiamati così perché simili alle braghe dei pugili. Oggi le ormai celebri mutande, di ogni colore e forma, rappresentano un indumento irrinunciabile.
E se per la donna la moda lascia libero spazio alla scelta, quest’anno invece per l’uomo sembra d’obbligo il più giovanile slip. Il settore si è infatti costellato di questo indumento maschile tanto che è possibile trovare ottimi slip da uomo anche online su e-shop di marchi noti come Cotonella. Guardando al passato di strada se n’è fatta parecchia, considerando che oggi si sperimentano di continuo tessuti innovativi per permettere il massimo del comfort e venire incontro alle esigenze di un pubblico di consumatori sempre più esigente. Ma non è finita qui, perché in Giappone sono addirittura allo studio mutande tecnologiche realizzate in poliuretano e nylon in grado di trattenere l’aria, accumulando i gas maleodoranti in un’opportuna tasca dove sono “ripuliti” grazie a un filtro ai carboni attivi. I progressi anche in questo campo, dunque, non accennano a fermarsi.
La storia dell’abbigliamento intimo
L’intimo è spesso erroneamente considerato solo un indumento funzionale all’igiene o, sul versante opposto, all’estetica, ma in verità ciò che si è indossato sotto gli abiti, nel corso del tempo, più di ogni altra cosa racconta l’evoluzione nel tempo del rapporto con la sessualità del mondo occidentale. Spinte da una innovativa Caterina de’ Medici, moglie di re Enrico II di Francia, che nel Cinquecento le volle usare per cavalcare (chiamate all’epoca con il nome poco nobiliare di “briglie da culo”), le mutande ebbero il loro vero debutto in società con le crinoline, gabbie da infilare sotto la gonna.
Queste infatti dovevano essere necessariamente accompagnate da un ulteriore strato coprente, in caso di colpi di vento o scale troppo ripide. Bisognerà aspettare fino al 1920, grazie all’azione delle così dette “flapper girl” (ragazze molto emancipate), per dire addio a corsetti e mutandoni in luogo di un rivoluzionario, audace e seducente slip.
E se negli anni ’70 compaiono i primi tanga che interessano oggi sia donne che uomini, la moda delle mutande maschili si evolve poi negli anni ‘80, grazie ad alcuni stilisti che sancirono il ritorno dei boxer da uomo. Saranno poi gli anni ‘90 a dare il via libera a mutande di ogni sorta e costumi, tra tanga, perizomi, adornati in ogni modo e fatti anche di materiali nuovi, più traspiranti e senza cuciture.