Dimagrimento, prova costume, detox, integratori bruciagrassi, cibi fit, alimenti concessi, sgarri. La “diet culture” è sempre più presente nella vita di ognuno di noi e influenza la nostra quotidianità, le nostre scelte e le nostre abitudini. Ma cos’è?
L’espressione inglese significa “cultura della dieta” e si tratta di un insieme di regole, credenze e valori socialmente accettati che riguardano comportamenti e stili di vita ritenuti salutari, ma che in realtà non lo sono. La diet culture tende ad esaltare l’ideale di magrezza, collegandolo ad un errato concetto di buona salute e assegna un valore morale a come si mangia e alle dimensioni e forme del corpo. Inoltre, questa cultura porta a vedere l’alimentazione solamente come un introito di calorie nell’organismo che dev’essere tenuto sotto controllo, e non tiene conto del valore nutritivo degli alimenti.
Per la diet culture è fondamentale l’idea che per essere sani bisogna avere un determinato peso e forma fisica, non considerando però che la salute riguarda un generale benessere di tipo psicofisico. Uno stato di benessere distante dalle ansie che vengono causate dalla cultura della dieta, per la quale il corpo magro diventa un obiettivo da perseguire a qualsiasi costo. Quando non si rientra nei canoni estetici della società contemporanea, secondo la diet culture è necessario perdere peso. Infatti, un corpo magro è considerato più bello, valido e attraente. È per questo motivo che questa cultura ha contribuito ad alimentare la cosiddetta “grassofobia”, cioè la paura e il disprezzo nei confronti delle persone che non rientrano negli standard di magrezza.
Nella cultura della dieta vengono spesso usati termini come “fit”, “detox” e i cibi vengono suddivisi in “buoni” e “cattivi”. Per “fit” si intendono solitamente quei cibi a basso contenuto di carboidrati e grassi. Negli anni si è infatti diffusa una mentalità che tende a demonizzare questo genere di alimenti perché considerati “cattivi”. “Detox” (“disintossicante”) fa invece riferimento a tutti gli alimenti ricchi di acqua, fibre, vitamine, sali minerali e antiossidanti che si contrappongono ai cibi che invece “intossicano” l’organismo, come quelli che contengono proteine animali.
Un altro concetto tipico della diet culture è quello di “sgarro”. Di solito si parla di sgarri quando si mangiano dei cibi considerati “cattivi”, e quindi “proibiti”, non rispettando l’apporto calorico giornaliero. Di conseguenza, una persona sarà stata “brava” se avrà mangiato poco e in modo salutare e avrà invece “sgarrato” se avrà mangiato qualcosa di diverso dal solito che non è considerato “sano”. A causa del rispetto di una dieta troppo restrittiva, spesso gli sgarri diventano l’inizio di abbuffate e possono portare fino ai disturbi alimentari.
Anche la nozione di “prova costume” è nata nel contesto della cultura della dieta. Si tratta di un concetto che ci portiamo dietro ormai da tempo. Internet, televisione, riviste e giornali ogni anno ci ripropongono contenuti con metodi miracolosi per preparare il nostro fisico alla stagione estiva.
Oggi il fenomeno della diet culture è presente davvero ovunque. Ad esempio, aprendo una qualsiasi rivista settimanale o accendendo la televisione, sicuramente ci capiterà di imbatterci in pubblicità che promuovono prodotti per perdere peso e dimagrire senza troppa fatica, o che ci preparano alla prova costume. Negli ultimi anni questa cultura è stata amplificata ancora di più dai social network. Sono moltissime, infatti, le pagine Instagram e Facebook in cui viene incoraggiata un’alimentazione ad alto contenuto di proteine e a basso apporto calorico e di grassi. I social, e in generale tutto il mondo di Internet, è ricco di consigli per perdere peso e rendere il proprio fisico conforme ai canoni estetici contemporanei. Tutto ovviamente senza il consulto di uno specialista.
La tipica idea della diet culture secondo la quale il cibo è solo un sistema per nutrirsi e non anche un piacere può portare a conseguenze serie sulla psiche delle persone, tanto che spesso contribuisce allo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare. Alcuni studi hanno infatti dimostrato che l’inizio di una dieta restrittiva rappresenta uno dei principali fattori di rischio dell’insorgenza di un disturbo alimentare.
È ovviamente importante che i pasti siano equilibrati, ma non in modo ossessivo e malsano. La dieta è un atto clinico serio che ha uno scopo terapeutico e prima di seguirla è necessario consultare uno specialista. Sarà poi lui a prescrivere un piano alimentare tenendo conto delle caratteristiche e abitudini personali dell’individuo.