È tempo di scelte importanti per migliaia di maturandi in tutta Italia: come orientarsi dopo il diploma? Il dilemma vede coinvolti ogni anno tantissimi giovani, impegnati anche in questi mesi nei test di ammissione per i corsi di laurea a numero chiuso o ancora in attesa di decidere fra le proposte didattiche dei diversi atenei. La tendenza che si registra ormai da qualche tempo è un interesse crescente nei confronti dei poli universitari internazionali, spesso nel solco di positive esperienze formative avviate in precedenza nella scuola, come gemellaggi, stage linguistici e altri progetti di mobilità. Gli studenti amano paragonarsi sempre più con sistemi d’istruzione accademica differenti, ampliare l’orizzonte del sapere, sviluppare nuove competenze di socialità e cooperazione. Ma sono ancora tanti quelli che preferiscono rimanere in Italia, solitamente attratti dall’ampia gamma e versatilità dei corsi e dagli sbocchi occupazionali offerti dagli atenei più dinamici e prestigiosi, spesso a vocazione interculturale.
Non pochi sono tuttavia gli indecisi, coloro che esitano tra il restare e il partire. Per chi vive nell’Isola, in particolare, non è facile optare senza incertezze. Eppure, nonostante il sacrificio e il costo dell’investimento economico che comporta la scelta di studiare lontano, c’è chi prova ugualmente a scommettere sulle novità più promettenti, nella speranza di trovare altrove garanzie di riuscita e di successo.
Ma che fare se la sede ambita all’estero risulta proibitiva? Giova ricordare al riguardo che diversi atenei italiani, statali e privati, sono in competizione con i più qualificati del mondo e sono inseriti a vario titolo nelle classifiche accademiche più quotate. Anche quelli sardi, pur tra le inevitabili oscillazioni, si difendono bene nelle graduatorie di merito nazionali: stando ad alcune indagini di istituti di ricerca come il Censis, tra i parametri più elevati troviamo strutture e alloggi, borse di studio erogate, comunicazione e servizi digitali e internazionalizzazione. Ciò che sarebbe auspicabile incrementare è invece l’indice di occupabilità, un segmento importante ma variabile più di altri negli anni in quanto spesso legato alla peculiarità della nostra insularità e alle politiche di sviluppo.
Peraltro queste classifiche non si rivelano sempre attendibili ed evidenziano anche dei limiti, dovuti innanzitutto al disomogeneo peso attribuito ai criteri di valutazione adottati o alla tipologia degli indicatori presi in considerazione, a volte molto difformi tra i vari ranking, soprattutto internazionali. Stupisce ad esempio l’eccessivo rilievo talvolta assegnato all’indice di reputazione o in altri casi l’esclusione di importanti parametri di eccellenza come quello della qualità della didattica.
Se è vero quindi che la promozione d’immagine può conoscere alterne fortune o essere penalizzata da opinabili metodiche valutative, sono comunque diversi gli atenei che, al di là del loro posizionamento in graduatorie di eccellenza, permangono affidabili nel tempo e con un pregevole profilo, in grado di garantire elevati standard formativi e culturali e di intercettare la fiducia di tanti giovani e il favore di chi intende investire nel capitale umano dei futuri laureati.
Pertanto largo al merito, ovunque nel mondo, e auguri a tutti coloro che si apprestano a fare degli studi universitari un’opportunità di svolta significativa per la propria vita.
Maura Farci
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