Di cambiamento climatico si può morire e ne sono la prova gli eventi climatici estremi degli ultimi mesi. Dopo l’ondata di caldo che ha colpito il Canada due settimane fa e che ha causato decine di vittime, un’altra calamità naturale ci dimostra che il cambiamento climatico non solo esiste, ma produce pure degli effetti spaventosi.
Negli ultimi giorni, Germania, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi stanno subendo un’ondata di maltempo che non ha precedenti. Le strade si sono tramutate in fiumi, le dighe sono a rischio crollo, le abitazioni sono state distrutte dal flusso dell’acqua, le linee telefoniche sono interrotte e ci sono continui blackout. Ben 200.000 abitazioni sono senza elettricità e acqua potabile. Il conteggio delle vittime, inoltre, è in continuo aggiornamento.
In Germania, nella regione della Renania Settentrionale-Westfalia e della Renania-Palatinato, sono state registrate almeno 156 vittime, un migliaio di feriti e 103 persone risultano essere ancora disperse. I media d’informazione parlano di “alluvione del secolo” e i dati dimostrano che dal 1900 non è mai stata registrata un’alluvione di tale portata. La Germania è stata colpita, secondo i meteorologi, da un’alluvione senza nessun precedente e in vari comuni è stato dichiarato lo stato di emergenza. In Belgio, il maltempo ha colpito soprattutto la zona adiacente a Liegi, in Vallonia, e sono state registrate almeno 20 vittime. Circa 21.000 persone si sono ritrovate senza energia elettrica e oltre 150 soccorritori provenienti da Italia, Francia e Austria sono al lavoro per assistere gli abitanti delle cittadine colpite.
Sono tante le personalità politiche e gli esperti che, in queste ore, hanno puntato il dito contro il cambiamento climatico e hanno sottolineato la necessità di muoversi per evitare episodi simili in futuro. La presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, ha dichiarato: “La scienza ci dice che questo è un chiaro segno del cambiamento climatico, e che abbiamo davvero urgenza di agire”. “Un’alluvione del genere è collegata al cambiamento climatico. – ha affermato Armin Laschet, presidente CDU e candidato a cancelliere – Dovremo confrontarci con queste catastrofi sempre più di frequente. Ciò rende evidente la necessità di misure per la protezione del clima a livello europeo, nazionale e mondiale”.
Ma in che modo questi eventi naturali spaventosi sono collegati al cambiamento climatico? Secondo gli studiosi, l’innalzamento delle temperature dovuto al riscaldamento globale porta all’evaporazione di una quantità maggiore di acqua che poi diventa pioggia o neve. Essi stimano, inoltre, che un aumento della temperatura terreste di 1°C accresce del 7% la capacità dell’atmosfera di trattenere il vapore. Non solo quindi in futuro pioverà di più, ma ogni pioggia avrà un’intensità sempre più notevole.
La moltiplicazione degli eventi climatici estremi è quindi causata dal riscaldamento globale. Nel 2020 gli eventi climatici estremi sono stati ben 369, numero più elevato rispetto alla media degli ultimi vent’anni (335). Inoltre, il 2020 (insieme al 2016) è stato l’anno più caldo mai registrato prima. Tali ondate di calore hanno causato la morte di 6340 persone solo tra Regno Unito, Francia, Paesi Bassi e Belgio, più del doppio rispetto al 2019. L’anno scorso, oltre alle ondate di caldo, durante la stagione degli uragani atlantici, ci sono state 30 tempeste tropicali.
È stato stimato che i disastri ambientali collegati al clima sono quasi raddoppiati in soli quarant’anni: dal 1980 al 1999 sono stati rilevati 3656 eventi estremi, tra il 2000 e il 2019 invece ben 6681 eventi estremi, con un innalzamento del +83%. Le catastrofi naturali più frequenti sono proprio le inondazioni e le tempeste. Poi troviamo le temperature estreme, le frane, la siccità e gli incendi.
Ma non tutti i Paesi sono pronti ad affrontare i cataclismi. Infatti, secondo un report di “Carbon Disclosure Project” pubblicato a maggio del 2021, su un campione di più di 800 città disseminate in 84 Paesi, l’anno scorso il 43% non aveva ancora fissato un piano di gestione dell’emergenza climatica. “Quasi tutte le città comprese nel nostro database (il 93%) dichiarano di affrontare rischi climatici molto seri, ma solo il 43% ha già adottato un piano di adattamento”, ha spiegato la direttrice del settore policy engagement di CDP Europa, Mirjam Wolfrum. Attraverso i piani di adattamento, le città definiscono le strategie per reagire alle calamità naturali. Vengono organizzate e stabilite le misure di prevenzione, come le mappe delle aree a rischio inondazioni, le stazioni di monitoraggio o la costruzione di aree verdi. In assenza di un piano di adattamento ci si ritrovata impreparati a gestire eventi naturali estremi. In Italia, secondo il report, su 18 città prese in considerazione, solo 4 non hanno ancora elaborato un piano di adattamento. Segno positivo che dimostra che nel nostro Paese la prevenzione dei danni causati dagli eventi estremi inizia ad assumere l’importanza che le spetta.