La “Medea” narra di una donna che viene lasciata dal marito e per vendicarsi uccide i figli con l’intento di privarlo di una discendenza. Una tragedia, quella raccontata da Euripide, che è purtroppo sempre attuale e questo è quello oggi che viene definito “figlicidio”: il decesso di un figlio per mano di un genitore. È stato rilevato che negli ultimi vent’anni in Italia sono oltre 480 i bimbi morti per mano di coloro che li hanno messi al mondo.
I casi di figlicidio trovano quasi sempre grande spazio nelle pagine di cronaca e la triste vicenda della piccola Elena è l’esempio più recente. Lo scorso 13 giugno a Mascalucia, in provincia di Catania, la 23enne Martina Patti denuncia il rapimento della figlia Elena di quasi 5 anni. Racconta agli inquirenti che un commando armato composto da tre uomini gliel’ha portata via all’uscita dall’asilo mentre erano in auto. Trascorse poche ore arriva però la confessione da parte della madre: dopo averla colpita con una roncola al collo, alla schiena e alla spalla, la donna ha messo il corpo all’interno di alcuni sacchi e lo ha seppellito in un terreno non molto lontano da casa. Secondo quanto è emerso, gli investigatori suppongono che fosse gelosa per l’affetto che la bimba stava dimostrando nei confronti della nuova compagna del padre.
Ma il caso di Elena è solo l’ultimo di una serie molto, troppo, lunga di figlicidi. Tra i casi più feroci c’è quello avvenuto nel 1994, quando Tullio Brigida uccide i suoi figli di 2, 8 e 13 anni a Civitavecchia. L’uomo ha tolto la vita ai suoi tre bambini collegando l’abitacolo della sua auto allo scarico del motore tramite un tubo mentre loro dormivano sui sedili posteriori, poi ha sepolto i corpi. Il padre è stato condannato all’ergastolo e ha poi rivelato che voleva vendicarsi della moglie che lo aveva lasciato.
Uno degli infanticidi che più ha sconvolto l’Italia è quello conosciuto come “delitto di Cogne”. Nel comune valdostano, il 30 gennaio del 2002, viene ritrovato il corpo senza vita di Samuele Lorenzi, 3 anni. Si trova nel lettone dei genitori e presenta gravi ferite alla testa. La madre, Annamaria Franzoni, aveva chiamato i soccorsi e chiesto aiuto ai vicini. L’arma del delitto non è mai stata ritrovata e, nonostante la condanna di colpevolezza definitiva, la donna ha sempre dichiarato la propria innocenza.
Nello stesso anno a Valfurva, in provincia di Sondrio, Loretta Zen uccide la piccola di Vittoria, di 8 mesi. L’omicidio è particolarmente raccapricciante: la donna mette la bimba nel cestello della lavatrice e attiva il lavaggio. Una volta tornato a casa con l’altra figlia di 11 anni, il padre scopre quanto successo. Nel luglio del 2004, vicino a Foggia, Giuseppina Di Bitonto soffoca i figli di 2 e 4 anni tappando loro la bocca con del nastro adesivo e poi si suicida nello stesso modo. L’anno successivo un bimbo di 5 anni annega nella vasca da bagno di casa sua. Mery Patrizio, la madre, dichiara che sono entrati in casa dei ladri aggredendola e che il figlio, rimasto solo, è scivolato nell’acqua. Ma due settimane dopo confessa l’omicidio. Ancora, nell’agosto del 2011, a Feniglia (Grosseto), una donna ha ucciso il proprio bambino di 16 mesi gettandolo in mare durante una gita in pedalò. Inizialmente si pensa che si sia trattato di un incidente ma poi gli inquirenti scoprono che la donna aveva fatto diverse ricerche su “come uccidere un bambino”.
Risale al 29 novembre del 2014 un altro dei figlicidi più raccontati degli ultimi anni, quello del piccolo Loris Stival, 8 anni. Il corpo del bambino viene ritrovato a Santa Croce Camerina, nel ragusano, all’interno di un canalone. Dopo una serie di false accuse nei confronti del suocero, la madre, Veronica Panarello, viene condannata all’ergastolo per aver strangolato il figlio con delle fascette da elettricista. Alla base del delitto sembra ci fosse stata una lite con il bambino che quella mattina aveva chiesto alla donna di non andare a scuola.
Recentissimo è invece il caso dei due bambini di 7 e 13 anni uccisi con un coltello nella notte in provincia di Varese lo scorso marzo dal padre. L’uomo si è poi tolto la vita. All’origine del folle gesto alcuni dissapori riguardanti la separazione con la madre dei figli.
Quelli citati sono solo alcuni delle centinaia di figlicidi che si cono consumati in Italia. Infatti, secondo l’ultimo rapporto dell’Eures (società di ricerche economiche e sociali) dal 2002 al 2019 sono stati 473 i figlicidi, cifra alla quale bisogna sommare almeno un’altra decina di omicidi di questo genere compiuti negli ultimi tre anni. La società ha anche rilevato che gran parte di essi (6 su 10) avviene per mano delle madri e che le vittime prevalenti sono i figli maschi. Tra i moventi ci sono solitamente patologie psichiatriche, conflittualità tra genitori, mancata accettazione del ruolo di genitore, abusi e problemi relazionali.