Nella Sardegna nord-orientale, in quella Gallura profonda circondata da paesaggi incontaminati, c’è un piccolo borgo, incastonato tra colline di granito, che racchiude secoli di storia e devozione: Luogosanto.
Dal sardo gallurese Locusantu, questo paese di nemmeno duemila abitanti, situato a 320 metri sul livello del mare, ai piedi del Monte Juanni, deve il suo nome alla profonda tradizione religiosa e alla presenza di numerosi luoghi di culto.
Situato lungo la strada che collega Santa Teresa Gallura a Tempio Pausania – dal quale ottenne l’autonomia nel 1947 -, Luogosanto affonda le sue radici in un passato antichissimo, come dimostrano i resti di insediamenti nuragici e prenuragici. Secondo la tradizione, tuttavia, il borgo fu fondato nel Medioevo dai frati francescani, che qui edificarono uno dei primi conventi realizzati quando San Francesco era ancora in vita. Oggi quell’edificio ospita il Museum Natività della Beata Vergine Maria, che racconta la storia e la spiritualità del luogo.
Circondato da boschi di macchia mediterranea, dove spicca l’“Àlburu di la Rasgioni”, un maestoso leccio secolare inserito tra gli alberi monumentali d’Italia, e da particolari formazioni granitiche, il territorio di Luogosanto è anche ricco di terreni ideali per la viticoltura. Non a caso, il borgo fa parte dell’Associazione nazionale Città del Vino. Il centro abitato è invece caratterizzato da stradine lastricate e da antiche case dalle facciate, anch’esse, in granito.
Di fronte al Municipio si trova la Basilica di Nostra Signora di Luogosanto, dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria. Fu realizzata in stile romanico dai frati francescani nel XIII secolo e ricostruita poi nel Settecento. Nella navata di sinistra è presente il simulacro della Vergine, una statua lignea conosciuta come la Regina di Gallura, che secondo la tradizione sarebbe stata portata dal mare fino a una spiaggia di Arzachena. Papa Onorio III, nel 1227, elevò questo santuario a Basilica Minore, concedendogli il privilegio della Porta Santa, la quale viene aperta per un anno intero ogni sette anni.
Fuori dal centro abitato, percorrendo una strada in salita, si raggiunge l’Eremo di San Trano, che si erge su un rilievo granitico con una splendida vista sulle Bocche di Bonifacio. Secondo la tradizione, San Trano e San Nicola furono due religiosi vissuti come eremiti nelle campagne di Luogosanto tra la fine del IV e l’inizio del V secolo. Secondo la leggenda, la Madonna apparve a due frati francescani, indicando loro il luogo dove riposavano i santi. Obbedendo alla Vergine, i frati fecero costruita lì, intorno al 1230, una chiesa a loro dedicata. All’interno è stata inglobata la piccola grotta dove i due santi trovarono riparo e che oggi ospita le loro statue. Per la sua originalità, questa chiesa è considerata uno degli eremi più suggestivi della Sardegna.






Tra le altre chiese campestri spicca la Chiesa di Santu Stevanu, dedicata a Santo Stefano Protomartire, edificata probabilmente nel XVII secolo sui ruderi di un’antica villa medievale. Nella stessa area, immersa nella vegetazione, si trovano i resti del Palazzo di Re Baldo, abitazione del giudice Ubaldo della Gherardesca, detto Ubaldo I di Gallura. L’edificio, in granito e privo di fortificazioni, subì gravi danni durante gli scontri con gli Aragonesi, cadendo in abbandono.
A Luogosanto si trova anche la Chiesa di San Leonardo, oggi sconsacrata, risalente al XII o XIII secolo, che avrebbe dato il nome al Monte San Leonardo. Vi si accede percorrendo una ripida scalinata di quasi 500 gradini. È costruita interamente in pietra granitica e custodisce una statuina in terracotta del Santo. Si suppone fosse la cappella gentilizia di un castello quasi scomparso: il Castello di Balaiàna. Il nome potrebbe derivare dai Balari, antica popolazione che abitava il nord della Sardegna in epoca preromana.
Il maniero, costruito intorno al 1050 da Costantino I della Gherardesca, era composto da tre stanze, ma oggi restano solo un ambiente rettangolare e una torre racchiusi da una cinta muraria difensiva. Si racconta che fu distrutto nel 1422 da Alfonso d’Aragona, che tuttavia risparmiò la chiesetta di San Leonardo.
Ma il castello, pur essendo ormai diroccato, è noto soprattutto per l’inquietante storia che lo circonda. Si narra che tra le sue rovine si aggiri lo spirito di un nobile del XV secolo, Don Ubaldo, conosciuto da tutti come “Don Baldu”, che apparteneva alla fazione di nobili che si opposero con coraggio alla conquista della Sardegna da parte dell’esercito aragonese.
Quando le truppe aragonesi presero di mira Luogosanto, il maniero cadde, gli abitanti vennero uccisi e con loro anche la famiglia di Don Baldu. Lui però riuscì a sfuggire alla furia dei soldati. Da quel momento, il suo destino si perde nella storia. Si dice che il suo fantasma continui a vegliare sul castello, non come presenza ostile, ma come anima gentile. Chi sostiene di averlo incontrato racconta di uno spirito che non incute paura, ma che desidera soltanto narrare ai viandanti la sua storia di dolore e coraggio.
































