È da circa un anno che in città si è creato un nuovo movimento spontaneo: un modo non convenzionale di visitare Sassari attraverso storie ed aneddoti narrati da ciceroni estemporanei in un percorso tra le vie del nostro Centro Storico. Un gruppo di amanti e di appassionati o semplicemente curiosi si riuniscono periodicamente spinti dalla voglia di conoscere la propria città.
Li ho conosciuti, per la prima volta, in una fredda domenica mattina dello scorso novembre. Erano già al terzo appuntamento delle Passeggiate Sassaresi, avevo sentito parlare di loro già da qualche mese ma non avevo mai avuto occasione di partecipare ai loro eventi. Il tam tam, allora, girava solo tra pochi amici che si aggiornavano col passaparola o con scarni post sui social ed io ne ero venuta a conoscenza quasi per caso. In Piazza del Rosario, gremita di gente, la criminologa Lorena Piras ci ammaliò con la sua narrazione delle vie del sangue, storie di delitti passionali, di infanticidi, di stregoneria e di carcerazione che hanno segnato Sassari in passato, spostandoci di volta in volta nei luoghi in cui vissero i protagonisti. È questo infatti il modus operandi delle “Passeggiate”: un cicerone che condivide le sue conoscenze, derivate dai suoi studi o dalle sue passioni, in un itinerario a tappe da svolgersi nell’arco di una mezza giornata. Ogni incontro ha un tema, una guida e delle storie sempre differenti, con cadenza autunnale e primaverile. Oltre alle vie del sangue si sono narrate quelle dell’eros e della passione, consumata negli antichi bordelli, per voce di Eugenio Cossu che successivamente ci ha svelato le origini della nostra bizzarra toponomastica; si sono percorse le vie della follia con lo psicologo Pier Angelo Sechi, facendoci sorridere tra li macchi e li mancanti e commuovere nei tanti casi di atti estremi. Poi la visita al Cimitero Monumentale con l’architetto Roberta Omoboni interprete dei simboli esoterici e delle sepolture. Ma anche le storie curiose di chi ha dato lustro alla città di Sassari facendo moda nelle sartorie narrate dallo stilista Franco Allentini; o costruendo palazzi ed interi quartieri per poi essere dimenticati come l’architetto Misuraca dalla cui storia tutto ha avuto inizio lo scorso Autunno ad opera di Lalla Careddu.
Lalla, hai creato un nuovo modo per conoscere Sassari, come è scaturito tutto questo?
È un’idea semplice e per nulla originale. Vedevo i turisti ammirare la città e i sassaresi disprezzarla. Mi piaceva l’idea che i miei concittadini riscoprissero l’orgoglio di essere sassaresi. E di motivi di orgoglio ne abbiamo tantissimi.
Questi eventi coinvolgono un numero sempre maggiore di persone. Cosa pensi li spinga a partecipare?
La gente ama sentirsi raccontare storie. Se queste poi parlano di noi, delle nostre abitudini, delle nostre storie allora la gente si coinvolge. E passeggia con noi. E passeggiando si intrecciano amicizie, si chiacchiera e si ascolta. Si riscopre il senso di comunità.
Ogni incontro è unico, troviamo sempre nuovi ciceroni e nuove storie. Come riesci a reclutarli e quanto lavoro c’è in tutto questo?
Reclutare i narratori è semplice, perché Sassari è piena di professionalità e di passione. Abbiamo storici, medici, architetti e ora anche uno stilista. Ma dietro quella piacevolezza c’è un grande lavoro di tessitura delle storie, di ricerca negli archivi, settimane di lavoro volontario (le Passeggiate sono infatti sempre a titolo gratuito nonostante il grande impegno sia in termini di tempo che di dispendio oneroso nel voler offrire un ottimo servizio).
È stata recentemente creata una pagina Facebook “Passeggiate Sassaresi” per un maggior coinvolgimento e grazie a degli sponsor si sono potuti acquistare microfoni e altoparlanti, seguirà qualcos’altro? Diventerà un’associazione anche ad uso turistico?
Le cose si evolvono e crescono, anche se non so quale direzione prenderanno. Di sicuro c’è che quando ho pensato alle passeggiate ho pensato ai sassaresi, non ai turisti. Ma è probabile che qualcosa faremo. Un piccolo segreto che sveleremo a tempo debito.
Le passeggiate proseguiranno il prossimo autunno, sempre a passo lento.