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SARDEGNA PREISTORICA: La Lilliput dei Mammut

di Alba Marini
12 Maggio 2018
in Archeologia, Storia
🕓 3 MINUTI DI LETTURA
81 5
SARDEGNA PREISTORICA: La Lilliput dei Mammut

An illustration of a group of Woolly Mammoths grazing in a field in the sunset.

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Più basso di un uomo e dal peso di circa 7 quintali: ecco come doveva apparire il Mammuthus Lamarmorae, il mammut della Sardegna vissuto circa 50mila anni fa, durante il Pleistocene. È difficile immaginare l’isola sarda, scaldata dai raggi del sole e con temperature particolarmente miti, abitata dagli antenati degli elefanti, coperti da pesanti mantelli di pelo per affrontare il freddo clima di steppe e praterie dell’Era Glaciale. Eppure i mammut abitarono la Sardegna e, con le loro potenti zanne e la lunga proboscide, si adattarono all’ambiente diventando sempre più piccoli, abitanti stravaganti di una Lilliput che si estendeva dai territori circostanti ad Alghero fino al Sulcis Iglesiente.

La denominazione scientifica e il riconoscimento della specie del Mammuthus Lamarmorae si devono allo zoologo e paleontologo svizzero Charles Forsyth Major, che nel 1883 studiò i pochi resti fossili rinvenuti durante gli scavi per la costruzione della strada ferrata a Funtana Morimenta, vicino a Gonnesa. Il piccolo proboscidato della Sardegna ha lasciato però pochissime tracce della sua esistenza e, fino all’anno scorso, i ritrovamenti si limitavano principalmente a qualche dente. Qualche mese fa una tibia di mammut sardo – inizialmente non riconosciuta come appartenente all’elefante – ha risvegliato l’interesse nei confronti di questo animale estinto, per altro riconosciuto come l’unico mammut endemico d’Italia.

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Gli unici fossili di mammut nani sono stati ritrovati nelle Channel Island e nel Mediterraneo a Creta e in Sardegna. Ma come e perché questi animali discendenti da una sola specie si sono distinti generando una specie a sé stante più piccola della norma? E soprattutto come i grandi Mammut delle steppe hanno raggiunto l’isola sarda? Queste sono solo alcune delle domande cui i paleontologi cercano di dare risposte, impegnati a ricostruire la carta di identità dell’antico abitante della Sardegna per restituirgli un corpo e una “voce”.

La miniaturizzazione dei mammut è frutto di un processo evolutivo che prende il nome di “nanismo insulare”, osservabile su vari mammiferi di grandi dimensioni che abitavano e abitano isole, ma anche aree della Terra difficilmente accessibili come foreste e oasi nel deserto. Gli animali, a causa dell’emarginazione geografica, si incrociano continuamente con individui strettamente imparentati, riducendo il loro pool genetico. Le generazioni successive dei primi mammut giunti in Sardegna tesero a generare individui sempre più piccoli rispetto alla specie originale di appartenenza. Il confronto è impressionante se si pensa all’altezza al garrese di ben 4 metri del Mammut lanoso e a quella del Lamarmorae, che non doveva superare il metro e 50. L’analisi della tibia ritrovata a Gonnesa è un fondamentale passo in avanti per ricostruire con sempre maggior accuratezza altezza e peso di uno dei più piccoli antenati dell’elefante mai ritrovato.

Possiamo immaginare la Sardegna nel Pleistocene come un paradiso popolato da “grandi” lillipuziani e piccoli giganti. Le specie isolane, infatti, non solo furono soggette a nanismo insulare, ma anche al fenomeno opposto: il gigantismo. In assenza di predatori naturali, gli elefanti sardi condivisero il territorio con altri mammiferi endemici: cervi anch’essi di taglia ridotta e roditori ed antenati degli attuali conigli che invece avevano una stazza maggiore rispetto ai loro progenitori continentali.

Non resta che ricostruire l’arrivo dei grandi mammut sull’isola. I paleontologi ipotizzano che i progenitori della specie nana siano giunti in Sardegna durante una fase glaciale, quando l’abbassamento del livello del mare determinò un avvicinamento tra le coste sarde e quelle dell’Italia peninsulare. I primi mammut a toccare il suolo sardo sarebbero stati quelli della steppa dell’Europa settentrionale, appartenenti alla specie Mammuthus Trogontherii. Gli studi sulla Lilliput dei mammut del Pleistocene sono solo agli esordi: quando la terrà svelerà nuove tracce, quando le ossa dei piccoli giganti riaffioreranno per raccontarci la loro storia, un altro piccolo tassello sarà aggiunto al puzzle e la Sardegna preistorica troverà la sua collocazione spaziale grazie all’opera rivivificante dei musei, come già avviene nel Museo PAS di Carbonia, che ospita i calchi delle ossa dello stravagante avo degli elefanti.

Tags: mammutpreistoriaSardegna
Alba Marini

Alba Marini

Copywriter e giornalista pubblicista, ama viaggiare con qualunque mezzo: gli aerei, le navi, la penna e la fantasia. Per lei la scrittura è una finestra sul mondo, capace di raccontare ogni cosa, anche ciò che non esiste.

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  • ☀️ Il bastione bastione Saint Remy di #Cagliari baciato dal sole. 

Lo scenografico edificio, che si affaccia sulla piazza Costituzione, ha il compito di collegare il quartiere di Castello con la parte bassa della città. 

Il bastione di Saint Remy è il risultato dello spianamento e della riutilizzazione degli antichi bastioni dello Sperone e della Zecca, costruiti dagli Spagnoli nella seconda metà del Cinquecento. 

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📖 Tratta dal romanzo di fantascienza post-apocalittica “The Incredible Tide” di Alexander Key, pubblicato nel 1970, la serie prodotta dalla Nippon Animation andò in onda in Giappone tra l’aprile e l’ottobre del 1978 e dunque nel 2023 ricorreranno 45 anni dalla prima trasmissione: il @ghibli.museum, sito a Mitaka, sobborgo di #Tokyo, ha scelto di celebrare questo anniversario con una mostra intitolata “Future Boy Conan Exhibition”, che è stata inaugurata lo scorso 28 maggio e si protrarrà fino a maggio 2023, per omaggiare questo piccolo protagonista della storia degli anime giapponesi. 

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  • 🌞 Buona serata da #Bosa.

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  • 🏰 Ci troviamo a #Castello, il principale quartiere storico di #Cagliari. Sorge su un colle, a circa cento metri sul livello del mare, e rappresenta la parte alta della città vecchia che era abitata dai nobili. È cinto da torri e fortificazioni di origine pisana. 

Il Bastione di Saint Remy che si trova in piazza Costituzione, tra via Manno e Via Garibaldi, le vie dello shopping cittadino, il Bastione di Santa Caterina, la Torre di San Pancrazio in piazza Indipendenza, il Bastione di Santa Croce, dove sorge il Ghetto degli Ebrei e dove è presente, infatti, la Basilica di Santa Croce, nata come una sinagoga e convertita in chiesa cattolica dopo l’espulsione degli ebrei da Cagliari intorno al 1500. Essa si trova nell’omonima via, a pochi passi dalla Torre dell’Elefante e dalla via Cammino Nuovo dove si erge il Bastione del Balice, un’altra delle fortificazioni, visitabile accedendo al Palazzo dell’Università. Nella parte più meridionale del quartiere, in via Spano, è presente la Porta dei Due Leoni, così chiamata per le due sculture che raffigurano due teste di leone e che si trovano sulla sommità della porta. 

📍 Castello era anche la sede dei palazzi del potere della città. In piazza Palazzo sorge infatti il Palazzo di città, antica sede del Palazzo di città dal Medioevo fino agli inizi del ‘900, e il Palazzo Regio o Viceregio, residenza dei viceré durante le egemonie aragonese, spagnola e sabauda, che oggi ospita il palazzo della Prefettura di Cagliari. Nella stessa piazza si trovano poi la splendida Cattedrale di Santa Maria e la Torre campanaria. Castello ospita infine, in piazza Arsenale, la Cittadella dei Musei, costituita dal Museo Archeologico della città e dalla Pinacoteca nazionale.

📷 Grazie a @valentyna_1992 per lo scatto.

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  • ☀️⛱ Buona domenica da Pineta Mugoni.

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  • 🍿 È senza ombra di dubbio uno dei più grandi successi di #Netflix, la serie #StrangerThings, che ha esordito nel 2016 e ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo, per arrivare finalmente, nel 2022 post-pandemia, a una quarta stagione suddivisa in due capitoli: il primo, composto da 7 episodi, è disponibile da oggi sulla piattaforma streaming, il secondo invece sarà rilasciato il 1° luglio e svelerà il finale in due puntate.

Perfino questa scelta, dunque, che pare voler dilatare la conclusione appositamente per “torturare” i fan, rappresenta un segnale dell’enorme hype creatosi intorno alle nuove avventure di Undici (Millie Bobby Brown) e dei suoi amici, che dopo le vicende ambientate tra il 1983 e il 1985 si ritrovano a dover affrontare nuovi orrori provenienti dal Sottosopra, la dimensione “altra” controllata dal temibile Mind Flayer e popolata dai Demogorgoni, creature mostruose che tanti problemi hanno causato ai giovani protagonisti.

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  • 💭 È il luogo in cui trovare le cose che AMI: così @bepi.vigna, direttore del Centro Internazionale del Fumetto di #Cagliari, sceneggiatore e co-creatore del personaggio di Nathan Never per Sergio Bonelli Editore, declina l’acronimo che indica l’Archivio Multimediale dell’Immaginario, presentato alla stampa lo scorso giovedì 12 maggio alla presenza dell’Assessora alla Cultura del capoluogo sardo Maria Dolores Picciau. Certamente un luogo fisico, dunque, ma anche uno spazio in cui viaggiare alla scoperta -o riscoperta- di quel patrimonio di cultura popolare che ci ha formati come individui e collettività, tra fumetto, cinema e televisione.

📍 L’AMI nasce in seno alla decennale attività del Centro Internazionale del Fumetto, fondato nel 2000 come diretta continuazione della prima scuola di fumetto della Sardegna, e rappresenta il frutto di una raccolta di materiali radunati nel corso di svariati decenni; dal 2018 il Centro ha sede negli spazi del Polo bibliotecario Falzarego 35.

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  • 🇮🇹🛩 Le Frecce Tricolori colorano di verde, bianco e rosso il cielo di #Alghero.
 
📷 Grazie a @michelecanu18 per lo scatto.

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  • 👩🏻👵🏻👩🏻‍🦰👩🏻‍🦱👱🏻‍♀️ 
Non chiedere mai a una #donna come fa ad essere così forte…
Forte non ci si nasce, lo si diventa…
Non chiederle mai perché indossa ancora corazze con un uomo: forse ha combattuto troppo! 
Non scavare dentro ai suoi ricordi… 
Tienila stretta tra le braccia, e ascolta i suoi silenzi…
(𝑮𝒖𝒔𝒕𝒂𝒗 𝑲𝒍𝒊𝒎𝒕)

I volti della Sardegna. 📷 @marcosannafoto

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