Il richiamo del mare diventa sempre più forte, soprattutto ora che le giornate fredde faranno spazio a temperature adatte alla tintarella. Siamo in Marmilla, nella Sardegna del sud. Qua si scopre un mare diverso rispetto a come siamo stati abituati a conoscerlo fin da quando eravamo bambini. Il passare del tempo (geologico) si manifesta attraverso il riemergere di fossili. Vengono portati alla luce gli antichi nuotatori risalenti a circa 18 milioni di anni fa per un “tuffo” insolito nelle acque… del passato. E situazioni simili si verificano anche in altre zone dell’Isola.
Ricci di mare, conchiglie e altre creature marine vengono riportate alla luce dallo scorrimento delle acque superficiali, che asportano pian piano strati di suolo con l’azione erosiva. Vecchi organismi che giacciono sepolti da milioni di anni sono così pronti a raccontare la storia di un mare che fu.
Tra i ritrovamenti più sorprendenti e casuali si annoverano le stelle di mare a zampe strette e lunghe, trovate a Villanovaforru, che offrono uno spaccato affascinante della biodiversità marina di un’epoca remota. In quella zona della Marmilla, i ritrovamenti possono essere talmente inaspettati che alcune volte è sufficiente sollevare un sasso per ammirarne la sorpresa e talvolta questi fossili testimoni del mare del passato si possono osservare nei muretti a secco usati in edilizia.
Il racconto di Francesco Mascia, naturalista di Villanovaforru, è sorprendente: «Spesso eseguo dei rilievi floristici-vegetazionali e una volta mi è capitato di vedere proprio sotto ai miei piedi una stella di mare fossilizzata simile alle attuali ofiure, per intenderci quelle con i tentacoli stretti e lunghi, e addirittura il suo stato di conservazione è talmente buono che un esperto potrebbe riuscire a descriverla e a capirne la specie». Ma nel territorio si rinvengono anche i più conosciuti resti di pesci fossili. Tutte testimonianze del mare del passato.
Ma non sono solamente le forze della natura a rivelare i segreti del vecchio mare: anche l’intervento umano ha giocato un ruolo fondamentale nella scoperta dei fossili. A Genoni, nella Marmilla oristanese, i lavori nella cava di prestito “Duidduru” hanno portato alla luce decine di metri quadrati di antichi reperti, trasformando l’area in un Geosito protetto e accessibile su prenotazione. Qui, gli appassionati di paleontologia, grandi e piccini, possono viaggiare nel tempo, vivendo esperienze uniche e affascinanti.
«Tra le scoperte più straordinarie in questa zona figurano anche i Nautilus», spiega il geologo e divulgatore Luigi Sanciu, direttore scientifico del Polo museale di Masullas e del Museo Parc di Genoni. Questi animali sono degli strani molluschi cefalopodi considerati estinti fino alla prima metà del 1800. Tuttavia, il loro antenato fossile era presente nei mari della Sardegna del Miocene, quando esso aveva condizioni climatiche tropicali.
Il “ritorno” di creature considerate “aliene” alle nostre latitudini, come il granchio blu, aggiunge un ulteriore strato di mistero e fascino a questo viaggio nel tempo. Si tratta di crostacei appartenenti al genere Portunus, caratterizzati da colori vividi e dalla forma distintiva delle chele. Abitano le acque tropicali dell’Oceano Atlantico e si mimetizzano tra i coralli. Negli ultimi tempi stanno diventando sempre più frequenti nei nostri mari, causando anche problemi alla fauna locale e alla pesca. È noto attualmente per la sua carne delicata e prelibata, apprezzata in molte cucine internazionali.
Antenati simili a questa specie, però, già popolavano i mari sardi di 16-18 milioni di anni fa, come testimoniano i fossili di organismi dello stesso genere Portunus rinvenuti a Tresnuraghes, in provincia di Oristano e conservati nel Polo museale di Masullas. Infatti, «in paleontologia il concetto di specie aliena spesso non coincide con quello che comunemente si intende», dice Sanciu.
La presenza di fossili testimoni di un antico mare rappresenta un’incredibile opportunità per comprendere e apprezzare la ricchezza della storia naturale della Sardegna. Questo mare “diverso” potrebbe attrarre tanti turisti alla ricerca di qualcosa di alternativo: i reperti ci invitano a fare un viaggio nel tempo e a immergerci in un mare antico e affascinante che continua a svelare i suoi segreti.
Per opportuna informazione si ricorda che in Italia la raccolta di fossili non è consentita ed è disciplinata dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e successive modificazioni (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), mentre ammirarli esposti in un museo o in un geosito è ovviamente possibile.