Un oggetto può essere prezioso per la sua materia, per la sua rarità, per il legame affettivo che può assumere. Il Museo Sanna di Sassari apre le sue porte ad un grande evento espositivo di portata nazionale sugli ornamenti dalla preistoria all’Alto Medioevo.
Mercoledì 28 giugno 2023, alle 12:00, la Direzione Regionale Musei Sardegna inaugura presso il Museo Nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari, la mostra “La forma dell’oro. Storie di gioielli dall’Italia antica”, a cura di Massimo Osanna e Luana Toniolo.
I circa quattrocento oggetti esposti racconteranno le produzioni ornamentali nell’Italia peninsulare e in Sardegna dalla preistoria all’Alto Medioevo, seguendo un percorso tematico che si sviluppa in cinque sezioni.
Il progetto è frutto della collaborazione scientifica tra la DRM Sardegna e le Direzioni Regionali della Campania, Calabria, Molise, Marche, Puglia, Basilicata e il Parco archeologico di Pompei, realizzando così una vera e propria mostra del Sistema Museale Nazionale, che permette di mettere in luce le ricchezze e i tesori dei nostri musei. Sono infatti esposti reperti di grande importanza provenienti anche dai depositi e restaurati per l’occasione.
La mostra non si fermerà a Sassari ma, nello spirito del Sistema museale nazionale, viaggerà nelle altre DRM, permettendoci così un vero e proprio viaggio nella ricchezza culturale del nostro paese.
La mostra sarà visitabile fino al 7 gennaio 2024.
Agli albori dell’idea di gioiello: dalla materia all’idea
Il termine ornamento, per sua definizione, designa tutto ciò che, non avendo fini pratici e esigenze funzionali, conferisce bellezza ed eleganza ed è dotato di una valenza decorativa.
Fin dalla preistoria l’uomo ha sentito l’esigenza di adornarsi con materiali e oggetti di vario tipo e la nascita e l’evoluzione degli ornamenti va di pari passo con la storia del genere umano. Le ricerche archeologiche ci hanno restituito numerosi reperti classificabili come ornamenti differenti tra loro per tipologia, tecniche di lavorazione e provenienza dei materiali utilizzati.
Le prime forme di ornamento possono essere individuate nei cosiddetti objets trouvés del Paleolitico, pietre, conchiglie, denti, corna, che l’uomo ha semplicemente reso “indossabili” praticando dei fori.
Un oggetto può essere prezioso per la sua forma, per la sua rarità, per il legame affettivo che può rivestire. Ma sopra ogni cosa, la preziosità e il conseguente valore è dato dalla materia.
Al valore estetico dell’ornamento, si affiancava spesso una funzione connotativa del ruolo o della posizione all’interno del gruppo sociale di appartenenza.
La comparsa di materiali importati consente la loro definizione come beni di prestigio o segni esteriori di ricchezza o d’identità sociale. La qualità dei materiali può indicare un artigianato specializzato a cui può accompagnarsi una distribuzione anche ad ampio raggio.
Nella sezione saranno esposti le più antiche forme di ornamento: conchiglie, anelloni litici, pendagli, collane ed elementi per bracciali realizzati in pietra, osso, denti e ceramica. Apre questa sezione un interessantissimo copricapo realizzato con placchette di zanne di cinghiale degli inizi del II millennio a.C. da Nola (Museo Storico – Archeologico di Nola, DRM Campania).
Fenomenologia preziosa
Gli oggetti preziosi, come le loro materie prime, sono stati più volte oggetto di scambi costanti, aprendo grandi vie o rotte commerciali che hanno attraversato tanto il Mediterraneo quanto l’Europa. In alcuni casi sembrano essere lo specifico motivo del legame commerciale, in altri possono essere ritenuti prodotti secondari d’accompagno a merci di altro tipo, anche deperibili.
I preziosi rappresentano in entrambi i casi la testimonianza tangibile e durevole dell’esistenza di scambi a medio e ampio raggio, anche millenari, fra culture, idee e tecnologie diverse.
Già in età preistorica e protostorica la via dell’ambra rappresenta uno di questi transiti di lunghissima durata legati a una materia prima preziosa, diffusa capillarmente e che vede nella penisola italiana uno dei luoghi di più grande e capillare smistamento.
Sono tanti altri poi gli oggetti preziosi oggetto di scambio, come le giadeiti/pietre verdi, gli scarabei, le pietre dure e i pendenti fenici, le faience.
Un fenomeno di diffusione di oggetti e materie prime, che si lega però anche alla circolazione di idee, di modelli artistici, di iconografie, di culti e di mode, come la grande circolazione di monili egittizzanti in età romana imperiale.
Nella sezione saranno esposti oggetti rappresentativi di grandi circolazioni mediterranee ed europee con i relativi contesti in associazione come collane d’ambra dalle Marche e dalla Puglia.
Bello da vedere. Il gioiello come esibizione
Il gioiello è esibizione e indossare oggetti preziosi è sinonimo di potenziale economico. Il gioiello è quindi parte del linguaggio della vita in società ed è la figura femminile, deputata alla bellezza, a essere spesso la vetrina per questo tipo di esibizione. La donna assume il ruolo di rappresentante della ricchezza della famiglia, tanto in vita quanto al momento della morte. Dal corredo nuziale a quello funerario, gioielli e strumentario per la bellezza sono gli elementi rappresentativi della ricchezza esibita, che doveva essere completata da vesti, tessuti preziosi e decorazioni.
Un linguaggio dell’esibizione che si esprime in diversi modi. Un ruolo primario lo ha la vistosità di materie preziose come l’oro, ma la ricchezza può essere espressa anche tramite la moltiplicazione dei gioielli ben oltre la loro funzionalità specifica, come lo smisurato numero di fibule nei corredi funerari. Allo stesso modo l’ingigantimento degli ornamenti o delle loro parti più preziose, quali pendenti fuori misura, vaghi d’ambra di grandi dimensioni o pettorali ridondanti. Non solo la materia, ma anche la lavorazione, portata all’estremo, diventa sinonimo di sontuosità, come le rappresentazioni miniaturistiche realizzate a filigrana nelle oreficerie ellenistiche o le gemme intagliate con fini dettagli.
Il ruolo dell’esibizione assume maggiore rilevanza alla luce della necessità di emanare leges sumptuariae per contenere il fenomeno in età romana, con una evidente inefficacia, come dimostra la reiterazione delle promulgazioni e i magnifici esemplari di oreficerie giunti fino ad oggi.
Nella sezione sono esposti contesti rappresentativi dell’esibizione della ricchezza come parures estremamente ricche con perle e pietre preziose da Pompei, in un caso associate al calco di una fanciulla che le portava con sé cercando una via di fuga e corredi funerari celtici e ellenistici da Ancona.
La magia del gioiello, la magia e il gioiello
Spesso agli ornamenti rinvenuti nei contesti archeologici può essere riconosciuta una funzione magica, simbolica e propiziatoria, che permette di identificarli come amuleti. La loro efficacia poteva risiedere nella materia prima di cui erano composti, nella loro forma e nella presenza di particolari raffigurazioni ed iscrizioni. Può trattarsi di pietre, metalli, piante, animali, anche limitatamente ad alcune loro parti, o di oggetti appositamente confezionati, a cui è riconosciuto uno specifico potere. I primi amuleti erano talvolta delle semplici pietre, caratteristiche per forma, materia e colore, alle quali erano attribuite determinate qualità. Spesso sono le decorazioni astratte o figurate, ad indicare un preciso richiamo alle divinità a cui si chiede protezione, suggerendo un patrimonio di credenze religiose e ideologie funerarie condiviso dai gruppi sociali.
Tra gli amuleti, gli scarabei occupano un posto di prim’ordine nel Mediterraneo antico, proteggendo i vivi nella vita quotidiana e i defunti in quella ultraterrena. Esportati dall’Egitto, furono presto riprodotti e imitati da Fenici, Greci, Etruschi e Romani.
Il mondo punico adottò una serie nutrita e varia di amuleti in avorio, osso e altri materiali a cui era riconosciuto un valore scaramantico.
Anche in età Romana, la distinzione tra religione e magia non assunse mai contorni ben definiti e gli amuleti, a cui erano riconosciute proprietà profilattiche e terapeutiche, assunsero forme varie e complesse. Gli amuleti venivano impiegati anche e soprattutto per contrastare il fascinum, l’influenza negativa e nefasta.
Nella sezione sono esposti amuleti di forma, materia e colore differente, dall’età punica all’età romana.
Ornarsi per gli dei e per l’aldilà
L’ornamento e il gioiello investono diversi aspetti della vita e della società antica, fino a toccare la sfera oltre-umana e ultraterrena. Il gioiello può diventare offerta agli dei, se non addirittura commissionato per gli dei in forma concreta o riprodotto con materiali surrogati (come terracotta dipinta ecc.). Anche nelle rappresentazioni delle immagini divine, soprattutto per quelle femminili, il gioiello è uno degli attributi che completa la figura o incarna elementi simbolici che le sono propri.
Il gioiello accompagna spesso anche il defunto come ultimo omaggio, come corredo per il viaggio nell’aldilà, indossato per l’eternità. Non di rado nelle sepolture si assiste alla vera e propria creazione di un costume funerario. Sono i gesti del rito, la selezione degli oggetti, fino, in alcuni frangenti, alla creazione di gioielli di esclusivo utilizzo funerario.
Nella gestualità del rito il gioiello entra in gioco anche con rinnovate funzionalità: i drappi che raccolgono le ceneri dei defunti possono essere chiusi con fibule o spilloni, così come i sudari degli inumati.
Nella creazione dell’immagine del defunto, i gioielli concorrono a essere il veicolo dell’ultimo messaggio, con significati che non abbisognano di parole.
Nella sezione sono esposti materiali votivi, oggetti con immagini di divinità con gioielli e gioielli con rappresentazione dei simboli o degli attributi divini come i pinakes dal santuario di Eraclea in Basilicata e le terrecotte femminili dal santuario di Teanum Sidicinum in Campania.