S’intitola “Fabrizio De André / Vecchi, ladri, avvinazzati, assassini e ovviamente anarchici” il saggio di Silvia Sanna pubblicato da Maxottantotto Edizioni nell’estate 2022 in una nuova versione, aggiornata e impreziosita dalle illustrazioni di Simone Sanna: l’autrice, che alterna la scrittura all’insegnamento nella scuola primaria, traccia un vivido ritratto del cantautore genovese che ha eletto la Sardegna a sua seconda patria, ripercorrendo i momenti salienti della sua storia e analizzando i testi delle canzoni, autentiche poesie in musica, che spaziano dalla ballad all’invettiva, individuando i temi fondamentali e ricorrenti, le analogie e le evoluzioni, le sue ricerche e sperimentazioni e sottolineando il forte legame con l’Isola.
Un ideale viaggio tra parole e note, ricordi e emozioni nell’incontro in programma martedì 27 dicembre alle 17:30 nel foyer del Teatro Massimo di Cagliari, sotto le insegne di Legger_ezza 2022, il progetto di Promozione della Lettura a cura del CeDAC Sardegna in collaborazione con la Libreria Edumondo e con l’ARC di Cagliari con il patrocinio e il sostegno della Regione Sardegna: Silvia Sanna dialogherà con il giornalista Michele Pipia, svelando ispirazione e genesi del libro, l’interesse e la volontà di indagare, tra filologia e passione personale, la figura e l’opera di uno degli artisti più originali e significativi della cultura italiana del Novecento.
Giovedì 29 dicembre alle 18:30 la scrittrice sarà protagonista alla Libreria Koinè in via Roma 137 a Sassari in compagnia di Laura Fadda per raccontare l’idea iniziale e la realizzazione del libro, per un nuovo appuntamento con Legger_ezza 2022 dedicato al “cantore degli ultimi”.
Un omaggio al talento di Fabrizio De André, ma anche alla sua straordinaria umanità e profonda umiltà, all’ironia sottile e all’acutezza del suo sguardo, capace di cogliere la verità dietro l’apparenza, la bellezza nello squallore e nel degrado: un maestro che con antica e artigianale sapienza, avvalendosi di eccellenti collaboratori, ha saputo tradurre in canzoni questioni morali e politiche, capovolgendo la prospettiva e stravolgendo il senso comune per mettere in risalto e dare voce alle ragioni degli ultimi. Un repertorio vastissimo e per certi versi eterogeneo, per quella sua curiosità del mondo e camaleontica abilità di mutuare e far propri stili e linguaggi di epoche e civiltà differenti, imprimendo una sua cifra peculiare, con quel timbro inconfondibile (eppure così somigliante nel figlio Cristiano, divenuto anche lui artista di successo) e quella sua imprevedibile e spiazzante, a tratti urticante (nei confronti del potere), e comunque irresistibile sincerità.
Un moderno cantastorie, forse perfino suo malgrado dato il poco amore per i riflettori, con il dono di distillare note e comporre armonie perfette, di far vibrare le corde del cuore e istigare alla riflessione, di dar forma lirica all’indignazione e al disgusto per il malcostume, la corruzione e l’inganno, come di sedurre con incantevoli melodie. Un artista in cui la lucida coscienza e l’impegno si sposano alla delicatezza nell’affrontare situazioni scabrose e all’umorismo beffardo nel mettere l’accento sui vizi e le debolezze, sull’ipocrisia e la crudeltà di un mondo indifferente alla sofferenza delle persone più fragili e indifese, dei poveri e dei fanciulli, allo scandalo dell’innocenza violata e abusata, della negazione di diritti e della libertà.
Una voce libera – da schemi e pregiudizi – che in ogni canzone in modo differente riesce a suscitare emozioni, quasi a indurre l’ascoltatore se non a cambiare opinione a immedesimarsi di volta in volta in quei personaggi immaginari o reali, quasi a comprendere gli impulsi, gli atteggiamenti, gli errori e perfino i crimini, al di là del bene e del male. Le canzoni di Fabrizio De André hanno forgiato le menti e gli animi di più di una generazione, tra gli ideali anarchici e la necessità di un pensiero critico, per discernere il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto e non lasciarsi dominare o irretire dalla propaganda, insegnando invece quell’attenzione e quel rispetto indispensabili verso gli altri esseri umani. Nel riascoltarle riaffiora la temperie di un’Italia immersa e inevitabilmente coinvolta nelle rivoluzioni e nelle mutazioni culturali, politiche e sociali del ventesimo secolo, trasfigurate in partiture raffinate, pur nell’apparente semplicità, tra allegorie e metafore, racconti fantastici, allusioni e rivelazioni.
In quella discografia che si apre a ulteriori collaborazioni, con numerosi rimandi, difficile scegliere, oltre che difficile non innamorarsi di quel cantautore introverso, figlio prediletto, amato e stimato, di quella “sua” Sardegna in cui ha voluto e saputo perdonare anche l’indicibile, Silvia Sanna individua i fils rouges, come i Volti della Morte e i Volti dell’Amore, dall’arditezza dell’album “Tutti morimmo a stento”, che si apre con il “Cantico dei drogati”, alla struggente “Preghiera in Gennaio”, senza dimenticare “Geordie” e “La Ballata del Miche’”, alla riflessione sui disastri della guerra in “Fila la lana”, “La Ballata dell’Eroe” e “La guerra di Piero”, al dramma di “Andrea”, all’universo femminile con le figure emblematiche della Prostituta, della Madre e dell’Amata.
Focus sugli Echi Musicali e Letterari – da Aristofane a François Villon, da Cecco Angiolieri a Charles Baudelaire, dai Vangeli Apocrifi a Alvaro Mutis e Cesare Pavese, con un intero capitolo dedicato a Pier Paolo Pasolini, alla cui tragica fine è ispirata “Una storia sbagliata”, e un altro per “L’Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Master, tradotta da Fernanda Pivano, da cui trae spunto “Non al denaro non all’amore né al cielo”; e tra le fonti passate e future, Silvia Sanna aggiunge Lucrezio e Salvatore Niffoi – mentre i riferimenti più squisitamente musicali, come l’amato Georges Brassens, affiorano di volta in volta nei paragrafi dedicati alle singole canzoni. Infine, La Lingua Cantata, ovvero le lingue di volta in volta scelte da Fabrizio De André per dare forma alle sue poesie in musica, che testimoniano una attenzione particolare al lessico e agli accenti, alla forza evocativa, al ritmo e alle peculiarità di ciascuna, che si sposa con la capacità dell’artista di rimodularle in canto.
“Fabrizio De André / Vecchi, ladri, avvinazzati, assassini e ovviamente anarchici” è (anche) una galleria di personaggi e storie che corrispondono all’umanità variopinta, spesso dolente, mortificata e umiliata ma anche irridente e a suo modo seducente, cantata dall’artista ligure, sardo d’adozione ma è soprattutto un atto d’amore da parte dell’autrice che, scoperta la musica di Fabrizio De André grazie a un’insegnante, ne ha fatto l’oggetto di una tesi di laurea ora riproposta, in questa nuova versione, in forma di saggio, come spiega l’autrice nell’introduzione, con «la modesta ambizione di continuare a tenerne vivo il ricordo, di dare un contributo per colmare il grande vuoto che Faber ha lasciato, con un omaggio tanto all’opera del grande artista, quanto al notevole spessore umano di questo straordinario “cantore degli ultimi”».
Silvia Sanna (Sassari, 1981). Laureata in Lettere Moderne, è insegnante della scuola primaria. Tra le sue pubblicazioni: Fabrizio De André: storie, memorie ed echi letterari (Effepi Libri, 2009), 100 giorni sull’isola dei cassintegrati (Il Maestrale, 2010), Piciocus. Storie di ex bambini dell’isola che c’è (Caracò, 2011), Una bomber. Storie di donne che (s)calciano (Caracò 2012), Maestra del mio quor (Caracò, 2014).
L’ingresso è gratuito.