Tempio Pausania. Ci sono storie che vanno raccontate e quella di “In My Father’s House”, missione nella campagna a tre ore dalla capitale del Ghana, è una di quelle: hanno cercato di farlo, ognuno a modo proprio, tre volontari lì che si sono avvicendati tra il 19 dicembre 2022 e il 28 gennaio 2023.
Ma partiamo dall’inizio. Da Padre Giuseppe Rabbiosi che l’ha fondata arrivando a prendersi cura, oggi, di oltre un centinaio di bambini, molti dei quali orfani o abbandonati, e garantendo istruzione a 800 ragazzi dalle primarie fino alle scuole medie, mettendoli in condizione di costruirsi una vita. La missione si regge in gran parte sugli aiuti che arrivano dall’Italia. È cresciuta grazie al passaparola e a chi in questi anni è andato ad “accarezzarla con mano”.
Tra questi, Chiara Caliceti. “Il primo impatto è stato duro. Sono arrivata in una missione che pur avendo le zanzariere alle finestre non aveva l’acqua calda, il cibo era così diverso, gli orari scanditi dal sorgere e dal tramontare del sole e dalle campane. Ma è qui che ho trovato una storia: difficile, ma bellissima. Che richiede tempo per essere assorbita e compresa, soprattutto da chi come me si avvicinava per la prima volta al mondo del volontariato all’estero”, ricorda Chiara al ritorno. Da anni sognava un’esperienza come questa. “Solo chi ha il privilegio di viverla può comprendere il grande valore di un progetto che non vuole sradicare i bambini ma aiutarli a trovare “a casa” la propria strada, con l’onere e l’onore di contribuire alla crescita e al riscatto del proprio paese.”
Chiara è partita dopo aver scoperto il progetto di Gianluca Pellegrinelli, che l’ha preceduta alla missione. A bordo della sua Vespa Gianluca stava portando un messaggio di amore in giro per il mondo: “Vespup for Africa” il tour Italia – Ghana e ritorno. Un lungo viaggio in solitaria attraverso Francia, Spagna, Portogallo, Marocco, deserto del Sahara, Mauritania, Senegal, Gambia, Guinea, Guinea Bissau e Costa d’Avorio. Con l’obiettivo di promuovere la causa di In My Father’s House.
Contagiato dal loro entusiasmo, il fotografo Guido Samuel Frieri, urbinate di nascita e bolognese di adozione, ha deciso di raggiungerli ad Abor. Il suo mestiere è condividere storie, raccontare il mondo attraverso la sua macchina fotografica. Sguardi, espressioni e gesti, eternamente fissati nei suoi scatti, svelano persone le cui esistenze sono il riflesso della società moderna. “Ho trovato una missione speciale, felice. Una realtà dove la bellezza è sinonimo di coraggio e dignità. È stato bellissimo poter seguire questi bambini di cui ho cercato di trasmettere emozioni, paure, desideri”.


Frieri è riuscito nell’impresa di realizzare il reportage in tempo record, nel gennaio 2023. Nei suoi scatti i veri protagonisti sono loro, i bambini di Abor. Che vivono molto diversamente dai loro coetanei occidentali: senza smartphone, con pochi beni materiali – hanno i piatti ma non le posate – ma tanto altro. Se è vero che “ci vuole un villaggio per crescere un bambino”, qui accade davvero. Sono loro stessi il villaggio. Guidati dagli adulti, imparano a prendersi cura di sé in comunità. Condividono tutto ciò che hanno con gli altri. La messa di 2 ore abbondanti della domenica e le preghiere quotidiane (mattina e sera) sono per loro momenti di festa, scanditi da canti e balli. Fanno tutto assieme, dal sorgere al calare del sole, e sui loro volti non manca mai un sorriso. Sono bambini sereni, amati, protetti.
“Doveroso un ringraziamento a Bookolica – sottolinea Frieri – che ci permette di proseguire il tour del reportage. Un progetto che si è concretizzato molto rapidamente, visto che sono riuscito ad arrivare ad Abor solo il 19 gennaio e sono rientrato il 28. Di paesi e di bimbi sfortunati ne ho visti tanti e mi è stato subito chiaro che qui, seppur in un contesto difficile, ci fosse qualcosa di magico. L’incredibile alchimia del “Villaggio dei bambini felici”.
Le foto della mostra saranno accompagnate da un suggestivo tappeto fotografico con immagini che ritraggono bambini atti a smembrare oggetti elettronici all’interno di una delle discariche più grandi del mondo ad Agbogbloshie, nella periferia di Accra (capitale del Ghana) dove finiscono i rifiuti tecnologici e di abbigliamento della comunità europea e degli USA. Ogni invitato calpesterà così, involontariamente, una texture grafica e fotografica, per prendere coscienza della violazione dei diritti di questi bambini.
La mostra “Children of Ghana” sarà inaugurata lunedì 11 settembre alle 19:00 all’ex Convento degli Scolopi e visitabile fino al 24 settembre.