È un manoscritto incompiuto quello di “Cosima”, pubblicato per la prima volta nel 1936 sulla rivista Nuova Antologia poche settimane dopo la morte della sua autrice Grazia Deledda, ed è un documento prezioso, perché testimonia i primi, difficilissimi passi del percorso che porterà la giovane Cosima “quasi Grazia” -questo il titolo completo del manoscritto- a vincere il Premio Nobel per la Letteratura del 1926, seconda scrittrice al mondo dopo Selma Lagerlöf.
Osteggiata dalla famiglia borghese e patriarcale e, in generale, dall’ambiente che la circonda nella Nuoro della seconda metà dell’Ottocento, Cosima lotta per realizzare il sogno di diventare una scrittrice e racconta di ostacoli all’apparenza insormontabili e delusioni cocenti, che però non scalfiscono la sua tenacia e, anzi, alimentano il bisogno di scrivere, come atto di ribellione silenziosa, nascosta, costante; la Sardegna che appare “in trasparenza” dalla narrazione è terra ricca di simboli, che la scrittrice usa sapientemente per dare corpo al suo mondo letterario.
La riduzione del romanzo, edita da Editrice Taphros, si colloca nell’ambito delle iniziative per il 150° anniversario dalla nascita di Grazia Deledda, in occasione del quale le associazioni culturali del Centro Internazionale del Fumetto e La Fabbrica Illuminata di Cagliari hanno collaborato alla realizzazione del progetto editoriale. Il testo si basa sull’edizione critica del 2016 a cura del Professor Dino Manca, linguista e filologo dell’Università di Sassari, ed è arricchito, nella sua forma stampata, dalle illustrazioni di Gildo Atzori; la narrazione nell’audiolibro è affidata a Elena Pau, con la partecipazione straordinaria della cantante Elena Ledda, che firma le musiche insieme al compositore e polistrumentista Mauro Palmas.
Dopo la presentazione del libro, avvenuta lo scorso febbraio nel Polo bibliotecario Falzarego 35 a Cagliari, abbiamo rivolto alcune domande a Bepi Vigna, curatore del progetto, sceneggiatore e direttore del Centro Internazionale del Fumetto, e a Elena Pau, attrice e cantante, direttrice de La Fabbrica Illuminata e del Centro di Documentazione per lo Spettacolo Marco Parodi.
Bepi Vigna, perché nella vasta produzione di Grazia Deledda, è stato scelto proprio “Cosima” per questo progetto, che rappresenta una contaminazione tra i linguaggi artistici differenti?
Cosima ci è parsa l’opera che meglio rappresentasse la Deledda e il suo mondo. Si tratta di romanzo che ha una forte connotazione autobiografica, e noi volevamo sottolineare ciò che Grazia Deledda ha rappresentato con la sua esperienza artistica. Lei, infatti, è riuscita ad affermarsi in un periodo storico in cui, soprattutto per una ragazza di provincia, non era facile farsi strada. La sua affermazione internazionale, in qualche misura, rappresenta l’ingresso della Sardegna nella modernità.
Nella prefazione, si delinea un collegamento tra lo stile di Grazia Deledda e gli espedienti espressivi delle arti figurative. Come si colloca la Sardegna nella fioritura della società dell’immagine nella prima metà del Novecento?
All’inizio del secolo scorso, la Sardegna appare al mondo e lo fa mostrando soprattutto gli aspetti più esotici, primitivi e arcaici della sua cultura. Oltre alla Deledda, vi è una straordinaria fioritura di talenti soprattutto nella pittura e nelle arti grafiche. Questi artisti, insieme alla scrittrice, creano un’immagine precisa e riconoscibile dell’isola. Risalta soprattutto la dimensione fiabesca: l’ambiente sardo viene utilizzato per dare vita a un universo lirico entro cui si inquadrano figure ieratiche e personaggi che sembrano guidati da un’oscura fatalità.
La scelta dell’illustratore e artista visuale Gildo Atzori: quali tratti stilistici lo rendono particolarmente adatto a questo progetto?
Gildo Atzori ha iniziato da tempo una ricerca stilistica che guarda agli elementi naturali come veicolo di significati. Nell’ambito dell’illustrazione predilige uno stile realistico con una forte attenzione al dettaglio. Il suo tratto a china ci è sembrato particolarmente adatto a riprodurre le atmosfere del mondo di Grazia Deledda.
Elena Pau, qual è stato l’approccio al testo della Deledda per l’adattamento in forma di audiolibro? C’è un passo del testo che ritieni di particolare importanza e bellezza?
L’audiolibro ha uno scopo divulgativo, non esisteva una versione di “Cosima” in questa forma, dunque l’adattamento si prefigge di diffondere la conoscenza del testo in una forma agile, che permetta di ricordare facilmente i personaggi e l’intreccio. Il fatto che si tratti di un’autobiografia e che il testo sia incompleto contribuisce inoltre a mantenere vivo l’interesse dei lettori/ascoltatori, proiettandoli verso un finale aperto, che lascia spazio alla libertà di immaginazione. In generale, la verve narrativa di Grazia Deledda è estremamente efficace e evoca suggestioni che travalicano descrizioni e situazioni: tra i passi più significativi, quelli che descrivono i rapporti familiari, con personaggi estremamente forti, e la favola del muflone narrata dal servo Proto. Non a caso Gildo Atzori ha inserito un’illustrazione dedicata all’episodio, che evidentemente ha ispirato un linguaggio artistico diverso da quello della scrittura.
Ritieni che la formazione in ambito musicale ti abbia influenzata nel conferire il giusto ritmo alla narrazione?
Certamente, i tagli nel testo sono studiati affinché la narrazione offra una suggestione dal punto di vista emozionale, l’ascoltatore si affida alla voce rafforzata dalla musica, che è stata pensata in funzione del testo. La collaborazione con Elena Ledda, in questo senso, è stata preziosa: traspare una forte identità sarda, che si colloca nell’ambito della “world music”, con un respiro universale che non si ferma a una semplice lettura filologica.
La modernità di “Cosima”: pensi che questo testo possa essere utile, ancora oggi, alle giovani donne che provano a realizzarsi in ambiti lavorativi appannaggio degli uomini?
Le donne hanno iniziato la loro “corsa” in ritardo e purtroppo pagano ancora questo svantaggio. Grazia Deledda, con la sua caparbietà e il suo talento, ha riportato un grande successo di genere in una società fortemente patriarcale, dunque con la sua opera ha creato una staffetta importante, per le donne arrivate dopo di lei.