Di Sassari si parla spesso: lo fanno i sassaresi, per ricordare con pathos tempi passati e criticare – con molto meno pathos – l’operato della politica attuale. Lo ha fatto, in maniera più costruttiva, anche Carmen Pórtera, storica dell’arte e guida turistica catalana, che nella cittadina turritana è approdata nel 2010. “Sassari è una bellissima città, ha scorci meravigliosi e un centro storico dall’indiscutibile fascino”, pensa Carmen e, da questa convinzione, nasce l’idea, nel 2013, di lavorare a una guida turistica su Sassari e il suo territorio comunale. Nasce così “Sassari con la testa in su” (edizioni StreetLib, 2020), un manuale di oltre 300 pagine che racchiude storia, tradizioni e monumenti di una città da scoprire e apprezzare.
Il libro è stato presentato venerdì scorso nel salotto delle Messaggerie Sarde; l’incontro è stato moderato da Eugenio Cossu. È stata l’occasione per discutere su temi riguardanti Sassari e i sassaresi di ieri e di oggi, dove un pubblico estremamente partecipe non si è limitato ad assistere ma si è reso coprotagonista di un dibattito/confronto sulle tante questioni aperte nella gestione della città e sui sentimenti contrastanti che dimorano in chi la vive quotidianamente. L’ironia di Eugenio Cossu si è ben sposata con la simpatia di Carmen Pórtera, creando un’atmosfera piacevole e molto familiare. Abbiamo fatto qualche domanda all’autrice, che ci ha spiegato l’origine e lo scopo di questa sua guida.
Carmen, come è nata l’idea di scrivere una guida sulla città di Sassari?
Posso dire che, la prima cosa che ho fatto quando sono arrivata a Sassari, è stata quella di passeggiare: mi sono persa nelle strade di questa città. All’epoca, gli amici sassaresi che frequentavo, si lamentavano spesso, dicendo che Sassari era una città brutta, che non aveva niente da offrire. Io invece vedevo interessanti scorci, piazzette, palazzi. Non mi sembrava ci fosse niente da sfregiare (nota: Carmen utilizza un’espressione derivante dallo spagnolo o dal catalano, intendendo “da denigrare”. Sfregiare, nonostante in italiano abbia un significato diverso, suona comunque adeguato per via dell’assonanza con “sfregio”). Girando per le librerie, e cercando qualche libro che parlasse di Sassari, mi sono accorta che non c’era assolutamente niente.
Volendo conoscere meglio la città, ho quindi visitato più monumenti possibili, anche in particolari eventi dove venivano mostrati al pubblico palazzi solitamente chiusi; ho raccolto così diverse informazioni che mi sono servite per costruire il libro. Ho aggiunto una sezione riguardante le edicole votive che costituiscono un arredamento urbano, questo per parlare non solo dell’arte maggiore, ma anche delle arti minori che fanno parte del patrimonio culturale della città.
Come hai scelto gli argomenti e impostato il manuale?
Ho cominciato a raccogliere volantini e dépliant in giro per la città, ho consultato guide turistiche della Sardegna, notando che a Sassari era dedicato uno spazio limitato, di un paio di pagine. Ammirando che c’era tanto patrimonio, sono andata in biblioteca per informarmi, per leggere, ci sono stati amici che mi hanno prestato dei libri, altri li ho comprati… ecco: da tutto questo materiale è nato il libro.
Qual era lo scopo di questa pubblicazione?
L’intento era quello di far riscoprire lo spirito sassarese, l’amore per questa città, non soltanto ai suoi abitanti ma anche a chi viene da fuori. A volte mi sono sentita chiedere “Ma dov’è Sassari?”, questo da un italiano! È un libro per tutti, per chi abita a Sassari e per i turisti, ha un duplice scopo.
La cosa più particolare che hai scoperto durante le tue passeggiate?
Ho scoperto un punto, un incrocio che mi piace moltissimo, soprattutto in primavera: si trova tra il Comune e il Duomo di San Nicola, dove c’è il campanile e, a fianco, una casa con delle arcate e un’intera parete ricoperta da Bougainvillea. Passeggiando per le vie, ho scoperto una maschera sarda, però era una finestra! Questo in via Capo D’Oro. Sono i piccoli dettagli ad attirare la mia attenzione. Il centro storico è la parte che preferisco, dove vivo attualmente, insieme a quella del Liberty (quartiere di Cappuccini).