Che cosa c’è di meglio che mettere il talento al servizio della propria passione? Nulla. Ma se si riesce a farlo con una punta di leggerezza senza prendersi troppo sul serio, il connubio dà vita a un incastro di intenti davvero perfetto. E se ci si rende conto che le passioni sono due di eguale importanza, con l’intrecciarle si esprime la propria creatività in totale appagamento.
Politicamente scorretto, dall’idioletto sconfinato e un agrodolce cinismo, Antonio Cabras è un geniale fumettista policromo che dalle dolci colline di Sorso diffonde, tramite Facebook, uno black humor davvero tagliente (pagina ufficiale @antoniocabrasart) in modalità piuttosto varie: immediati quadri unici alla Forattini, narrazione in più tavole, strips di veloce fruizione, con cui racconta stralci di vita quotidiana, desideri malinconici di un mondo diverso, personalissimi punti di vista sulla politica e la religione (smetterebbe di essere ateo, se scoprisse che il Padre Eterno è in realtà Bud Spencer). A solleticare risate molto amare per esempio gli acidissimi quadri dell’album PoliticaMente, dove gli attori della politica sono dei pupazzi ridicoli e i critici dei voltagabbana (Travaglio indossa una maschera di Paperino per non commentare la piega presa dal Governo), e gli italiani niente altro ormai che degli zombie impreparati a qualsiasi distinguo e letteralmente rincitrulliti dai media, che si commuovono guardando Edward Mani di Forbice piuttosto che nel vedere un bambino che muore di inedia.
Molto crudo. Di certo non le manda a dire.
In senso più ampio, l’accusa verso la contemporaneità è un po’ il filo conduttore di molti suoi lavori, e come dice lui stesso: “credo che ogni mia opera sia impregnata delle mie nostalgie del passato e della diffidenza verso il futuro, che racconto in modo grottesco e sarcastico in modo che fra una risata e l’altra “passi” il mio messaggio pessimistico”. Ma questa non è una mancanza di slancio verso il futuro, tutt’altro, è piuttosto una malinconia per le cose autentiche, a tratti innocenti. Una visione che impregna soprattutto l’approccio alla sua seconda passione: le auto. “Oggi le macchine sono più o meno tutte minacciose aggressive ed enormi, ma al tempo (erano gli anni Ottanta) ogni auto aveva la sua personalità. Magari era brutta, pure bruttissima, ma c’era vita in loro.” Antonio si sposta con una 2CV che non sostituirebbe nemmeno se gli si polverizzasse attorno. Auto così amata che risulta presente in molti suoi disegni, in ambientazioni più o meno serie (esilaranti le vessazioni di una gang di piccioni incontinenti alla quale renderebbe volentieri pan per focaccia).
Morbosamente attento ai dettagli, riesce a disegnare eccellenti fermo-immagine di rocambolesche avventure automobilistiche (consiglio vivamente di andare a vedere La Chasse o il bellissimo step by step di Another Green World): quadri immediati realizzati rigorosamente a mano con china, colori e pennelli. La minuzia dei particolari riporta ai panorami di Jacovitti, ma con un dinamismo d’antan tra André Franquin e Monkey Punch. Tutti nomi incastonati nella struttura maestra di ispirazione che porta il gigantesco nome di Hayao Miyazaki.
Quello per i motori è un amore talmente radicato nel profondo che Antonio dedica inoltre gran parte del tempo a riprodurre fedelmente qualsiasi modello automobilistico gli venga richiesto (produzione ironicamente definita Cose Molto Autistiche); questa complessità di attività ha richiesto una schematizzazione interiore che l’artista ha risolto così: “Ho cercato di diversificare la mia produzione come se fossi un’azienda automobilistica. I ritratti dipinti a tempera rappresentano il prodotto di lusso: li faccio su ordinazione, e li spedisco ai clienti. I fumetti colorati a tempera ed acquerello rappresentano un prodotto meno di nicchia ma che richiede sempre un certo tempo di realizzazione, diciamo medio-alto. Le vignette in bianco e nero, in genere satiriche, sono il prodotto “popolare” che schizzo, fotografo e posto su Facebook nel tempo massimo di mezz’ora. Non è un Guinness ma poco ci manca. Le auto soddisfano la parte di me più perversamente pignola, quella che esige la precisione più assoluta; le vignette invece mi danno un tipo di soddisfazione diversa, quella veramente impagabile di fare ridere la gente.”
Un altro album fenomenale da tenere d’occhio è quello della rubrica Ad Anto Piace, serie di biografie semiserie su cose serissime, ove il soggetto può essere sia una persona/personaggio che una macchina (presenti due tavole perfino sulla città di Sassari). Qui Antonio Cabras sfoggia una piacevolissima narrazione, dimostrando che non è solo un artista da istantanee ed anzi lasciando una sorta d’appetito per eventuali lavori futuri più complessi e articolati.
A questo proposito è d’obbligo ricordare le illustrazioni sulla vita di Antonio Gramsci, che gli hanno regalato la vittoria al concorso “Gramsci, la vita e le opere” indetto dal Comune di Ghilarza due anni fa, e pubblicate nell’antologia a fumetti curata da Sandru Dessì, Antonio Gramsci – La vita e il Pensiero. Sette tavole magnifiche da leggere in un fiato, adatte anche a un pubblico di giovanissimi.
Quest’opera non solo è portatrice di un chiaro valore oggettivo per come approccia le vicissitudini del pensatore, ricca di patos, estremamente sintetica ma pregna: porta con sé anche un grande valore personale, perché ha segnato la svolta nella produzione di Antonio, che da praticante avvocato ha deciso di utilizzare la scrivania come base su cui disegnare nuovi mondi e dare voce alla propria intelligenza di individuo autentico.