Mi capita spesso di fare laboratori di scrittura con i ragazzi, ma quelli con i bambini sono i più belli in assoluto. Disegno un punto di gesso sulla lavagna e li lascio scrivere una storia. Da quel cerchio bianco escono fuori grotte con maghi, supereroi straordinari, qualcuno legge nella mente, un altro spara con gli occhi. E tutti, tutti i bambini, mi chiedono se mi piaccia il racconto che hanno immaginato.
Mi piace il racconto, non l’immaginazione. Di più: l’immaginazione, per me, non esiste. Quei supereroi fantasmagorici e buona parte dei mostri e delle comparse che leggo nei loro testi, li vedono quasi ogni giorno alla televisione, e ogni cartone animato racconta un punto di vista diverso, una quotidianità di uno o più protagonisti creati per riprodurre, o scompaginare, la realtà. Come pure il racconto, che non è di certo stato scritto partendo dal nulla, ma funge da metafora, come una sorta di filtro per il mondo di oggi, come i film d’animazione.
Neanche i sogni vengono immaginati, ma hanno costanti riferimenti, inconsci o meno, alle nostre paure, alle nostre sicurezze e alle nostre vicende.
Se consideriamo l’immaginazione come invenzione e creazione dal nulla della mente, allora non è mai esistita e mai esisterà.
La questione la riduco ai minimi termini con i più piccoli e, a questo punto, un bambino col grembiule alza la mano e chiede come facciamo a raccontare. Qualcuno più grande, alle medie, con lungimiranza, mi chiede come possiamo vivere senza questa.
È possibilissimo, rispondo.
La realtà è totalmente indifferente all’uomo. Esiste con o senza di lui. Non importa se lui la modifica, se la considera, se la vive o meno. C’è e basta.
Ma c’è anche l’uomo e l’uomo ha qualcosa che la realtà non ha: la fantasia, la capacità assoluta di filtrare la realtà, di rielaborarla. Due persone che si avvicinano sedute su un muretto diventano due ragazzi che stanno per baciarsi ma ancora non sanno se farlo. Una donna anziana che si porta le mani al viso inizia a piangere perché ha paura di morire. Una frase che ci ha colpito tenta di inserirsi nei nostri discorsi o di sfuggire, perché la sentiamo troppo nostra e, ripensandola, ci conosceremmo troppo. Un cartone animato penetra nella mente di un bambino che ha meno anni delle dita delle mani.
La realtà esiste, l’uomo pure. La fantasia dà a quest’ultimo la possibilità di rielaborarla. È la fantasia a farci percepire le emozioni, è lei che ne crea delle nuove, è lei che crea un piccolo mondo interiore dove ci rifugiamo quando abbiamo paura del fuori.
La fantasia è tutto ciò che abbiamo. Se non esistesse, tutto sarebbe come bolle che non si incontrano mai. La realtà un tutt’uno a sé di leggi e fenomeni e l’uomo un cumulo di sangue e nervi.