I giochi, che siano da console o da computer o da altri dispositivi, sono un prodotto culturale di massa oggigiorno. Ovvero costituiscono parte della routine dei giovani e non solo, fanno parte del patrimonio di una società e sono sempre più popolari. Non è un caso che nascano piattaforme ad hoc per gli appassionati e i professionisti di settore. Insomma, il gioco è un divertimento ma prima di arrivare al prodotto finale c’è un lavoro dietro che non lascia spazio ad incertezze, dubbi, errori. Insomma, i margini di manovra sono ampi e i dettagli da limare profondi: ne va del prodotto finale stesso. Onore ed oneri delle software house, le case produttrici di giochi.
Che cosa è una software house?
Con il termine software house si intende alla lettera la casa madre in cui nascono le idee che poi portano alla realizzazione di un gioco. Un’azienda che ruota attorno a determinati prodotti, realizzati in team e rivolti ad un target di giocatori. Mission e vision di ogni software house è, infatti, la soddisfazione dei giocatori. Unici giudici che decretano successi o insuccessi di un titolo, specialmente quando questo titolo ha una storia alle spalle. Le software house sono alla base dell’industria dell’intrattenimento e sono le officine senza le quali tutta la filiera non potrebbe non solo partire ma funzionare.
Come lavora una software house di giochi?
Per realizzare prodotti come Uncharted, Halo Infinite o Book of Ra Magic c’è dunque bisogno di una software house alle spalle, che si chiami essa Ubisoft o Novomatic poco importa. E dunque sorge spontaneo porsi una serie di domande. La prima – la più importante: come lavora una software house? Difficile rispondere in poche parole. Una casa produttrice di giochi è il risultato di una serie di ingranaggi che vanno rodati prima di essere inseriti all’interno di un unico mosaico.
Non si parla solo di tecnici, o di grafici. Ma anche di scrittori, esperti di musiche e suoni, esperti di moda e fashion, esperti di arte e archeologia. Insomma, figure flessibili e multiculturali che servono per realizzare il gioco che si ha in mente.
Si parte, generalmente, proprio da qui. La bozza del gioco è sempre la scrittura: e quindi trama, azioni, dialoghi, scenari. Tutta una premessa per quella che è poi la parte meramente tecnica: spazio alla grafica, al suono, alle riprese – queste ultime particolarmente importanti con la tecnologia che ha dato un grosso contributo negli ultimi anni, prima con l’HD poi col 4K. Sono fasi di programmazione, pianificazione, strategia. Poi si passa all’assembrare il tutto e quindi nella parte più complicata: il gioco viene collaudato e provato, corretto se presenta delle sbavature ed integrato se presenta degli spazi “vuoti”. Fino alla fine, e cioè fino al momento della distribuzione negli store, fisici e digitali, l’attenzione è massima e la cura maniacale. Così si mette in moto l’industria dell’intrattenimento videoludico: i titoli, prima di essere gustati, passano per fasi di gestazione che possono essere anche lunghe ma per le quali, forse, vale la pena aspettare.