Tra poche ore avrà inizio la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Un’Olimpiade rimandata di un anno e ferita dalla pandemia che quest’anno rinasce ancora più forte. Sono infatti tante le novità e le curiosità di questa edizione.
Prima tra tutte il fatto che si tratta solo della terza volta che le Olimpiadi vengono rimandate per motivi straordinari. Nelle altre due occasioni le cause sono state le due guerre mondiali, in questa una pandemia globale. Quest’anno, inoltre, sarà presente il “Refugee Olympic Team”, una squadra fortemente voluta dal Presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), Thomas Bach. Si tratta di ben ventinove atleti scappati per ragioni differenti dai loro Paesi di origine, tra cui Afghanistan, Siria, Sudan, Eritrea, Congo, Iran, Venezuela e Camerun, che hanno trovato accoglienza e ospitalità in altre Nazioni. Come dichiarato da Bach, sono stati selezionati diversi candidati “per dare un segno di speranza a tutti i rifugiati, richiedenti asilo politico e sfollati del mondo che si trovano in situazioni di disagio”.
Alle Olimpiadi di Tokyo, inoltre, per la prima volta nella storia gareggerà un’atleta transgender. È Laurel Hubbard, quarantatreenne neozelandese e sollevatrice di pesi che vinse già in passato alcuni titoli quando ancora era un uomo. Un’altra protagonista che, in qualità di italiani, ci riempie di orgoglio è la campionessa di pallavolo Paola Egonu, scelta dal CIO come portabandiera del simbolo olimpico insieme ad altri cinque atleti.
Nonostante i Giochi Olimpici moderni si svolgano da più di un secolo, edizione dopo edizione continuano a subire svariate modifiche. Accade spesso, ad esempio, che vengano aggiunte o eliminate alcune discipline sportive. La manifestazione di Tokyo vanterà un record di ben 33 diverse tipologie di sport, tra le quali cinque nuove discipline: baseball, karate, softball, arrampicata e skateboard.
Nel corso del tempo sono stati tanti e netti i cambiamenti a cui le Olimpiadi sono state soggette. Basti pensare che i primissimi Giochi Olimpici si tennero addirittura nel 776 a.C. in Grecia e che prevedevano solo alcuni generi di corse podistiche alle quali poi si aggiunse la disciplina del pugilato e quella della lotta. Il nome “Olimpiadi” deriva proprio dal nome della città greca in cui vennero organizzati i primi giochi: Olimpia. Le competizioni sportive avevano anche un’importanza a livello religioso, si svolgevano infatti in onore di Zeus e per l’intera durata dei giochi era obbligatoria la sospensione di tutte le guerre in tutto il territorio greco.
Nel IV secolo d.C., tutte le feste pagane furono abolite dall’imperatore Teodosio I e tra queste anche le Olimpiadi. Vennero poi riabilitate circa 1500 anni dopo. I primi Giochi Olimpici moderni furono quelli del 1896 e si tennero ad Atene. La prima edizione della modernità fu un grande successo. Parteciparono 250 atleti e per anni fu ricordato come il più grande evento sportivo mai organizzato in precedenza.
Dal 1912 e fino al 1948 anche gli artisti erano protagonisti dei Giochi Olimpici. Pittori, architetti, musicisti e scultori gareggiavano per le medaglie nelle rispettive discipline. Non tutti però potevano partecipare alle competizioni. Le donne, ad esempio, sono state ammesse soltanto a partire dal 1900. Prima di allora non potevano prenderne parte neanche come semplici spettatrici. Tutta la manifestazione era riservata esclusivamente agli uomini, come da tradizione greca. Bisognerà poi aspettare il 1936 per vedere le donne riconosciute come vere e proprie atlete e addirittura il 1996 per vedere le prime donne di religione musulmana partecipare ai giochi. Le Olimpiadi di Londra del 2012 sono stati i primi Giochi Olimpici in cui tutti i Paesi partecipanti hanno mandato atlete donne.
Anche i simboli delle Olimpiadi che conosciamo risalgono ai primi anni del 1900. I cinque anelli intrecciati su fondo bianco furono ideati dal Barone Pierre de Coubertin, co-fondatore dei moderni Giochi Olimpici. Rappresentano i cinque continenti abitati del mondo e i colori dei cerchi (blu, nero, rosso, verde e giallo), insieme al bianco dello sfondo, raffigurano i colori utilizzati in tutte le bandiere del mondo. Con questa immagine il Barone intendeva sottolineare lo spirito di fratellanza che doveva contraddistinguere la manifestazione sportiva.
De Coubertin fu anche artefice, insieme a Henri Didon, del motto olimpico ufficiale. L’espressione latina “Citius, Altius, Fortius – Communiter” che significa “Più veloce, più in alto, più forte – Insieme”. E anche della frase simbolo della grande manifestazione sportiva che è ormai entrata nell’uso comune: “La cosa importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale nella vita non è conquistare ma combattere bene”.