Una voce potente e un’anima fragile. Questa era Amy Winehouse, la cantautrice inglese, regina del soul bianco, morta a soli 27 anni esattamente 10 anni fa, il 23 luglio del 2011, afflitta da quel male di vivere a cui ormai si era arresa. “Non avrei mai pensato di diventare famosa”, raccontava la cantante agli inizi della sua carriera.
Amy Jade Winehouse, classe 1983, nata in Inghilterra da una famiglia ebraica e con uno spirito ribelle fin dall’infanzia, si avvicinò alla musica all’età di dieci anni, quando fondò un gruppo rap amatoriale, gli “Sweet ‘n’ Sour”, mentre a 13 anni cominciò a suonare la chitarra. Cantò per la prima volta da professionista nel 1999 quando entrò alla National Youth Jazz Orchestra e nel 2002, a soli 19 anni, firmò il suo primo contratto con una casa discografica, la Island/Universal, grazie al suo grande amico Tyler James che mandò una sua breve registrazione ad un talent scout.
Nel 2003 pubblicò “Frank”, il suo album d’esordio, già con uno stile jazz, composto da due cover e diverse canzoni inedite scritte in parte dalla stessa Amy. Fu un successo, l’album vinse due dischi di platino vendendo un milione e mezzo di copie e la voce della Winehouse fu paragonata a quella di Macy Gray.
Ma il successo mondiale per l’artista arrivò nel 2006 quando pubblicò il suo secondo album, “Back to Black”, che in poche settimane si classificò al primo posto della Official Albums Chart e al settimo posto della classifica americana. Il singolo che portò l’album al successo fu “Rehab”, diventato poi un tormentone a livello mondiale e che parlava del rifiuto della cantante di disintossicarsi dall’alcol.
Nel 2008 Amy Winehouse vinse cinque Grammy Award: tre per la canzone Rehab, uno come Best New Artist e uno per l’album Back to Black. Solo altre quattro cantanti fino a quel momento avevano ottenuto così tanti premi in un anno, tra cui Alicia Keys e Beyoncé.
Sempre nel 2008 la cantante entrò in cura per i suoi problemi legati alla dipendenza dall’alcol e dalle droghe. Durante la sua riabilitazione lavorò per la pubblicazione del suo terzo disco, ma non fece in tempo a pubblicarlo e uscì postumo nel dicembre del 2011. L’artista fu infatti trovata morta alle 15:53 del 23 luglio del 2011 nella sua casa a Camden Square, a Londra, uccisa da un mix di droghe e alcol in cui cercava di affogare il suo dolore.
Aveva 27 anni, un’età infausta per molte star, una maledizione che aveva già colpito anche altri grandi artisti. Tra il 1969 e il 1971 morirono infatti prematuramente, a soli 27 anni, anche il fondatore dei Rolling Stones, Brian Jones, il chitarrista Jimi Hendrix, la cantante soul Janis Joplin e il leader dei The Doors, Jim Morrison. Inizialmente questa fu vista come una coincidenza, ma nel 1994 con la morte, sempre all’età di 27 anni, del leader dei Nirvana, Kurt Cobain, si iniziò ad utilizzare l’espressione “Club 27”. Ad essi vennero poi affiancati altri artisti morti prima o dopo, tra cui Amy Winehouse. Altro tratto comune erano i problemi che affliggevano questi personaggi, considerati come cause o concause della loro morte, in particolare la depressione sfociata poi nell’alcolismo o nell’abuso di droghe.
A dieci anni dalla sua morte, Amy Winehouse continua a rimanere indimenticabile. In occasione di questo anniversario, il secondo canale della BBC ha realizzato il documentario “Amy Winehouse: 10 Years Old” in cui la madre della cantante, Jane Winehouse Collins, e il suo patrigno, Richard Collins, hanno deciso di raccontare chi fosse davvero Amy Winehouse e le ultime parole che gli disse il giorno prima, l’ultima volta che la videro.
Sempre per il decimo anniversario, un altro docufilm, della durata di 60 minuti, è stato prodotto da MTV, che lo trasmetterà in anteprima sulle reti MTV di tutto il mondo proprio il 23 luglio. Il titolo è “Amy Winehouse & Me: Dionne’s Story”, dove l’amica e figlioccia della star, Dionne Bromfield, racconta molti aneddoti personali. “Spero che questo documentario mostri Amy come qualcosa di più di una persona alle prese con la dipendenza e mostri invece la persona straordinaria che era la mia madrina”, ha affermato proprio la Bromfield.
Intanto, è già disponibile in tutte le librerie d’Italia dal 9 luglio “La mia Amy”, un libro scritto, per Hoepli, dal migliore amico della cantante, Tyler James, colui che meglio la conosceva al mondo e che dice: “Amy era una forza della natura, esilarante e intransigente, impegnata a prendersi cura degli altri. – E ancora – Odiava essere famosa. Non accettava la fama, che era come una prigione, avevamo spesso lunghe discussioni notturne su questo argomento. Lei cercava il modo di sottrarsi a tutto quello che la fama comportava, voleva evitarla, desiderava trovare un modo di fuggire, perché nella vita c’è molto di più. Lei era semplicemente innamorata della musica, una musicista, una vera artista, come ormai se ne vedono poche”.
E forse, il ricordo e l’affetto che ancora circondano Amy Winehouse, a dieci anni dalla sua scomparsa, danno la certezza di come, proprio il suo talento e l’amore per la musica, l’abbiano portata a diventare una cantante eterna.