È forse la serie più attesa degli ultimi anni e finalmente, dopo un lungo stillicidio di indizi che hanno suscitato le ipotesi più fantasiose, ne è stato rivelato il titolo, in un emozionante teaser rilasciato lo scorso 19 gennaio: Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere debutterà su Amazon Prime Video il prossimo 2 settembre, con i primi due episodi diretti da J.A. Bayona.
Appena 60 secondi, dunque, in cui il titolo della serie, pianificata per 5 stagioni con un budget di 465 milioni di dollari, prende forma tra le profondità di quello che appare come un canyon immerso nella nebbia e che invece, con l’allargarsi dell’inquadratura, si rivela essere un intaglio su una superficie di legno rossastro. I solchi pian piano si riempiono di metallo incandescente, simile a lava, mentre una voce femminile recita alcuni dei versi incisi sull’Unico Anello, ben noti a chi abbia familiarità con il mondo tolkieniano: “Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo / Sette ai Principi dei Nani nell’Aule di pietra / Nove agli Uomini Mortali dal fato crudele / Uno al Nero Sire sul suo trono tetro / Nella Terra di Mordor, dove le Ombre si celano”[1]; un’onda d’acqua fa solidificare il metallo fuso e il titolo si va a comporre con lettere color argento minutamente incise di caratteri elfici, mentre la musica sfuma sul logo di Prime Video.
Il teaser e le dichiarazioni degli showrunner J.D. Payne e Patrick McKay, dunque, confermano che la serie sarà ambientata nella Seconda Era (circa 5000 anni prima degli eventi narrati nella trilogia dei romanzi, che si svolgono nella Terza Era) e racconterà della forgiatura degli Anelli e dell’ascesa di Sauron, del Regno di Númenor e dell’Ultima Battaglia che ha visto Elfi e Uomini uniti contro l’esercito dell’Oscuro Signore.
Una collocazione cronologica certa, dunque, dopo la pubblicazione in 4 differenti passaggi della mappa raffigurante le terre teatro della vicenda e la diffusione del fotogramma rilasciato lo scorso agosto, che aveva fatto pensare a un’era più remota del mondo tolkieniano, gli Anni degli Alberi; l’immagine infatti rappresenta il Regno di Valinor e la sua capitale Valmar, nelle Terre Immortali, e mostra i mitici alberi Telperion e Laurelin, da cui si originano la Luna e il Sole. Una figura di spalle, vestita di bianco, scruta l’orizzonte, ma riguardo la sua identità le ipotesi sono ancora numerose; potrebbe trattarsi di Yavanna, una Valië, entità che ha creato gli alberi di Valinor, ma anche dell’elfa Galadriel, che all’epoca era già nata: questo amatissimo personaggio, interpretato nella trilogia cinematografica da Cate Blanchett, è l’unico la cui presenza nella serie è stata confermata dalla produzione e con ogni probabilità costituirà il collegamento più immediato alle vicende raccontate nella trilogia dell’Anello.
Non a caso la voce femminile fuori campo, scelta per recitare i versi incisi sull’Unico Anello nel teaser, è proprio quella di Morfydd Clark, l’attrice che interpreterà la giovane Galadriel, così come nel primo film della trilogia diretta da Peter Jackson è Galadriel a introdurre gli spettatori alle vicende legate alla forgiatura dell’Anello e ambientate proprio in quel passato dimenticato che la serie promette di raccontare.
È dunque evidente, da parte degli Amazon Studios, la volontà di presentare la Seconda Era creando una continuità narrativa e stilistica con i film di Peter Jackson; concept artist della serie, non a caso, è l’illustratore John Howe, già coinvolto nella trilogia cinematografica, mentre in un commento prontamente rimosso da Instagram, Prime Video avrebbe confermato che il tema musicale del teaser è stato composto da Howard Shore, premio Oscar per la colonna sonora de La Compagnia dell’Anello e Il ritorno del Re, dato finora solo in trattative.
Del resto, creare una frattura con la trilogia, che ormai è entrata nell’immaginario collettivo e gode ancora di enorme successo (per i 20 anni dall’uscita del primo capitolo i film sono stati riproposti in 4K nelle sale cinematografiche), sarebbe un clamoroso autogol da parte degli Amazon Studios, che stando alle indiscrezioni hanno scelto di girare le scene di un’epocale battaglia in Nuova Zelanda, eletta a Terra di Mezzo proprio da Peter Jackson, affidandone gli effetti speciali alla Weta Workshop, fondata tra gli altri dallo stesso Jackson, e creando così un continuum con le battaglie più spettacolari dei film, l’assedio al Fosso di Helm e alla città di Gondor.
Se da una parte, dunque, la volontà di “far sentire il pubblico a casa” appare evidente, dall’altra la serie sembra aprirsi alle mutate esigenze e tendenze che caratterizzano le narrazioni seriali e cinematografiche più recenti, improntate al multiculturalismo e all’inclusione. A tale proposito hanno fatto molto discutere le dichiarazioni di Lenny Henry, attore di origini giamaicane che in un’intervista alla BBC Radio 4 ha rivelato di interpretare nella serie il primo hobbit di colore, appartenente alla tribù dei Pelopiedi (Harfoots); la questione ha fatto insorgere alcuni puristi dell’opera tolkieniana, secondo i quali i Pelopiedi, pur essendo definiti da Tolkien più scuri di carnagione o “abbronzati” rispetto alle altre famiglie hobbit, gli Sturoi e i Paloidi, non potrebbero essere assolutamente di colore. Dal canto suo Lenny Henry si è dichiarato felicissimo di prendere parte a un progetto multiculturale, con etnie asiatiche e māori coinvolte, ed è sufficiente scorrere il profilo Instagram della serie LotronPrime, in cui sono stati presentati attori e attrici coinvolti nello show, per scoprire il cast multietnico chiamato a rappresentare la varietà dei popoli della Terra di Mezzo.
Insieme al teaser, Prime Video ha rilasciato un video di circa 15 secondi, in cui il titolo della serie scorre tradotto in differenti lingue, per terminare con l’idioma elfico Sindarin: questo dettaglio, insieme alla cura dimostrata dai primi, importanti indizi trapelati, ha ben impressionato anche i più severi tra gli appassionati dell’opera di J.R.R. Tolkien; in attesa di ulteriori rivelazioni, che certamente non mancheranno da qui a settembre, sembra proprio che un nuovo viaggio nella Terra di Mezzo sia cominciato nell’Era dello streaming, tra tweet e repost che solleticano curiosità e immaginazione.
[1] Traduzione di Ottavio Fatica (La Compagnia dell’Anello, ed. Bompiani 2019)