Direttamente dai variegati universi di alcuni tra i più famosi e amati videogiochi è arrivata su Prime Video la prima parte di una serie d’animazione che non solo sorprenderà i gamer più incalliti, ma offrirà ai neofiti di questa forma di intrattenimento, così come a coloro che diffidano di essa, la possibilità di comprenderne il fascino e le infinite applicazioni.
“Secret Level” è una serie antologica in 15 episodi, creata dal produttore e regista Tim Miller; forte del successo di “Love, Death & Robots”, serie animata in tre volumi targata Netflix, già regista di “Deadpool”, “Terminator: Dark Fate” e della trilogia di Sonic, Miller è riuscito nell’impresa di convincere gli studi di produzione, sviluppatori di titoli che rappresentano delle pietre miliari del gaming, a concedere l’utilizzo dei loro “mondi” per la realizzazione di uno show che avrebbe raccontato i videogames con uno sguardo originale, svelandone nuove potenzialità narrative.
Ogni episodio di “Secret Level” si ispira infatti a un videogioco diverso, famosi titoli del passato, come Pac-Man, e attese novità in arrivo, come Exodus; Miller, insieme ai registi e sceneggiatori delle puntate, si è confrontato con gli sviluppatori dei videogames -competitor sul mercato- per discutere quali aspetti trattare, nel rispetto della tipologia e dello stile originari dei giochi.
I primi 8 episodi della serie sono già disponibili su Prime Video e offrono al pubblico la possibilità di immergersi in brevi racconti che spaziano dal fantasy all’horror, dalla fantascienza all’action; le tecniche d’animazione utilizzate rielaborano il materiale di partenza con risultati spesso esaltanti: è il caso, per esempio, dell’episodio 5, “Warhammer 40.000: Non conosceranno la paura”, che combina alla base del girato, realizzata in motion capture, un layer di computer grafica di altissimo livello.
Visivamente, “Secret Level” non manca di soddisfare i gusti più diversi, dalle creature fantastiche di “Dungeons & Dragons” ai robot minerari di “Unreal Tournament”, passando per i mecha di “Armored Core”; la serie è letteralmente una festa per gli occhi e offre anche ai meno esperti in materia la possibilità di orientarsi tra giochi di ruolo come D&D e “beat ‘em up” o “picchiaduro” come “Sifu”; tra “shoot ‘em up” o “sparatutto” in prima persona, come “Unreal Tournament” o “Crossfire”, e in terza persona , come “Warhammer”. Valore aggiunto dello show, la partecipazione di alcune star di Hollywood, che hanno accettato di prestare il volto e la voce al progetto: tra i più famosi, Keanu Reeves e Arnold Schwarzenegger.
E le storie? Cosa racconta, in definitiva, “Secret Level”? Raramente gli episodi superano i 15 minuti e rappresentano quindi delle brevi, seppure intense, sortite nei mondi a cui si ispirano. Sono numerosi, ormai, i film e le serie tratti da famosi videogames e alcuni, come “The Last of Us” e “Fallout”, per citare i più recenti, hanno riscosso un grande successo; pur con alcune differenze, tuttavia, queste serie rappresentano un adattamento delle narrazioni originali, al contrario, “Secret Level” getta una nuova luce sul mondo dei games, ne propone una sorta di espansione e, in taluni casi, un’interpretazione nuova e sorprendente, come nel caso di Pac-Man.
“La serie rappresenta una celebrazione della cultura del gaming”, ha dichiarato Tim Miller all’ultima edizione di Lucca Comics & Games, “Nel realizzarla, abbiamo cercato di rispettare il grande amore che i gamer hanno per questi prodotti”. La seconda parte -gli episodi da 9 a 15- è disponibile su Prime Video da oggi, 17 dicembre; non è ancora certo se ci sarà una seconda stagione: “Dipenderà dal riscontro del pubblico”, ha scherzato Miller, “Abbiamo almeno 8/10 titoli che non sono stati inseriti nella prima stagione e su cui ci piacerebbe lavorare”.
Quale che sia il suo futuro, questa serie è la dimostrazione di quanto le narrazioni si stiano evolvendo in senso transmediale, come già evidenziato nel 2006 dal sociologo Henry Jenkins nel saggio “Cultura Convergente”: media diversi, al giorno d’oggi, contribuiscono a “plasmare mondi” e le storie sono intrecciate indissolubilmente all’aspetto più prettamente ludico dei games e scaturiscono da essi, in una proficua contaminazione tra linguaggi.