Nello scoprire il cast dell’ultimo film di Clint Eastwood, molti appassionati di cinema avranno un sussulto: si ritrovano infatti, tra le pieghe del legal thriller “Giurato numero 2” nelle sale dal 14 novembre, un’attrice e un attore che ben 22 anni fa hanno interpretato madre e figlio nella commedia dolceamara “About a boy”, tratta dal celebre romanzo di Nick Hornby: si tratta di Toni Collette e Nicholas Hoult, oggi affermato divo di Hollywood, chiamato a reggere il ruolo di protagonista da un regista, oltre che interprete di personaggi iconici, spesso controverso, ma capace di suscitare ampi dibattiti tra critica e pubblico.
In “Giurato numero 2”, Eastwood si affida alla sceneggiatura di Jonathan A. Abrams per puntare i riflettori sul sistema giudiziario americano e, d’altra parte, al volto mite e pulito di Hoult per interpretarne una vittima predestinata, un futuro padre di famiglia costretto a compiere un’ardua scelta, che rivela crudelmente i lati oscuri della sua indole: si tratta, in definitiva, del dramma di un uomo comune, con le sue piccole debolezze, intrappolato tra le maglie di un sistema che dovrebbe essere improntato alla ricerca della verità e della giustizia, ma che è pesantemente minato da interessi personali o, più banalmente, dalla superficialità di chi vi opera.
Si racconta di Justin Kemp (Nicholas Hoult), chiamato a svolgere il ruolo di giurato durante un processo per omicidio a Savannah, Georgia; il periodo non è dei migliori, sua moglie Allison (Zoey Deutch) è incinta e la famigliola vive in uno stato d’ansia costante, dal momento che la precedente gravidanza di Allison si è conclusa tragicamente.
Da cittadino coscienzioso, Justin segue con attenzione il processo fin dalle sue prime fasi, ascolta il pubblico ministero Faith Killebrew (Toni Collette) pronunciare l’accusa e l’avvocato difensore Eric Resnick (Chris Messina) tentare di portare la giuria dalla parte del losco imputato James M. Sythe (Gabriel Basso). Disgraziatamente, mentre durante il dibattimento le modalità dell’omicidio si fanno sempre più dettagliate, Justin si rende conto che potrebbe essere proprio lui l’assassino involontario della vittima, una donna di nome Kendall Carter (Francesca Eastwood), fidanzata dell’imputato, investita dopo un violento litigio tra i due in un locale notturno, con alcuni clienti a testimoniare i fatti.
Si consuma così il dramma esistenziale e giudiziario di Justin: in una notte di pioggia, in cui si è fermato a bere qualcosa in un bar, ha casualmente assistito al litigio tra James e Kendall? Sulla via del ritorno a casa, ha investito un cervo o si trattava, invece, di Kendall? E se così fosse, sarebbe giusto far pagare a un uomo innocente l’omicidio, per quanto i suoi comportamenti appaiano discutibili?
Eastwood costruisce un thriller in cui l’indole dei vari personaggi si svela gradualmente e le linee narrative si dipanano soprattutto attraverso una serie di flashback, che contribuiscono a instillare il dubbio circa la verità dei fatti anche nel pubblico: si scopre così che Justin ha un passato di dipendenza dall’alcol, ma il suo sponsor nel gruppo degli ex alcolisti, Larry Lasker (Kiefer Sutherland), ne testimonia i progressi e la costanza, mentre il pubblico ministero Killebrew appare fin troppo decisa a chiudere rapidamente il caso, perché mossa dall’ambizione di diventare procuratore distrettuale.
Quando la giuria, in cui spicca il personaggio del poliziotto in pensione Harold (J.K. Simmons), si ritira per deliberare, Justin è lacerato tra il tentativo di suscitare un ragionevole dubbio riguardo l’imputato e quello di non auto-accusarsi del delitto, in un crescendo di tensione e disperazione.
Chi conosce, almeno in parte, la filmografia di Eastwood sa bene quanto il regista ami porre l’accento sugli aspetti più dissonanti della realtà, quei “difetti del sistema” -giudiziario, politico, militare o dei mass media- le cui incongruenze finiscono per pesare sugli strati più fragili della società, con tutte le implicazioni morali e etiche del caso.
Non è un “mondo perfetto”, si potrebbe dire parafrasando il titolo di uno dei film più famosi e riusciti di Eastwood, che ben esemplifica il cortocircuito tra l’apparato istituzionale che muove le fila del potere e la realtà, ricca di sfumature, della vita delle persone comuni. In questo senso, i personaggi di “Giurato numero 2” interpretati da Toni Collette e Nicholas Hoult sono agli antipodi: la prima incarna le storture di un sistema giudiziario incapace di praticare la “vera” giustizia, il secondo rappresenta l’uomo comune, vittima e -forse- carnefice, quand’anche si sforzi di mantenere una dirittura morale.
Insomma, nel suo 42° film in carriera, all’età di 94 anni, Clint Eastwood non ha perso il suo smalto. Anzi, si vocifera che stia già pensando al suo prossimo progetto.