Un racconto a più voci per ripercorrere la vicenda della partita Cagliari-Piacenza del 1997, quando quasi ventimila tifosi della squadra rossoblù si imbarcarono verso Napoli per sostenere uno dei simboli della loro identità.
La storia è raccontata in “Deu ci seu”, documentario scritto da Michele Badas, Michele De Murtas e Nicolò Falchi, per la regia degli stessi Badas e De Murtas, che dopo un lungo periodo di lavorazione è ora pronto per il grande schermo.
Prodotto da Il circolo della confusione, in coproduzione con l’ISRE – Istituto etnografico sardo, e in collaborazione con Mompracem, il contributo della Regione autonoma della Sardegna, e il sostegno della Fondazione Sardegna film commission, “Deu ci seu” porta indietro con la memoria a più di venticinque anni fa, rispolverando un viaggio unico e irripetibile, considerato necessario per supportare la squadra che per non retrocedere in serie B aveva bisogno della vittoria. Il film riporta anche ai tempi in cui per i sardi viaggiare era più difficile di oggi, e la continuità territoriale veniva considerata un miraggio.
Immagini d’archivio e testimonianze di chi allora c’era (dal presidente della Regione, Federico Palomba, all’ex giocatore Roberto Muzzi, dal musicista Michele “Dr. Drer” Atzori, passando per il fruttivendolo Billo Vistosu, sino all’operaio di Seui Marco Moi, incaricato dalla tifoseria del suo paese di portare a Napoli uno striscione preparato per l’occasione) s’intrecciano in questo lavoro in cui si ricorda non solo ciò che successe in campo, ma soprattutto la difficoltà nel reperire le navi necessarie a trasportare i tifosi, i problemi avuti durante la traversata e le tensioni che si verificarono in città e all’interno dello stadio San Paolo.
“L’idea alla base del film è stata quella di realizzare un documentario storico con una struttura narrativa incentrata sul tema del viaggio e che, contemporaneamente, si ispira a quella dei classici film di avventura – spiegano gli autori- Una scrittura di questo tipo ci ha permesso di trattare una serie di temi legati alle specificità sociali e culturali della Sardegna nella cornice di un racconto popolare accessibile a tutti, anche a chi non è appassionato di calcio”.
Il titolo “Deu ci seu” prende spunto dalle scritte sulle magliette che vennero stampate per quella memorabile partita, ma vuole anche richiamare al senso di collettività che ancora oggi porta i testimoni di quell’avventura a dire “Quella volta c’ero anche io”.