In Sardegna cala ancora l’utilizzo dell’apprendistato nelle imprese. Lo scorso anno, infatti, solo 2.747 giovani sardi sono entrati nel mondo del lavoro con questo particolare contratto su un totale di 75.858 nuove assunzioni a tempo indeterminato. Tale dato pone la nostra regione all’ultimo posto nazionale, subito dopo il Molise (5,8) e la Basilicata (6,0). In testa, al contrario, l’Umbria dove si contano 17,6 nuovi rapporti di apprendistato ogni cento nuovi rapporti attivati per under 30; segue il Piemonte con 14,7. Tutto contro la media nazionale del 10,7%.
Secondo l’indagine dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, sui dati INPS, nel 2022 nell’Isola si sono contate solo 3,6 nuove assunzioni con l’apprendistato ogni 100 nuovi rapporti attivati. Nel 2018 nell’Isola i contrattualizzati furono 6,7 su 100. A livello provinciale, la migliore delle province sarde è Oristano (97esima posizione), con 245 assunzioni con apprendistato (5,7 assunzioni ogni 100); segue Cagliari (99esima) con 1.131 (5,6), Nuoro (104esima) con 293 (3,8), Sassari-Gallura (106esima) con 827 (2,5) e Sud Sardegna (107esima) con 251 (2,4).
Per ciò che riguarda la formazione del personale, il 23% delle aziende sarde (9a posizione in Italia) ha provveduto a istruire e aggiornare i propri dipendenti facendoli partecipare a specifici percorsi formativi, contro una media italiana è del 22,4%. Per ciò che concerne i tirocini, il 9% delle realtà isolane ha ospitato una o più persone (media nazionale 12,5%); sul totale il 3,2% dei tirocinanti è dato dall’alternanza scuola-lavoro.
“In Sardegna, continuiamo a ripeterlo, bisogna continuare a puntare sull’apprendistato per preparare i giovani ad entrare nel mercato del lavoro – sottolinea Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – è necessario rilanciare questa “palestra” nella quale i giovani studiano e lavorano, anche per soddisfare le esigenze di un mondo che richiede competenze tecniche evolute imposte anche dalla rivoluzione digitale”. “Ricordiamo come la Regione, per favorire l’inserimento dei nuovi dipendenti nelle aziende attraverso l’apprendistato (legge 12 del 2001), nella Legge di Stabilità 2023 abbia stanziato un totale di 3 milioni di euro (1 per ogni annualità dal 2023 al 2025) – continua la Presidente Lai – ma a oggi non è stato ancora pubblicato l’avviso in favore delle imprese che hanno effettuato assunzioni di apprendisti del 2016. Questi ritardi sono deleteri per le realtà che hanno creduto nella norma e nel sostegno dell’occupazione dei giovani”.
In ogni caso, nell’Isola, nonostante la cronica mancanza di lavoro, tante attività faticano a trovare figure professionali formate e preparate ovvero cresce sempre di più la necessità di figure professionali qualificate da inserire nelle imprese; se nel 2022 la quota mancante di manodopera specializzata era del 36,6%, nel 2023 la carenza si attesterà al 42,1%, con una crescita del 5,5%. Tra le imprese artigiane la difficoltà di reperimento è del 38,5%. Insomma il lavoro ci sarebbe ma i posti rimangono liberi a causa del ridotto numero di candidati, per l’inadeguatezza professionale degli aspiranti e per altre “generiche motivazioni”.
Manca di tutto: da chi opera nell’ambito digitale e ICT, come i progettisti di software, gli amministratori di sistema, gli analisti e i tecnici programmatori, passando per gli autisti di camion, gli operai edili specializzati in risparmio e riqualificazione energetica, gli elettricisti, i meccanici, i meccatronici e i riparatori di autoveicoli, gli idraulici, i saldatori, gli assemblatori e cablatori di apparecchiature elettriche senza dimenticare gli estetisti, gli acconciatori e i cuochi.
Inoltre, nel 2022 le imprese sarde hanno impiegato in media 3,3 mesi con i tempi allungatisi fino a 4,7 mesi per gli operai altamente specializzati anche se per migliaia di altre figure altamente professionalizzate occorre oltre 1 anno di ricerca.
“Nella nostra regione ormai siamo al paradosso: il lavoro ci sarebbe, la possibilità di assumere anche ma mancano le figure professionali adatte – commenta Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna – la realtà è che gli imprenditori hanno necessità, per la loro azienda, esclusivamente di personale adeguatamente formato e pronto a operare in tutti i settori. Per questo la Sardegna che produce non potrà mai esprimere tutto il suo potenziale se non si allineeranno i percorsi formativi alle esigenze delle aziende e se non si favorirà l’inserimento dei giovani nelle imprese artigiane”.
“Per mantenere allineata la qualità dell’offerta e della domanda di lavoro – continuano Lai e Serra – una soluzione è quella di rendere lo strumento dell’apprendistato più appetibile dal punto di vista del costo del lavoro a carico dell’impresa, soprattutto al termine del percorso di apprendistato laddove ci sia l’assorbimento in azienda del giovane. Un’altra è il consentire la valorizzazione del ruolo del maestro artigiano, l’unico in grado di trasferire al giovane le conoscenze e competenze utili per una corretta qualificazione professionale”. “Ricordiamo però – concludono – che il lavoro nelle imprese lo si crea, e lo si conserva, anche grazie a incentivi e contributi che devono essere erogati con una minima burocrazia e tempi certi”.