Cucinare: una parola e varie sfumature di significato. Se per alcuni, infatti, indica semplicemente l’unione di ingredienti per ottenere qualcosa di commestibile, per altri rappresenta un modo per esprimere sé stessi e le proprie radici. È questo il sentimento che anima da cinque generazioni di Presidenza della Repubblica il cuoco Pietro Catzola, la cui vita ed esperienza nelle cucine del Quirinale sono divenute protagoniste di un vero e proprio libro.
Classe 1959 e originario di Triei (NU), quello che caratterizza fin da ragazzo Pietro Catzola è un notevole talento per la cucina, intrecciatosi con la passione per la scrittura nel libro “Il cuoco dei Presidenti: Vita e ricette di un marinaio al Quirinale”. Pubblicato nel 2023 da Solferino Editore, il testo narra un viaggio straordinario iniziato il 16 settembre 1975, quando a soli 16 anni Pietro si arruolò nella Marina Militare come furiere e addetto ai viveri per diverse navi.
Dall’incrociatore Caio Duilio alla maestosa Amerigo Vespucci, galeotta del suo primo incontro con il Presidente Francesco Cossiga: «Avevo il vizio di mettere nei buffet anche un angolo dedicato alla mia Sardegna. Durante un pre-crociera a Civitavecchia per incontrare organi istituzionali, civili e militari avevo chiesto alla capitaneria di porto se potessero farmi fare una spiedata lì a terra, cosa che mi venne concessa». Il tavolo allestito quel giorno con maialetto sardo allo spiedo e centri tavola con pani tradizionali non passò inosservato al Presidente, che dopo due tentativi convinse Pietro a iniziare la sua avventura nelle cucine del Quirinale. Un debutto avvenuto il 6 novembre 1989 e inizialmente un po’ traumatico, dopo il quale però Catzola trovò la propria motivazione: «Sapevo che non potevo tornare a Triei perché sarebbe stato un fallimento. Andavo avanti e alla fine devo dire che l’ho vinta».
E fu proprio così, poiché arrivato Oscar Luigi Scalfaro il 28 maggio 1992 Pietro smise di essere cuoco comandato della Marina ed entrò stabilmente nello staff del Quirinale. Da qui l’inizio di un percorso con novità legate a tecniche, materiali e modi di cucinare, tra cui l’introduzione anche d’inedite modalità di cottura come quella a vapore. Una scoperta di saperi continuata anche durante i mandati di Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano: «La signora Franca Ciampi mi tramandò l’arte di fare le tagliatelle all’emiliana, mentre io le insegnai a preparare la fregola. Con l’arrivo di Giorgio Napolitano sua moglie Clio, anche lei bravissima in cucina, mi spiegò invece come realizzare la zuppa del cardone, dicendomi che questa pietanza veniva preparata al Presidente fin da quando era piccolo».
Geometrie, colori, sapori: questi da sempre i capisaldi della cucina di Pietro, adattatasi negli anni a diverse routine con un menu tutto loro. Attualmente deciso settimanalmente e non più giornalmente come nei precedenti mandati, quest’ultimo viene ancora concordato per telefono per via della distanza delle cucine dagli appartamenti residenziali, fattore che comporta perfino l’uso dell’auto per consentire a Pietro di servire i pasti: «Verso mezzogiorno prendo il Pandino e mi trasferisco verso l’appartamento residenziale, dove finisco di solito verso le 14-14:30. La sera lo stesso, verso le 19:30 torno alla dimora e finisco la preparazione della cena».









Dal vissuto di ieri all’esperienza di oggi, l’entusiasmo di Catzola rimane collante di ogni sua giornata tipo, che inizia solitamente con l’arrivo in cucina, la visione del menu giornaliero, l’eventuale spesa in caso di assenza d’ingredienti e l’inizio delle preparazioni, spesso avviate anche giorni prima qualora ci siano pranzi di Stato in programma. «In base alle persone previste, le preparazioni durano anche alcuni giorni. Magari si inizia dalle verdure, si prosegue con le patate e si arriva al giorno della cottura di carni o pasta». In questo frangente diversi gli incontri con personalità internazionali ricordati dal cuoco ogliastrino, da quello con i coniugi Gorbacëv alle visite della Regina Elisabetta II, piacevolmente colpita dal suo profumato risotto alle erbe aromatiche.
Figure d’alto rango, ambienti formali e un viscerale amore per il proprio lavoro, fin dagli esordi punto di riferimento del cuoco dei Presidenti. Custode di ricordi indelebili, il sogno letterario finalmente realizzato gli ha permesso di conoscere belle persone, posti di cultura, ma soprattutto di parlare a giovani di scuole alberghiere dell’importanza di fissare un obiettivo e raggiungerlo senza arrendersi. Con qualche rinuncia o sacrifici qualcosa di bello nella vita succede: questo il mantra di Pietro, che il prossimo 30 aprile andrà via per raggiunti limiti d’età lasciando traccia dell’instancabile servizio alle cucine del Quirinale, ma anche del profondo attaccamento alla Sardegna a discapito di spazio e tempo.
































