Ubaldo Badas, il genio autodidatta che ha ridisegnato Cagliari

Dall’architettura razionalista alla pittura intimista: il percorso creativo di Ubaldo Badas, protagonista della scena artistica sarda del XX secolo

Padiglione dell'Artigianato Eugenio Tavolara a Sassari. 📷 Monumenti Aperti

Padiglione dell'Artigianato Eugenio Tavolara a Sassari. 📷 Monumenti Aperti

Quando il genio creativo agisce, lascia sempre una traccia significativa del suo passaggio. Questo fenomeno caratterizza anche la Sardegna, terra di artisti passati e presenti che l’hanno resa un singolare gioiello storico-culturale. Dagli architetti agli xilografi fino a pittori e scultori, il territorio ha infatti dato natali a figure essenziali per uno sviluppo in tal senso, tra cui anche l’eclettico Ubaldo Badas.

Nato a Cagliari nel 1904, Ubaldo Badas è ritenuto tra i rappresentati più influenti dell’architettura isolana novecentesca, nonostante non abbia mai acquisito un titolo accademico nell’ambito. Dopo aver iniziato e poi abbandonato gli studi universitari in matematica, egli infatti iniziò direttamente a lavorare come urbanista per il podestà di Cagliari Enrico Endrich, incarico che gli permise di mostrare uno spiccato talento sul campo. D’altra parte, però, proprio la mancata laurea comportò anche difficoltà come l’impossibilità di firmare le opere, motivo per cui tutt’oggi è difficile identificarne la paternità.

Nonostante la peculiare situazione, con l’assunzione a urbanista nel 1928 il percorso artistico di Ubaldo prese avvio con successo, battendo una strada che lo portò nel tempo a maturare una certa consapevolezza. Prima tappa del suo percorso fu l’approdo negli anni’ 20 al Razionalismo italiano, movimento artistico caratterizzato da essenzialità, funzionalità e utilizzo di materiali moderni come vetro, ferro o cemento armato. Una serie di dettami che l’artista applicò in opere del decennio successivo, dal Sacrario dei Caduti nei pressi dell’attuale EXMA alla passeggiata del Terrapieno fino all’ormai abbandonata scuola all’aperto Attilio Mereu, tra viale Regina Margherita e la salita de “S’Avanzada”.

Un ricco elenco, tra cui figura anche l’attività di riqualificazione dell’ingresso dei Giardini Pubblici di Cagliari. Definito come esempio di accuratezza nella scelta di materiali e forme, tale lavoro rappresenta un emblema dell’approccio adottato da Badas in questo periodo, soprattutto per l’attenzione all’originaria conformazione dei luoghi e all’elaborazione di architetture in sinergia con l’ambiente. Dotato di ampio piazzale con ciottoli colorati, lo spazio è infatti organizzato seguendo fisionomie già presenti, con un lato a valle concepito come una grande terrazza affacciata sulla città e la parte opposta costituita invece da un muro compatto.

Se gli anni ‘30 videro l’artista immerso nel geometrismo e nella sobrietà razionalista, il secondo dopoguerra portò con sé un cambio di prospettiva. Dopo aver abbandonato l’incarico di urbanista, l’artista iniziò infatti a occuparsi di artigianato in collaborazione con l’Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigianale (I.S.O.L.A.) e nel frattempo si avvicinò gradualmente al cosiddetto stile Neoliberty, nato intorno agli anni ‘50 come reazione al Razionalismo. La sua adesione alle caratteristiche del movimento – tra cui l’uso espressivo dei materiali – è visibile, ad esempio, nel Padiglione intitolato a Eugenio Tavolara, costruito nel 1956 a Sassari per la Biennale e considerato il lavoro più significativo di questa fase artistica.

Con il sopraggiungere degli anni ‘60, l’impegnata carriera di Ubaldo si arricchì con l’attività pittorica, che nel 2021 ha trovato voce all’interno della mostra temporanea “Badas pittore: I pennelli di Eupalinos”. Allestita presso la Galleria Comunale d’Arte di Cagliari, l’esposizione ha ospitato una trentina di dipinti che fanno emergere un inedito Badas, in particolare per la presenza di un’arte con forte componente emotiva. Posando lo sguardo sulle pennellate, è infatti possibile notare un modo di esprimersi più intuitivo dove le forme tradizionali lasciano posto a maggiore spontaneità e soprattutto a una spiccata malinconia, evidenziata per esempio dall’uso di patine che sembrano quasi imprigionare la luce. Proprio questi aspetti hanno fatto ipotizzare la creazione delle opere a scopo puramente personale, elemento che sembrerebbe confermato anche dal fatto che la maggior parte di esse appartiene a parenti stretti. Un intimo lato di questo personaggio tutt’ora poco conosciuto, che sottolinea quanto la sua persona abbia acquisito ampio margine di creatività e sia arrivata malgrado i limiti accademici a fare molto per la città natale. Autodidatta e intraprendente, i suoi contributi architettonici sono infatti diventati luoghi simbolici del capoluogo al punto che sembra addirittura strano immaginare gli spazi prima di tali progettazioni. Un sentimento che sicuramente al tempo degli esordi Badas non avrebbe mai pensato d’instillare nei cuori cagliaritani, che ancora oggi lo ricordano a 40 anni dalla sua morte.

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