“Una delle creature marine più pericolose che un bagnante possa incontrare nel nostro mare”, è così che l’Università di Catania ha definito la caravella portoghese, la specie marina che in questa estate 2022 si sta rivelando il terrore dei mari italiani.
A prima vista con sembianze simili a quelle di una medusa, di cui è parente, la Physalia physalis, più comunemente conosciuta col nome di caravella portoghese, è un celenterato marino che vive al largo, molto comune nelle fasce subtropicali e tropicali degli Oceani Atlantico, Indiano e Pacifico, e che è stata trasportata dal vento e dalle correnti anche nel Mar Mediterraneo, complice probabilmente il riscaldamento del mare.
Non si tratta comunque di una novità per il nostro Paese. Molti ricorderanno l’estate del 2010 quando una donna di 69 anni morì a Villaputzu proprio a causa della puntura di una caravella portoghese. Ha invece fatto finalmente ritorno a casa la donna punta nei giorni scorsi al largo delle Isole Ciclopi, nel catanese, dopo essere stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale San Marco di Catania per aver riportato lesioni cutanee sulla schiena, sui glutei e sulle gambe e altri sintomi quali cefalea, astenia, vomito, attacchi di panico, difficoltà respiratorie e una notevole aritmia cardiaca, sintomi resi ancora più preoccupanti per la presenza di patologie pregresse. Negli ultimi giorni, altri avvistamenti sono stati segnalati ancora in Sicilia, anche nei pressi dello Stretto di Messina, di nuovo in Sardegna e nel Mar Ligure, vicino a Chiavari.
In realtà, pur non essendo il Mediterraneo il suo habitat naturale, la ricerca “The Portuguese Man-of-War Has Always Entered the Mediterranean Sea—Strandings, Sightings, and Museum Collections”, condotta dagli atenei di Palermo e Catania e dall’Istituto di Scienze Marine dell’Andalusia su antichi reperti storici delle collezioni zoologiche conservati nel Museo di Storia naturale di Firenze, e pubblicata sulla rivista scientifica “Frontiers in Marine Science”, ha dimostrato la presenza di una caravella portoghese raccolta nel 1850 a Nizza e un’altra nel 1863 a Livorno. Altri documenti del Museo Darwin-Dohrn di Napoli confermano, invece, l’esistenza di una colonia nel Golfo di Napoli risalente al 1914.
Caravella portoghese: le caratteristiche
Chiamata caravella portoghese proprio per il suo aspetto, che ricorda quello di una caravella che solca i mari a vele spiegate, non è un organismo singolo ma un sifonoforo, ossia una vera e propria colonia di organismi costituita dalla fusione di più polipi, chiamati zooidi, aventi ciascuno una funzione diversa e che vivono in simbiosi per riuscire a sopravvivere.
Il suo aspetto è inconfondibile: fuori dall’acqua è ben visibile lo pneumotoforo, una sacca ricolma di gas, appiattita, simile appunto ad una vela, dai colori variopinti, quali blu, viola e rosa, che permette all’animale di galleggiare a pelo d’acqua. Sotto di esso, vicino alla bocca, è provvista di tentacoli lunghissimi, generalmente di 10 metri, ma che possono raggiungere anche i 30 metri, pieni di cellule urticanti, dette cnidociti, che una volta stimolate da un impulso meccanico o chimico rilasciano un mix tossico di veleni e tossine considerati tra i più pericolosi della fauna marina, tra cui un potente emolitico che può essere letale per molte specie, come i piccoli pesci di cui si nutre, e, in alcuni casi, anche per l’uomo.
I sintomi della puntura
Mentre in Australia questa temibile creatura marina è responsabile di oltre 10.000 punture sull’uomo ogni anno, in Italia gli episodi sono molto più rari ma è comunque necessario prestare attenzione.
In caso di puntura non bisogna farsi prendere dal panico ma al contrario mantenere la calma anche perché non sempre i sintomi sono gravi, anzi, spesso si risolvono spontaneamente entro pochi giorni proprio come accade per il morso di una medusa. La manifestazione sintomatica più comune è il dolore, descritto come simile a una scossa elettrica, che in genere scompare dopo circa un’ora e che può provocare ferite, simili a piaghe arrossate, che restano sulla superficie cutanea per due o tre giorni. Ovviamente i sintomi possono variare da individuo a individuo. Per alcune categorie più sensibili, come i cardiopatici e i bambini, possono aggravarsi causando febbre, difficoltà respiratorie, nausea, mal di testa, aritmie, paralisi o anche shock anafilattico, portando, in casi estremi, alla morte.
Cosa fare se si viene punti
Se mentre ci si trova in acqua ci si rende conto di essere stati punti da una caravella portoghese è importante innanzitutto non restare sul posto ma tornare indietro. Come ha spiegato il dottor Antonio De Bitonto, responsabile dell’Unità operativa di Dermatologia presso il Policlinico San Marco del gruppo San Donato, una volta giunti a riva bisogna verificare che non siano rimasti attaccati al corpo pezzi dell’animale. Nell’eventualità, questi vanno eliminati con molta attenzione utilizzando guanti oppure oggetti rigidi e sottili come una carta di credito, per evitare ulteriori punture accidentali. Subito dopo è bene risciacquare la zona colpita con acqua di mare, perciò non acqua dolce, per almeno 10-15 minuti. Sono da evitare i cosiddetti “rimedi della nonna”, quindi alcol, ammoniaca o impacchi di aceto che rischiano solo di peggiorare l’infiammazione, mentre si possono utilizzare bicarbonato e un gel astringente al cloruro di alluminio. In ogni caso, se non ci si dovesse sentire bene è meglio rivolgersi alla guardia medica o ad un pronto soccorso.