Inizialmente era il classico emporio, dove si trovava un po’ di tutto. Quando nel 1932 iniziò l’avventura di Nino e Mario Bagella nel commercio, c’erano pochissimi negozi al dettaglio e avevano diverse tipologie di merci. La bottega dei F.lli Bagella esponeva lane accanto a saponi o articoli di merceria per poter soddisfare le più disparate esigenze dei consumatori.
Il Corso Vittorio Emanuele era un importante crocevia per gli scambi culturali e commerciali, tagliava in due la città ed era la diretta prosecuzione di Porta Sant’Antonio, uno degli accessi principali di Sassari. Fu così naturale sceglierlo come sede per trasformare il loro commercio itinerante di stoffe in un vero e proprio emporio.
Fu una scelta coraggiosa ripagata fin da subito dal successo. L’abbigliamento allora era esclusivamente sartoriale e i Bagella non sono mai stati sarti né stilisti. Le prime camicie, gli accessori e le confezioni di alta qualità, arrivarono nel dopo guerra seguendo l’avvento dell’alta moda pronta e del prêt-á-porter, un’intuizione che gli permise di aprire fino a quattro punti vendita e di affermarsi come una tra le più rinomate aziende nel commercio cittadino.
Sono trascorsi 87 anni da quella apertura e Rinaldo, Michelina con la figlia Francesca, terza generazione di conduzione familiare, sono ancora dietro al bancone tra le mura storiche e gli arredi originari di quello che più che un negozio è un riferimento in tutta la Sardegna. A sottolinearlo è anche l’onorificenza ricevuta nel 2013 dalla Regione in qualità di Negozio Storico.
La bottega, come ancora adesso ama definirla Rinaldo, si è evoluta e adattata ai cambiamenti del tempo, specializzandosi in qualcosa di straordinario che la rende unica nel suo genere: la promozione e la rivalutazione delle tradizioni.
I costumi sardi hanno ispirato capi d’abbigliamento, antichi amuleti ed ex voto sono diventati gioielli, disegni degli scialli hanno ornato foulard e sciarpine in seta, le taschedde moderni zainetti, e così anche scarponcini, cinture o complementi di arredo si sono evoluti e modernizzati.
L’ispirazione è nata a metà degli anni 80 quando Rinaldo e Michelina fanno rientro a Sassari, dopo tre anni negli Stati Uniti, con l’idea di realizzare un marchio innovativo nel rispetto delle tradizioni sarde rimodernando l’attività di famiglia. L’obbiettivo era quello di creare qualcosa che esulasse dagli stereotipi del folklore ma che rispettasse i modelli tradizionali aggiornandoli come concezione stilistica e concettuale.
Nasce così il primo Sardinian Concept Store. Elementi fondamentali sono la collaborazione con artigiani qualificati per la realizzazione di capi sartoriali originali, lo studio della tradizione per la valorizzazione dei materiali e delle tecniche che permettano di ridisegnare l’abbigliamento sardo sia nelle forme che nei colori. La gonna a pieghe, l’abito di velluto, il gabbano di orbace escono così dall’ambito museale e si adeguano a una vestibilità contemporanea.
Il tipo di abbigliamento prodotto rimane fortemente legato a quello tradizionale e dunque all’ambiente agro pastorale, modello che non sempre è stato accettato dalle altre classi sociali. L’intuizione di Rinaldo e Michelina è stata proprio quella di cogliere il momento di rivalutazione e riscoperta delle nostre radici che ha riavvicinato l’intera comunità sarda verso questo tipo di stile conquistando giovani, imprenditori e classi di élite.
I capi, nati come elementi da lavoro, necessitavano da tradizione di stoffe robuste e durature ed è per questo che è stata rivolta una particolare attenzione proprio ai materiali utilizzati. Lino, cotone, tessuti a mano al telaio, velluti pregiati e orbace. Questo tessuto, ottenuto selezionando i peli più lunghi della lana nella cardatura, viene infeltrito attraverso la follatura in modo da ottenere un panno robusto, compatto e impermeabile che gli conferisce una particolare rusticità che purtroppo non sempre viene apprezzata.
Gran parte delle colorazioni sono realizzate grazie alle erbe tintorie con tecniche che venivano utilizzate anticamente per la decorazione di tappeti e costumi. È una procedura complicata e costosa ma che conferisce delle sfumature che difficilmente si otterrebbero con le tinture sintetiche.
Le stoffe tradizionali, le colorazioni naturali, le tecniche di lavorazione sono tutte finalizzate al rispetto dell’ambiente e alla valorizzazione della mano d’opera locale. L’innovazione della famiglia Bagella è proprio quella della costante ricerca di eccellenze locali e della loro divulgazione. Gli arredi originali degli anni Trenta fanno spesso da scenografia a eventi finalizzati a promuovere i vari aspetti culturali e etnografici della tradizione isolana.
È così che nei giorni dedicati a particolari manifestazioni, è possibile assistere a rappresentazioni teatrali di racconti sul passato della bottega e apprezzare l’evoluzione del costume da bagno o ascoltare la fantastica storia del premio ricevuto nel 1950 dalla Metro Goldwyn Mayer per la miglior vetrina di tutta Italia.
Ma non solo eventi storici, le vetrine spesso ospitano gli stessi artigiani al lavoro sulle loro creazioni, le sale interne diventano luoghi di cultura con concerti, conferenze e mostre sulle nostre tradizioni, vengono esposti pani finemente lavorati, gioielli ispirati a amuleti o ex voto o vengono presentati i risultati di collaborazioni artistiche come per la recente collezione di foulard ispirata al 900 sardo grazie alle opere di Tavolara, Biasi e Melis.
Ogni evento è un connubio tra artisti, cultori e gastronomia, e diventa sempre occasione per conoscere e apprezzare piccoli pezzetti del mosaico che compongono la nostra storia.
Non un semplice negozio ma anche un luogo da visitare.