Commenti indesiderati, gesti, insulti, suoni di clacson, fischi, domande invadenti, avance e allusioni sessuali in luoghi pubblici come strade, parchi e mezzi di trasporto. Sono l’insieme delle molestie di strada, ribattezzate in inglese con il termine “catcalling”, dalla fusione delle parole “cat” (gatto) e “calling” (chiamare). Lo stesso concetto può essere espresso in italiano con il vocabolo “pappagallismo” che, secondo Treccani, rimanda al comportamento proprio di chi, in modo insistente e rozzo, infastidisce le donne per la via (i cosiddetti “pappagalli della strada”). Nel 1956, in un articolo del Corriere della Sera di Ettore Allodoli, si parla invece di “marlonismo”. Espressione che deriva dalla figura del “macho” per eccellenza del tempo, Marlon Brando.
Comunque lo si voglia chiamare la sostanza non cambia: si tratta di vere e proprie molestie a danno, per lo più, di donne e giovani ragazze. L’Accademia della Crusca lo definisce come una “molestia sessuale, prevalentemente verbale, che avviene in strada” e ne ricostruisce anche l’origine. Il catcalling deriva da uno strumento, detto “catcall”, usato nel XVII secolo nel teatro inglese. Si trattava di un fischietto utilizzato dal pubblico per esprimere disapprovazione nei confronti dello spettacolo e degli attori. Il suo suono era stridulo e fastidioso, proprio come il verso di un gatto rabbioso.
Di recente si è iniziato a dare più attenzione e importanza al fenomeno anche grazie ad alcuni esperimenti pensati per dimostrare quanto sia diffuso. Uno di questi fu organizzato nell’ottobre del 2014 da un gruppo di attivisti, gli “Hollaback!”, che pubblicarono un video su YouTube per evidenziare la quantità di molestie che avvengono per la strada e la conseguente oggettivazione del corpo femminile. Attraverso le riprese di una telecamera nascosta, registrarono la giornata di una giovane donna che camminava per le strade di New York per dieci ore. Nel corso della giornata la telecamera registrò oltre 100 casi di comportamenti molesti: offese verbali, commenti volgari, ammiccamenti, fischi e gesti.
Uno studio interculturale ideato dal movimento Hollaback! con la collaborazione della Cornell University e condotto su oltre 16.000 donne in 22 paesi, ha rilevato che l’84% subisce molestie di strada per la prima volta addirittura prima dei 17 anni. Per quanto riguarda l’Italia, il 69% delle intervistate ha dichiarato di essere stata pedinata da un uomo e di essersi sentita in pericolo, e più della metà delle donne sentite ha affermato di aver subito palpeggiamenti o carezze indesiderate da parte di uomini completamente sconosciuti. Conferma questi dati anche l’indagine dell’Istat del 2018 riguardo la percezione della sicurezza stradale: 4 donne su 10 (il 35%), non si sentono al sicuro quando escono da casa da sole quando inizia a fare sera e il 36,6% evitano di uscire da sole di notte perché intimorite.
Nel 1997 Fredrickson e Robert hanno sviluppato la “teoria dell’oggettivazione” che bene si lega al fenomeno del catcalling. Questa tesi mira a spiegare gli effetti del vivere in un contesto socioculturale in cui le donne sono costantemente oggettivate e ridotte a meri corpi da valutare. Il catcalling può essere considerato a tutti gli effetti come una forma di oggettivazione che porta chi lo subisce a sentimenti di vergogna e disagio psicologico. Diversi studi descrivono le conseguenze delle molestie di strada e le reazioni di difesa di chi li subisce. Una è quella dell’evitamento che consiste nel cambiare strada, non frequentare più un determinato posto, non uscire più la notte, modificare il proprio modo di vestire, non prendere più i mezzi di trasporto.
Sono tanti i Paesi in cui le molestie per strada sono punite dalla legge. Nel 2018 il governo francese ha approvato una norma che dichiara condannabile il catcalling su strade o mezzi di trasporto pubblico con multe fino a 750 euro, oltre una mora per comportamenti più violenti. In Perù sono in vigore leggi contro queste pratiche da marzo del 2015 e negli Stati Uniti sono presenti norme che riguardano le molestie di strada nell’Illinois. In Italia, invece, non esiste un reato specifico per punire il catcalling. Questo fenomeno non è ancora considerato un vero e proprio reato, complice anche la propensione comune a ritenere che qualificando tentativi di approcci in strada come comportamenti penalmente perseguibili si leda la libertà individuale di porgere proposte al fine del corteggiamento.
Di frequente, inoltre, il fenomeno viene banalizzato e trattato come se consistesse in semplici apprezzamenti senza alcun intento di molestia. Ma qualsiasi attenzione sessuale rivolta a donne sconosciute, compiuta attraverso comportamenti verbali e fisici non richiesti, costituisce una molestia e nulla ha a che vedere con un tentativo consensuale di corteggiamento. Sembra ancora piuttosto lunga e frastagliata la strada che porterà il Parlamento italiano a porgere una reale attenzione sul catcalling.