Ogni anno in questo mese tutto si tinge di arcobaleno. Giugno è infatti il mese del Gay Pride, meglio conosciuto a livello mondiale come Pride Month. È un’occasione per celebrare l’orgoglio della comunità LGBTQIA+, sigla utilizzata per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e trasgender a cui, solo negli ultimi anni, è stata aggiunta una Q, che sta per queer, una I che sta per intersessuali, una A che sta per asessuali e un + usato per indicare tutti gli altri generi meno definibili.
Il Pride Month ha preso tale nome tra gli anni ’80 e ’90. In precedenza, i moti venivano chiamati genericamente “marce” e “Gay liberation” o “Gay Freedom” erano gli appellativi più comuni per definirli. Ma facciamo un passo indietro. Nel 1969, nella notte tra il 27 giugno e il 28 giugno la polizia fa irruzione all’interno del Stonewall Inn, un locale gay di New York. Si tratta di una dei tanti blitz nei locali gay, ma quella volta i presenti, accusati di immoralità e oscenità solo per il loro orientamento sessuale, si ribellarono. Un avvenimento che segnò l’inizio dei moti di Stonewall. “Dillo in modo chiaro e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo di orgoglio”. Questo lo slogan dei manifestanti durante le rivolte organizzate dai non eterosessuali per combattere e difendere i propri diritti. Un anno dopo, il 28 giugno del 1970, si tenne a New York la prima parata.
In Italia, la prima manifestazione pubblica avvenne nel 1972 a Sanremo e vide pochi coraggiosi partecipanti. Sei anni dopo a Pisa venne organizzata la prima iniziativa contro la violenza omofoba a cui parteciparono circa 500 persone LGBTQIA+. Si tratterà della manifestazione con il più alto tasso di partecipazione fino ad allora. Ma è nel 1994 che a Roma venne organizzato il primo Gay Pride nazionale ufficiale. All’iniziativa parteciparono migliaia di persone: il più maestoso evento di piazza LGBTQIA+ italiano. Roma nel 2000 ha anche ospitato il primo World Pride della storia ed è già candidata per accogliere di nuovo il World Pride del 2025.
Nel mese di giugno, il Pride Month viene celebrato in tutto il mondo con parate per le strade e iniziative di vario genere. Protagonista è la comunità LGBTQIA+ vestita con i colori arcobaleno e munita di bandiere, ma anche letture, concerti, collezioni moda dedicate all’orgoglio gay e iniziative di vario tipo volte a non dimenticare e a lottare perché vengano compiuti passi avanti nella difesa dei diritti delle persone omosessuali. A combattere al loro fianco sono anche le aziende e i brand, che spesso offrono il loro supporto alle associazioni che si occupano di diritti delle persone gay.
Segno simbolo della lotta alle discriminazioni sulla base degli orientamenti sessuali è la bandiera arcobaleno. La prima comparve alla Gay Freedom Day Parade di San Francisco nel 1978 e fu ideata da Gilbert Baker, assegnando a ciascun colore dei significati differenti. Il rosa rappresenta la sessualità, il rosso la vita, l’arancione la salute, il giallo la luce solare, il verde la natura, il turchese la magia e l’arte, l’indaco la serenità e l’armonia, il viola lo spirito. Altro simbolo è la canzone di Lady Gaga, “Born This Way”, pubblicata nel 2011. Il brano è considerato la colonna sonora della comunità LGBTQIA+. Un inno all’accettazione di se stessi: “I’m beautiful in my way, ‘cause God makes no mistake, I am on the right track, baby, I was born this way”.
Oggi si può parlare di un’“onda Pride” che riesce nell’intento di coinvolgere milioni di persone da nord a sud Italia. Il mese di giugno sta finalmente e gradualmente prendendo spazio nella coscienza collettiva del Paese e sempre più i provvedimenti legislativi per la promozione e difesa dei diritti vengono messi in primo piano dall’agenda politica e dall’agenda dei media. Si tratta di conquiste che arrivano a seguito di anni e anni di lotte e che trovano una comunità sempre più numerosa pronta a celebrare con orgoglio ogni passo avanti. Far sentire la propria voce ed essere ben visibili, anche attraverso queste manifestazioni, è sicuramente il primo passo verso un mondo che non discrimina ma che include.