Un totale di circa 8mila pazienti, dei quali il 70% sono positivi all’Hcv (epatite C) mentre il restante 30% è affetto da epatiti di altra natura come quelle virali di tipo B e A, epatotropi minori, e ancora epatiti metaboliche, tossiche da alcool e farmaci quindi autoimmune. È la fotografia della realtà seguita dagli ambulatori dell’Aou di Sassari dedicati alle malattie del fegato.
Si tratta di numeri rilevanti che tornano di grande attualità nella Giornata mondiale delle epatiti che si celebra ogni anno il 28 luglio.
I dati nel mondo e in Italia. Il virus dell’epatite B e il virus dell’epatite C rappresentano di gran lunga le cause più frequenti di epatiti. Secondo i dati messi a disposizione dagli esperti, si stima che nel mondo ci siano circa 71 milioni di persone affette da epatite cronica Hcv correlata e 250 milioni portatori del virus dell’epatite B. In Italia il 56,6 per cento delle epatiti sono causate dell’Hcv, circa 1.500.000, il 9,9 per cento dall’Hbv, circa 700/800mila, mentre l’associazione alcool e Hcv è responsabile del 12,1 per cento dei casi.
«Potenzialmente – spiega il dottor Giuliano Alagna che assieme al dottor Sassu gestisce al palazzo Rosa l’ambulatorio di Epatologia che fa capo alla Medicina interna – tutti i tipi di epatite possono mettere a repentaglio la vita del paziente nell’immediato o dopo anni con una evoluzione della malattia verso la cirrosi e il tumore primitivo del fegato».
Le varie epatiti. L’età di incidenza delle epatiti varia in maniera considerevole in base alla natura. L’epatite cronica HCV correlata è associata alla tossicodipendenza che interessa maggiormente la fascia di età compresa tra i 30 e i 50 anni. L’epatite B cronica interessa coloro che non sono stati vaccinati e in Italia, dopo l’adozione del piano nazionale vaccini che prevede l’obbligatorietà, questi sono i nati prima del 1979 quindi gli immigrati.
Le epatiti da alcool interessano la fascia di popolazione dai 30 anni in su, mentre le epatiti autoimmuni sono più frequenti nelle giovani donne.
Quest’anno, tra aprile e luglio, l’Oms ha segnato poi 1010 casi di epatite acuta nella fascia di età compresa tra 0 e 16 anni, di cui non è nota la causa pur essendo stata ipotizzata la natura virale.
Nuovi farmaci. «Grazie ai nuovi farmaci antivirali – aggiunge il dottor Alagna – l’epatite C oggi può essere curata con estrema facilità, tanto che l’Oms, incentivando le nazioni a programmi di screening, ha posto come obiettivo l’eradicazione entro il 2030».
«Se riguardo l’epatite B i farmaci disponibili evitano la progressione della malattia e nelle forme autoimmuni gli immunosoppressori spengono nella maggior parte dei casi l’infiammazione, un discorso a parte va fatto per le epatiti metaboliche. Per queste – aggiunge – oltre alla correzione dei fattori di rischio come alcool, ipercolesterolemia, sovrappeso/obesità, diabete, sedentarietà, abbiamo a disposizione pochi trattamenti. Ultimamente, però, hanno dato degli ottimi risultati una classe specifica di farmaci per il diabete».
Progetti screening. L’Aou partecipa a una serie di progetti di screening, finanziati dalla Regione Sardegna, che vedono gli specialisti dell’azienda di viale San Pietro impegnati in collaborazione con i Serd, con l’ambulatorio di Emergency quindi con i colleghi dei reparti ospedalieri della stessa Aou.
Gli ambulatori AOU. Nell’Azienda ospedaliero universitaria gli ambulatori dedicati alle malattie di fegato sono: al piano terra del Palazzo Rosa, Epatologia/Medicina interna (gestito dai dottori Alagna e Sassu) quindi Epatologia/Gastroenterologia (gestito dal dottor Zaru). A questi si aggiunge quello di Malattie infettive (coordinato dal professor Babudieri, con la professoressa Maida, la dottoressa Seazzu e i dottori Muredda, Napodano e Fiore).
L’accesso agli ambulatori avviene attraverso Cup per quanto riguarda le prime visite. Le visite di controllo, invece, sono gestite direttamente dagli specialisti.