Stop alla corrida a Città del Messico. Nella più grande arena della corrida al mondo, quella di Plaza México, non si svolgeranno più spettacoli. Il divieto è stato introdotto a tempo indeterminato pochi giorni fa grazie ad una sentenza storica che sospende l’organizzazione di questa crudele tradizione che spezza ogni anno la vita di tanti tori.
La manifestazione è uno tra gli spettacoli più discussi al mondo perché mette in scena all’interno di un’arena un duello tra l’uomo e il toro, in cui solitamente quest’ultimo soccombe. Tale tradizione è molto sentita sia in Messico che in Spagna, anche se negli ultimi anni sta diventando sempre meno apprezzata, infatti, secondo i dati del Green Ecologist Party of Mexico più del 70% della popolazione è sfavorevole alla corrida.
Ad oggi nel Centro America l’evento è vietato negli Stati di Sonora, Guerrero, Coahuila e Quintana Roo, e nei comuni di Michoacan, Veracruz, Nuevo Leon e Stato del Messico. Divieti di questo genere sono già stati introdotti anche in Spagna, in Catalogna e nelle isole Baleari.
La decisione del giudice Jonathan Bass ha suscitato due tipi di reazioni: da una parte è stata grande la gioia delle associazioni che da sempre si erano battute per raggiungere questo traguardo e che considerano la manifestazione una pratica crudele; dall’altra, le società che organizzano le corride hanno fatto sapere che si batteranno a livello legale per difendere le tradizioni del Paese.
Anche in Italia le tradizioni che vedono il coinvolgimento degli animali creano spesso polemiche. Il Palio di Siena ne è forse l’esempio più emblematico. La corsa dei cavalli si svolge due volte all’anno: il 2 luglio si corre il Palio di Provenzano e il 16 agosto il Palio dell’Assunta. L’uscita dei cavalli è segnata dallo scoppio del mortaretto. Gli animali dovranno compiere tre giri di pista e il primo si aggiudicherà la vittoria. Le polemiche sono dovute ai diversi incidenti che negli anni si sono verificati durante la corsa, spesso infatti i cavalli hanno riportato gravi traumi e danni ed è accaduto che alcuni esemplari siano addirittura morti, come ad esempio Messi, il cavallo della Chiocciola morto nel corso delle prove del palio a luglio del 2011 per le ferite riportare a causa dell’urto contro uno steccato.
Pure il Palio di Lacchiarella è stato oggetto di diverse contestazioni da parte delle associazioni animaliste e sono nate alcune petizioni online con l’intento di fermare l’evento. Nel corso della manifestazione, che si svolge ad ottobre in provincia di Milano, le oche sono costrette a correre per le vie del paese per 1500 metri, rincorse e spaventate da una folla urlante e inseguite dagli addestratori che le incitano a correre più velocemente tra il divertimento della folla. Pratica considerata da tanti spregevole e diseducativa.
Altra tradizione molto dibattuta è quella delle cosiddette “carresi”, le corse dei buoi, eventi molto popolari nelle regioni Puglia, Molise e Piemonte. Qui, in occasione delle feste dei patroni, i buoi sono costretti a trainare carri carichi di persone e a correre fino allo sfinimento, mentre vengono sollecitati con bastoni chiodati e fruste. Nel 2018 un bue si accasciò stremato durante le prove e morì. Pochi mesi dopo, nella carrese di Chieuti (in provincia di Foggia) un uomo venne scaraventato a terra da un cavallo che aveva disarcionato il fantino, venne poi travolto da due carri trainati dai buoi e morì a causa delle gravi ferite riportate.
Ma c’è anche la colomba bianca che viene legata all’interno di un tubo in plexiglas e viene fatta scendere giù dal campanile della chiesa in caduta libera a Orvieto e i cavalli che vengono costretti a trascinare carri carichi di pietre sotto il sole a Supersano, in Puglia. L’elenco è lunghissimo e quelle citate sono poche delle molte centinaia di manifestazioni che si propagano sul territorio nazionale, tutte incentrate sull’imposizione di comportamenti estremi e pericolosi, che portano agli animali sofferenza fisica, stress e paura.
Nel lungo percorso che conduce ai diritti degli animali, la tappa più importante è rappresentata dall’emanazione della Legge n. 189 del 2004, con la quale sono state introdotte alcune figure di reato che tutelano gli animali. Tra queste c’è l’art. 544 quater del Codice penale, che punisce la promozione e l’organizzazione di spettacoli e manifestazioni aventi ad oggetto gli animali e che comportino ad essi “sevizie o strazio”. Ma che ancora oggi il rispetto e il benessere degli animali siano del tutto estranei ad alcune manifestazioni culturali è sotto gli occhi di tutti.