La capitale dell’India è di nuovo in lockdown ma questa volta non per il Covid. Nuova Delhi si è barricata per lo smog che ormai da giorni sta soffocando la città. I livelli di inquinamento dell’aria hanno infatti raggiunto picchi talmente alti che, per dare letteralmente un po’ di respiro agli abitanti, la città è stata costretta a bloccarsi. Sabato scorso il governo ha deciso di chiudere le scuole e gli uffici pubblici a tempo indeterminato. I cittadini sono stati esortati a lavorare da casa ed è stata vietata la circolazione ai mezzi pesanti che trasportano beni non essenziali fino al 21 novembre sul territorio di Nuova Delhi e gli Stati vicini. Su indicazione del Ministero dell’Ambiente, inoltre, son state chiuse ben sei delle undici centrali elettriche sparse nel Paese. In aggiunta a tali misure, il governo ha predisposto nelle zone più critiche della città cannoni d’acqua e torrette anti-smog con lo scopo di filtrare e ripulire l’aria.
Tra i fattori che hanno portato Nuova Delhi a un livello di inquinamento addirittura venti volte superiore a quello che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene salutare, ci sono sicuramente le emissioni delle industrie e i gas di scarico dei mezzi di trasporto. Nei mesi invernali l’aria diventa particolarmente tossica anche a causa delle sterpaglie bruciate dagli agricoltori alla fine della stagione dei raccolti. Tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre ricorre, inoltre, la festività nazionale Diwali (“festa delle luci”) in cui si celebra la vittoria del bene sul male, che viene festeggiata con fuochi d’artificio e l’accensione di falò che contribuiscono a peggiorare il livello di inquinamento atmosferico.
La città è ricoperta da una cupola scura e tossica che sta rendendo quasi impossibile la normale esistenza dei cittadini che in queste ore stanno assaltando negozi di elettronica e vivai per comprare purificatori d’aria e piante in grado di assorbire l’inquinamento dentro casa. Molti hanno riscontrato nausea, letargia, bruciore agli occhi e soprattutto difficoltà respiratorie, tanto che gli ospedali hanno registrato un forte aumento di ricoveri. Secondo i dati riportati dal “The Guardian”, l’86% degli abitanti di Nuova Delhi ha avuto problemi di salute ricollegabili all’inquinamento. Solo nella capitale, infatti, Greenpeace denuncia la morte causata dallo smog nell’ultimo anno di 57mila persone. Uno studio del 2020, riportato dalla rivista scientifica Lancet, ha sottolineato che le polveri sottili sono aumentate in trent’anni del 115%. A causare questi gravi problemi di salute sono le PM 2,5, cioè minuscole particelle che riescono ad entrare nel flusso sanguigno e ad attaccarsi ai polmoni. I livelli di PM in queste settimane hanno superato in varie città indiane quota 400, su una scala di 500. Ad oggi il dato è in lieve calo ma risulta comunque essere molto significativo.
Il disastro causato dall’inquinamento non è una novità per la città indiana. Esattamente un anno fa Nuova Delhi era nella stessa condizione nonostante le restrizioni dovute al coronavirus. Per ironia della sorte, la situazione sembra essere peggiorata proprio in concomitanza con la Cop26, durante la quale l’India, insieme alla Cina, si è detta assolutamente non favorevole all’eliminazione graduale del carbone prevista nella bozza del Glasgow Climate Pact. Il Paese da sempre fa del carbone il suo motore trainante e il 70% dell’energia elettrica viene alimentata proprio da questo combustibile che però è anche di gran lunga il più inquinante. Per il governo indiano sembra essere in ogni caso fondamentale continuare a produrre nonostante la consapevolezza che sia poi necessario attuare misure contenitive a causa degli effetti devastanti e delle ripercussioni sia sulla vita degli abitanti che del pianeta stesso.
Quando accade che, come in queste settimane, in India l’aria diventa irrespirabile, la Corte Suprema e il governo federale agiscono adottano una serie misure d’emergenza per tentare di ridurre i livelli di inquinamento atmosferico. Tuttavia, tali misure non risultano essere sufficienti per migliorare la qualità dell’aria sul lungo periodo ma solo per tamponare la situazione nell’immediato. Gli esperti, infatti, sostengono che sia necessaria l’attuazione di interventi drastici a tutela dei cittadini e dell’ambiente, altrimenti il problema continuerà a ripresentarsi ogni anno in ugual modo, se non in maniera ancora peggiore e drammatica.