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Cinque anni fa il crollo del Ponte Morandi di Genova

I familiari delle 43 vittime: “Cinque anni di dolore, vogliamo giustizia”

di Redazione
14 Agosto 2023
in Italia & Mondo
🕓 6 MINUTI DI LETTURA
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Ponte Morandi, Genova

Ponte Morandi, Genova

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“Il trascorrere del tempo non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni”. Lo dice il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel giorno in cui ricorre il quinto anniversario della tragedia del Ponte Morandi, quando la struttura cadde provocando la morte di 43 persone a Genova.

“Con il sostegno del Paese intero– aggiunge-, Genova ha saputo mettere in campo una grande reazione civile, che è divenuta forza ricostruttiva. Il nuovo Ponte San Giorgio ha saputo essere un simbolo di ripartenza e di efficace collaborazione tra istituzioni ed espressioni della società. Un risultato importante che dimostra ancora una volta come l’Italia sappia affrontare le sfide più difficili dando il meglio di sé nell’unità”.

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“Il crollo del Ponte Morandi a Genova ha rappresentato un drammatico appello alle responsabilità di quanti sono incaricati di attendere ad un pubblico servizio, sia di coloro che provvedono, sul terreno, alla erogazione agli utenti, sia di chi deve provvedere alla verifica delle indispensabili condizioni di sicurezza”, ha aggiunto Mattarella. “Nel quinto anniversario del crollo, con il suo tragico bilancio di vite umane annientate, con la profonda ferita inferta alla Città di Genova e alle coscienze di tutti gli italiani, la Repubblica rinnova e rafforza i sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e a quanti hanno visto sconvolgere la propria esistenza da una catastrofe tanto grave quanto inaccettabile”.

“Ringraziamo di cuore innanzitutto tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione degli eventi per questo anniversario, ringraziamo gli artisti che si sono esibiti in questi due giorni, ringraziamo gli amici di Masone per il loro costante affetto, ringraziamo tutti i presenti e tutti i cittadini che ci sono vicini con le loro parole e con i loro gesti”, scrive sui social il Comitato parenti vittime Ponte Morandi nel giorno della commemorazione della tragedia ricordando che “sono trascorsi cinque anni da quel maledetto giorno, cinque anni in cui ci siamo ritrovati a vivere in un tempo sospeso, anni in cui abbiamo imparato ad essere pazienti, anni in cui abbiamo lottato contro l’oblio, anni in cui abbiamo dovuto sentire in quell’aula di tribunale la realtà prendere forma, ascoltare con il nostro cuore i fatti nudi e crudi che hanno portato a tutto questo”.

Quindi “nostro malgrado” i parenti delle vittime sono “protagonisti di un evento che ha aperto molti occhi, ha privato di molti veli un sistema scellerato, che oltre ad avere minato il ponte Morandi, ha reso più fragili i nostri valori costituzionali come l’equità, la dignità sociale, la libertà, un evento che è stato dirompente come quell’esplosivo che ha fatto saltare i residui del ponte spezzato. Dopo il frastuono terrificante, le urla, le sirene, le lacrime, i proclami, a poco a poco tutto sta scivolando nella nebbia, fitta, fitta”.

E sottolineano che “tutto questo rappresenta uno dei sistemi che ci stanno stritolando, molto ben oleato, con accaparramento di risorse pubbliche per l’interesse di pochi, un sistema che vive come un parassita, condannando alla gogna la maggioranza dei cittadini, questo sistema si sta riprendendo il suo spazio, come sa fare molto bene”.

Non solo. La percezione del Comitato parenti vittime Ponte Morandi è che quanto sta “avvenendo sotto i nostri occhi nell’aula di tribunale in questo maxi processo, non riesca ad incidere sulla società, la verità che sta emergendo forte ed inaccettabile per la sua crudezza non influenza purtroppo in modo significativo la pubblica opinione, troppo distaccata dalla realtà, troppo presa nei suoi pensieri personali”. Il sistema autostradale sicuro “è ancora una chimera, dopo la marea di controlli post tragedia e l’impennata dei giudizi negativi pare che tutto si stia placando, alcuni interventi sono stati eseguiti, ma di recente un preoccupante evento in una galleria ha evidenziato quanto la prevenzione incendi approfondita sia ancora troppo lontana, non attuata, se non a macchia di leopardo, il sistema è ancora dannatamente fragile”.

Di recente dicono dal Comitato, “la magistratura, in altre vicende, si è espressa con giudizi dal nostro punto di vista molto preoccupanti, non è accettabile che infrastrutture fatiscenti possano essere considerate ‘correttamente manutenute’, con rammarico anche questo ci fa comprendere quanto la nostra tragedia sia stata poco incisiva, purtroppo non ha insegnato quasi nulla. Abbiamo anche imparato, se ce ne fosse stato bisogno, che alle parole devono seguire i fatti, abbiamo appreso che gli interessi economici di alcune parti sono sempre al centro dell’attenzione nelle agende di chi può decidere e che anche nell’informazione generale, si miri spesso, salvo nelle fasi acute del problema, a minimizzare il male. Abbiamo imparato che lo Stato non ha fatto i suoi interessi in questa vicenda, sia scrivendo una concessione inaccettabile, sia acquisendo senza fiatare e quasi genuflesso i controlli eseguiti da chi avrebbe dovuto essere il controllato, infine giungendo a patti con questo nemico”.

Per il Comitato la “chiusura amministrativa di questa vicenda resta e resterà per sempre una pugnalata gravissima, che non potremo mai dimenticare, come parenti delle vittime e come cittadini. Dagli organi democraticamente eletti e dai dipendenti pubblici interessati nella vicenda, ognuno per la sua parte, ci saremmo aspettati molto di più, ci sono responsabilità molto diverse che si sono sedimentate negli anni, che hanno portato al triste epilogo che conosciamo, tutti dobbiamo comprendere che ogni piccola azione diventa parte di un sistema e che sommata ad altre azioni porta a conseguenze, a volte inaspettate, su questo dobbiamo riflettere ogni giorno della nostra vita”.

Ponte Morandi, Genova

Prosegue la denuncia del Comitato: “Abbiamo anche sentito in aula troppi ‘non so’, troppi ‘non ricordo’, l’assenza di verifica sull’applicazione delle direttive date, pensiamo che anche questo dovrebbe essere un importante compito di un ministro. Anche dai tecnici, dagli ingegneri incaricati delle valutazioni ci saremmo aspettati di più, è emersa purtroppo in questa vicenda tanta approssimazione, tanta incompetenza, sono emerse valutazioni errate, edulcorate, anche tutto questo ha contribuito alla creazione del substrato, su cui si è sviluppata questa tragedia”.

E ancora: “Ci sono poi stati i testimoni, molte persone che conoscevano le problematiche di questo ponte ed hanno taciuto, hanno fatto finta di non sentire, hanno ‘scherzato’ con la vita di milioni di persone, non hanno avuto il minimo senso civico di parlare, di instillare il dubbio negli inquirenti, di fare quello che un comune cittadino dovrebbe fare sempre, ed anche loro sono parte della vicenda. Poi ci sono gli imputati per cui attendiamo il verdetto finale, siamo ancora fiduciosi che il valore costituzionale della giustizia qui possa trovare terreno fertile, fino ad ora nessun imputato pare esprimere dubbi sul suo operato, nessuno pare fare accenno a qualche errore, noi speriamo che la verità possa emergere con forza in tutti i gradi di giudizio, noi non staremo certo a guardare, saremo vigili fino alla fine”.

E ci sono coloro che “avendo beneficiato di utili a profusione, stanno cercando di rifarsi una verginità, magari diversificando i loro interessi, magari cercando di specializzarsi in attività alternative, magari producendo un buon bicchiere di vino (buono, forse), per questi soggetti non ci siamo ancora rassegnati ad accettare che sia finita così, vedremo se la storia saprà darci anche qui un po’ di giustizia”.

I loro familiari “non potranno più portare avanti la loro vita, non potranno più diversificare i loro interessi, non potranno più vedere questo mondo con gli occhi umani e questo è un grande peso sul nostro cuore, forte e continuo, è faticoso vivere così- lo sfogo del Comitato-, ma loro sono sempre nei nostri pensieri, sono la nostra forza, tutte le nostre azioni sono indirizzate a dare loro dignità, anche con un disegno di legge che stiamo aspettando da cinque anni che certifichi che loro sono stati vittime dell’incuria umana, loro sono vittime che uno stato democratico deve saper onorare”.

Quindi ricordando che “è un dovere dare questa risposta” il Comitato si appella “al Parlamento affinché i nostri cari possano avere almeno questo. Sta nascendo il Memoriale della tragedia che dovrà essere luogo di ricordo e racconto ma anche luogo di costruzione di un nuovo futuro, questo progetto sta crescendo e sta maturando costantemente e ne siamo felici”. E chiudono con “un pensiero che rappresenta un po’ quello che è il sentimento che ci consente ancora di dare un senso alla nostra vita. Una leggenda Apache narra che: ‘Tutti noi barattiamo un pezzo della nostra anima con chi ci ama. L’altro ha un pezzo della tua, e tu hai un pezzo della sua. Poi quando l’amato muore, c’è una parte di te che muore con lui. Per questo stai così male, ma quel frammento della sua anima è ancora dentro di te e può continuare a vedere il mondo attraverso i tuoi occhi”.

Fonte Agenzia DIRE.it

Tags: Genovalavori pubbliciPonte Morandi
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A Mamoiada, nel cuore della Barbagia di Ollolai, si trova una pietra che cela un affascinante enigma: Sa Perda Pintà, la pietra decorata.

Alta quasi 3 metri e con uno spessore di mezzo metro circa, la lastra granitica è costellata da una serie di decorazioni concentriche, lineari e a coppella.

Le sue origini risalgono al Neolitico recente, quando forse faceva da guardiana ad un’area atta al compimento di riti sacri.

Il significato delle misteriose incisioni è ancora sconosciuto, ma si ipotizza che siano legate a culti della fertilità, del ciclo vita e morte o alla Dea Madre.

Sa Perda Pintà è un simbolo affascinante e misterioso, che ci riporta alle origini della Sardegna.

Clicca sul link in bio per leggere l’articolo di @medinolasss 

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  • Esplorando il complesso di Seruci a #Gonnesa, un monumento straordinario che ci svela la grandezza della civiltà nuragica. Questo sito di sei ettari racchiude un nuraghe complesso, un villaggio di capanne e persino una tomba di Giganti.

Il mastio centrale, con un diametro di 60 metri, ci trasporta indietro nel tempo fino al Bronzo recente, con le sue tre celle sovrapposte. Le torri circostanti, alcune ancora in buono stato, celano segreti millenari. 

All’interno delle celle, puoi ammirare pavimenti forse rivestiti di sughero e toccare la pietra totemica di fondazione. Uscendo verso nord, troverai una vasca per abluzioni e uno spettacolare teatro gradonato. 

Questo luogo, risalente al Bronzo finale, è uno dei più grandi “quartieri” nuragici in Sardegna, con oltre cento capanne circolari. Il villaggio si sviluppa su pendici circostanti, ed è stato un centro di ritrovo e di scambio commerciale. 

Non lontano, una tomba di Giganti testimonia il servizio funerario della comunità. 

Dalla collina circostante, ammirerai il panorama e noterai altri insediamenti nuragici coevi, collegando così Seruci a una storia millenaria. 

📷 Complimenti a @travelinthewildsardinia per questo Reel.

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  • La Festa del Redentore, uno tra i più significativi e seguiti appuntamenti dell’estate di #Nuoro.

La ricorrenza viene celebrata, con cadenza annuale, per ricordare la collocazione, avvenuta nel 1901, della statua bronzea del Cristo Redentore sulla cima del Monte Ortobene e la conseguente benedizione di quest’ultimo.

Connubio perfetto tra cerimonia religiosa e manifestazione civile, essa rappresenta una delle festività maggiormente radicate nella Sardegna centrale e rappresenta, assieme alla Festa di Sant’Efisio a Cagliari e alla Cavalcata Sarda sassarese, uno dei più grandi raduni folkloristici dell’isola.

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  • 💛❤ Alghero, città di mare e di cultura, si racconta in due video promozionali realizzati dall’Amministrazione comunale con l’assessorato alla Cultura e Turismo, in collaborazione con la Fondazione Alghero e il Parco Regionale di Porto Conte.

I video sono accompagnati dalla canzone “Domo Mea” dei Tazenda, cantata in cinque lingue diverse.

Le immagini del primo video mostrano le bellezze naturali e architettoniche di Alghero, dal molo di sottoflutto alla spiaggia di Mugoni, dal nuraghe Palmavera al bastione Marco Polo, dall’Isola Foradada alla torre del Museo Antoine De Saint-Exupéry di Porto Conte.

Oltre ai Tazenda, alla realizzazione dei video hanno contribuito numerosi artisti e musicisti algheresi e sardi, tra cui Salvatore Maiore, Paolo Zuddas, Enzo Favata, Gavino Murgia, Denise Gueye, Claudia Crabuzza, Davide Casu e Claudette.

👆🏻 Clicca sul link in bio per leggere l’articolo completo
  • 💋 Immersa nella costa più selvaggia di Sant’Antioco, la fantastica insenatura di “Is Praneddas” è un autentico gioiello dell’Isola. 

Per arrivarci dovrai percorrere un sentiero breve e affascinante, che attraversa pini e macchia mediterranea per poi lasciare spazio alle rocce e alla scogliera e, infine, al profondo blu di un mare sconfinato. 

Resterai meravigliato dalle splendide forme scolpite dalla natura e dal tempo, dal maestoso Arco dei Baci: un monumento naturale di incredibile bellezza, romantico e dalle mille suggestioni, che si apre sul mare incantando i visitatori. 

A Is Praneddas potrai immergerti nella piccola piscina naturale che fa da cornice all’Arco dei Baci e nuotare nelle sue acque placide e poco profonde.

Ma con qualche bracciata in più, potrai superare idealmente le “Colonne D’Ercole” dell’arco roccioso che sovrasta la piscina per proseguire verso il blu intenso del mare aperto: un vero spettacolo per gli amanti della natura selvaggia, in grado di regalare emozioni indelebili.

📷 Grazie a @travelinthewildsardinia per lo scatto.

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  • Le donne chiudono i festeggiamenti per San Salvatore. A dieci giorni dalla prima processione che ha visto trecento donne di tutte le età accompagnare scalze, tra preghiere e canti, la piccola statua di Santu Srabadoeddu da Cabras al villaggio, questa mattina si è compiuto il percorso inverso e si sono conclusi i festeggiamenti in onore di San Salvatore, organizzati dal Comune di #Cabras, dal Comitato dei festeggiamenti di San Salvatore e con la collaborazione dell’Associazione Is Curridoris, dell’Associazione Santu Srabadoeddu e dell’Associazione Enti Locali per le attività culturali e di spettacolo.

Questa mattina, all’alba, il novenario di San Salvatore ha vissuto gli ultimi istanti di una festa attesa per tutto l’anno a Cabras. Le trecento fedeli si sono radunate attorno al piccolo santuario e da lì, dopo aver partecipato alla messa, si sono dirette verso il paese. 

Sono stati sette chilometri ricchi di passione e di sensazioni contrastanti. Gioia, commozione, fatica, dolore, orgoglio erano percepibili sui volti delle scalze di Cabras.
  • ⛵️ Sulle rive di uno dei mari più suggestivi del sud della #Sardegna, c
  • 🌑 La caletta vicino alla famosa piscina naturale di Cane Malu a #Bosa, una bellissima insenatura a forma di cuore… o è una testa di gatto?

Ci siete mai stati?

📷 Grazie a @dani____m per gli scatti.

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  • 🛥️ Buona serata da Castelsardo

📷 Grazie a @simone_ro80 per lo scatto.

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