L’Italia è terra di vulcani. Strutture geologiche spettacolari quanto potenzialmente pericolose che da sempre attirano la curiosità dell’uomo ammaliandolo e terrorizzandolo allo stesso tempo. Distruttivi ma affascinanti, i vulcani raccontano l’Italia dei tempi antichi e la storia di alcune città quasi cancellate dalla lava e dalle ceneri.
Nella penisola sono presenti una settantina di vulcani, tra questi la maggior parte sono sottomarini e tappezzano i fondali, altri sono invece ben visibili e popolano le zone meridionali del Paese. Secondo la comunità scientifica, i giganti di fuoco attivi si suddividono in quelli con attività persistente e quelli quiescenti. Con vulcani ad attività persistente si fa riferimento a quelli che presentano delle eruzioni continue intervallate da periodi di riposo brevi. I vulcani quiescenti sono invece quelli che hanno eruttato, per l’ultima volta, negli ultimi 10mila anni. Nonostante siano “addormentati” da millenni, presentano delle manifestazioni di attività, come le fumarole (l’emanazione di vapore o altri gas vulcanici in prossimità dei crateri) o le sorgenti termali. I vulcani attivi, che siano in stato quiescente o di attività persistente, sono undici e ciascuno di loro ha caratteristiche differenti.
L’Etna è tra i vulcani più famosi d’Italia e uno dei gioiellini della bellissima Sicilia. Si tratta di un vulcano attivo ad attività persistente che recentemente è salito agli onori delle cronache per una serie di eruzioni che hanno portato all’innalzamento della sua vetta. Un nuovo record per il gigante siciliano che ha raggiunto i 3357 metri di altezza e si conferma il vulcano attivo più alto d’Europa. Nel 2013 era stato dichiarato Patrimonio dell’UNESCO, come testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della terra
Lo Stromboli è un vulcano situato sull’omonima isola. È l’altro gigante italiano in attività persistente. Una struttura geologica i cui sfoghi sono caratterizzati da esplosioni regolari causate dallo scoppio di bolle di gas che risalgono più velocemente del magma circostante. Le sue eruzioni avvengono con intervalli che possono variare da minuti a diverse ore e sono solitamente di bassa intensità. L’isola fa parte dell’arcipelago delle Eolie e i suoi abitanti si rivolgono al vulcano chiamandolo “Iddu” (“lui”, in dialetto siciliano) come se si trattasse di una manifestazione del divino.
Nell’arcipelago troviamo altre isole vulcaniche. Lipari è la più grande di tutte le Eolie ed è formata dalla parte emersa di un vulcano di notevoli dimensioni. Si tratta di un vulcano attivo ma quiescente. Testimonianza della sua attività sono le costanti e numerose fumarole e le sorgenti termali. L’ultima eruzione del vulcano Lipari risale al lontano 1230. Vulcano è invece un’altra meraviglia dell’arcipelago delle Eolie. Nell’antichità si pensava che lì si trovassero le fucine di Efesto, re del fuoco, e che vi abitassero i ciclopi, suoi aiutanti. Anche quest’isola rientra nella categoria dei vulcani quiescenti e le sue manifestazioni sono varie: sabbia nera, fanghi sulfurei e acque termali. Anche Panarea è un vulcano quiescente. L’ultima eruzione risale a migliaia di anni fa e ora presenta il fenomeno delle fumarole sottomarine.
Pantelleria è un’isola vulcanica che si trova nello Stretto di Sicilia e si configura come la più grande tra le isole vulcaniche italiane. Rappresenta la parte emersa di una struttura vulcanica formata da depositi piroclastici e di lava. Si tratta di un vulcano quiescente che mostra manifestazioni vaporose e di acque calde. La sua ultima eruzione è risalente al 1891.
Il gigante napoletano, il Vesuvio, è tra i più famosi vulcani attivi in Italia. È in stato di quiescenza dal 1944 ma risulta ancora estremamente pericoloso a causa della grande densità di popolazione nelle aree circostanti. A testimoniare la sua veemenza ci sono i siti archeologici di Ercolano e Pompei, cittadine che furono distrutte dall’eruzione del 79 d.C. Ciò che ne rimane, sepolto dalla bufera di pomici del più importante evento eruttivo della storia antica, è stato riportato alla luce solo a partire dal XVIII secolo.
Napoli con il Vesuvio al tramonto. ? Adobe Stock | JFL Photography
Ischia è un’isola di origine vulcanica conosciuta per le sue sorgenti termali. Rappresenta la porzione di un vulcano quiescente sprofondato circa 100.000 anni fa che si erge circa 900 metri dal fondo del mare. Nella parte centrale dell’isola si trova il Monte Epomeo, caratterizzato dai tufi verdi, rocce magmatiche radioattive.
L’Isola Ferdinandea ha una storia ricca di curiosità. Si creò nel 1831, in seguito all’eruzione di un vulcano che si elevò oltre il livello del mare e raggiunse i 65 metri di altezza e una superficie di 4 km quadrati. Da subito fu contesa dai regni circostanti e fu soggetta a varie dispute territoriali. L’isola però non sopravvisse a lungo: essendo composta da rocce ad alta erosione marina, restò sulla superficie del mare solo per pochi mesi e poi scomparve sotto il livello dell’acqua.
I Campi Flegrei, il cui nome deriva dal greco “flègo” (“ardo”), è un’area situata nel golfo di Pozzuoli nota fin dall’antichità per la sua attività vulcanica. Al suo interno si contano più di venti strutture e criteri vulcanici. Tra questi vi è il Monte Nuovo, formatosi nel 1538 cancellando il villaggio medievale di Tripergole.
L’undicesima struttura vulcanica attiva in Italia sono i Colli Albani, un gruppo di rilievi montuosi dell’area dei Castelli Romani, nel Lazio. Una zona vulcanica circolare costituita dai coni interni e dalla caldera di un vulcano quiescente.