Si possono annoverare pochi luoghi ricchi di misteri come la Sardegna. Al di là della storia, delle tradizioni e del suo inconfondibile mare cristallino, questa terra porta con sé innumerevoli enigmi che difficilmente potranno mai essere compresi e svelati.
Nel sud dell’Isola, precisamente nella regione storica del Sarrabus, tra i comuni di San Vito e Villasalto, e a pochi km dalla rinomata località turistica di Costa Rei, uno di questi arcani è rappresentato dal Monte Lora.
In un territorio aspro ma bellissimo, fatto di altopiani e cavità, questo massiccio di roccia calcarea alto ben 593 metri, con i versanti ricoperti da foreste e dalla cui cima si gode una spettacolare vista sia verso la valle del fiume Flumendosa che verso la costa, custodisce da millenni i suoi segreti.
La sua morfologia ricorda sorprendentemente una figura femminile. In molti, infatti, intravedono tra le linee della vetta della collina il profilo di una donna dagli occhi chiusi, che dorme, e che sembra quasi segnare il confine tra la terra e il cielo, tanto che il promontorio è denominato anche “La Dormiente” o “La Sfinge”.
Sono diverse le leggende che contribuiscono a rendere questo luogo così suggestivo e affascinante, rappresentando un’ulteriore attrattiva per gli escursionisti che si avventurano in quei sentieri.
A fornire suggerimenti su ciò che poteva accadere in quei territori è lo stesso nome Lora, termine che deriva dalla parola greca làura (da làas, pietra) e che, secondo il parere di Salvatore Dedola, esperto studioso e linguista, significa capanna – o raggruppamento di capanne -, fatta in pietra.
Si pensa, infatti, che il sito fosse meta di preghiera per i monaci basiliani, ossia i monaci orientali che si ispiravano alla regola di San Basilio, il fondatore dell’ordine, i quali, per scampare alla lotta iconoclasta intrapresa durante la dominazione bizantina, fuggirono dall’Oriente stabilendosi nelle regioni dell’Italia meridionale. Qui, per sfuggire alle persecuzioni, si rifugiarono in luoghi solitari come foreste e pendici delle colline, utilizzando come celle in cui dimorare e pregare piccole grotte che venivano scavate nella roccia più friabile e nelle quali si entrava dall’alto, attraverso una cavità, creando dunque rifugi naturali simili a pozzi che furono chiamati proprio “laure”.
Del resto, la località in cui si trovano i terreni sottostanti l’altura è chiamata Arcu s’Arricelu, dal latino ara coeli che significa “altare del cielo”, luogo in cui i militari romani immolavano gli animali per chiedere una grazia a Dio. Questa è un’ulteriore prova che nella zona, in tempi antichi, si svolgessero cerimonie religiose, come testimoniato anche dal ritrovamento, nelle vicinanze, di alcune monete romane.
Ci sono alcuni che raccontano, invece, che nel Monte Lora si nascondesse una strega malvagia, mentre per altri questa collina potrebbe essere addirittura collegata con il diluvio universale descritto nella Bibbia. Proprio in cima, sulla fronte della Sfinge, pare si trovi infatti, ben nascosto, un grande anello d’oro, considerato il punto in cui Noè ormeggiò la sua Arca.
Degna di nota è anche la convinzione secondo la quale quei luoghi siano stati teatro di un fatto cruento, una frana che travolse un ovile seppellendo le persone che si trovavano al suo interno. In effetti, sulla parete sud ovest del Monte Lora esiste un posto denominato “su sciusciau” (luogo distrutto, crollato), in cui sono presenti segni che potrebbero essere riconducibili ad un grosso smottamento. Su quelle rocce – secondo una storia tramandata nel tempo dai pastori -, dopo i temporali, o in presenza di particolari condizioni di luce, avverrebbe l’apparizione di una figura femminile con le braccia protese verso il cielo e si sentirebbero lamenti e urla di disperazione.
Che quella zona sia accarezzata da una forza particolare, un’energia ciclopica, in grado cioè di relazionarsi con gli elementi della natura, si percepisce chiaramente. Il monte sembra essere un’area energicamente attiva, allineata dal punto di vista longitudinale con due siti archeologici presenti in Sardegna, le necropoli di Corongiu e di S’Acqua Salida a Pimentel e la tomba dei giganti di San Cosimo a Gonnosfanadiga, oltre che, addirittura, con la città di Fatima.
Non si tratta di linee che si possono effettivamente vedere su una mappa, ma di ley lines, note anche come linee temporanee o linee di prateria, ossia presunti allineamenti di zone geografiche di rilievo naturale, proprio come colline e valli, ma anche archeologico o religioso e che, secondo alcune teorie, non sarebbero casuali ma da ricollegare a poteri ed eventi soprannaturali. Anche su questo, tuttavia, come su tutti gli altri miti che circondano il magico Monte Lora, non ci sono certezze.