Uno sguardo sulla drammaturgia contemporanea con raffinati e intrecci fra letteratura, teatro e cinema e intensi ritratti al femminile, accanto a riflessioni semiserie sulle trasformazioni del Belpaese e sui paradossi della modernità con la Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC/ Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna al Teatro “San Bartolomeo” di Meana Sardo con il patrocinio e il sostegno del Comune di Meana Sardo, della Regione Sardegna e del MiC / Ministero della Cultura e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Il sipario si apre – sabato 21 gennaio alle 21 – su “La vita al contrario”, da “Il curioso caso di Benjamin Button” di Francis Scott Fitzgerald, nell’elaborazione teatrale di Pino Tierno che trasporta la stravagante vicenda di un uomo nato in un corpo da vecchio, per poi ringiovanire fino a trasformarsi in un neonato, in Italia, tra Ottocento e Novecento. Sotto i riflettori un convincente Giorgio Lupano nel ruolo del protagonista, Nino, mentre Elisabetta Dugatto presta volto e voce a tutte le donne della sua vita, per la regia di Ferdinando Ceriani (produzione a.ArtistiAssociati): una pièce avvincente sullo sfondo dei mutamenti politici, sociali e culturali del Belpaese dall’Unità fino agli Anni Sessanta. Quel bambino apparentemente incurabile, affetto da disturbi senili, cresce finché nella maturità mente e corpo si trovano in armonia, per poi nuovamente divergere: prima di perdere la memoria, decide di raccontare la sua storia, così singolare, ma anche emblematica per una riflessione sulla condizione umana e sull’inesorabile scorrere del tempo. Una favola moderna (da cui è stato tratto il fortunato film di David Fincher con Brad Pitt e Cate Blanchett) rivive sulla scena grazie al talento di Giorgio Lupano: un’avventura fantastica per rammentare, come afferma Nino, che «non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto, per essere quello che vuoi essere».
Vite allo specchio – sabato 11 febbraio alle 21 – con “Raccontami di domani”, una pièce originale con drammaturgia e regia di César Brie, impreziosita da testi di Florencia Michalewicz, Vera Dalla Pasqua e Chiara Davolio (produzione AGIDI) per un viaggio nell’universo femminile attraverso le confidenze tra due amiche. Focus sui legami, i pensieri, le emozioni, i ricordi e i segreti in un dialogo tra donne, nell’intimità di una stanza da bagno: una dimensione quasi rituale in cui riemergono antiche complicità e diventa possibile mettersi a nudo, affrontare temi delicati e dolorosi, dire fino in fondo la verità. Nel cuore della casa, in una sorta di gineceo, le due protagoniste, interpretate da Vera Dalla Pasqua e Rossella Guidotti, si raccontano e intanto si preparano, attente al proprio aspetto, all’acconciatura, all’immagine di sé davanti alle conseguenze di un corpo che cambia, insieme alla maggiore consapevolezza delle proprie inclinazioni, dei propri talenti e dei propri desideri. Quasi una cerimonia di purificazione, una simbolica catarsi mentre «gli oggetti più umili ci interpellano, diventano compagni di scena» – si legge nelle note di presentazione –. «Il volto dell’amica ci guarda attraverso lo specchio affinché il reale, rannicchiato ed invisibile ci si riveli come quelle verità che si possono confidare solo in segreto».
Un interrogativo cruciale – sabato 25 febbraio alle 21 – per “Stavamo meglio quando stavamo peggio?” di Fabrizio Coniglio e Stefano Masciarelli (produzione Tangram Teatro – Torino) per una riflessione sulle trasformazioni della società e sulla fine di un sogno attraverso la chiave dell’ironia e della leggerezza. La vis comica di Stefano Masciarelli, in scena con Fabrizio Coniglio, sulle note di Diego Trivellini, per riscoprire le atmosfere dell’Italia negli Anni Sessanta e Settanta con lo sguardo di chi ha vissuto in gioventù le contraddizioni e i conflitti, lo spirito rivoluzionario e la fiducia nelle «magnifiche sorti e progressive» con l’ingenuo entusiasmo del Belpaese, risorto dalle macerie della Seconda guerra mondiale. «Il viaggio comincia da una mansarda dove il protagonista riscopre vecchi oggetti, libri e canzoni di un paese, L’Italia, che sapeva ridere»: mentre rievoca lo «stato d’animo collettivo» di quel periodo, l’uomo si chiede cosa sia cambiato, che cosa sia andato perduto. Il poliedrico attore e cantante Stefano Masciarelli, insieme con Fabrizio Coniglio, propone un’antologia di brani celebri di Alberto Sordi e Domenico Modugno, e altri ancora, che formano la colonna sonora di «quell’Italia del sorriso e del sogno», in una performance fra teatro e musica per sorridere e (ri)pensare alla storia recente e a “come eravamo”, con un pizzico di nostalgia.
Un intenso ritratto al femminile – sabato 18 marzo alle 21 – con “Rut” di Christoph Nix, nell’interpretazione di Chiara Murru con la regia di Nicola Bremer (che firma anche la traduzione), per un affascinante itinerario alla riscoperta di una figura biblica: la storia della giovane moabita che, rimasta vedova, sceglie di seguire la suocera Noemi in Israele, offre materia di riflessione sulla condizione delle donne nella società e sull’essere “stranieri”. Una pièce originale, ispirata al Libro di Rut, in cui l’eroina, antenata del futuro re Davide, rinuncia a rifarsi una vita nella sua terra natale, per trasferirsi insieme alla madre del marito defunto nella patria di lei, dove diventa sposa di Boaz. “Rut” (produzione Theater Konstanz, in collaborazione con Lo Teatrì e Spazio T) ripercorre la vicenda con le parole della protagonista: «sognavo di una città delle donne, di un luogo dove essere libere», afferma, nel mettere in discussione le norme e le consuetudini di una civiltà patriarcale. «Il testo di Christoph Nix sembra dirci che ad un certo punto della vita è necessario provare sulla propria pelle la situazione di estraneità, di lontananza dalla propria terra e imparare così la solidarietà e l’accoglienza» – sottolinea Nicola Bremer –. «È interessante come “gher” in ebraico significhi sia “residente” che “straniero”, perché la terra va abitata non posseduta».
Focus sugli effetti collaterali e paradossali della modernità – sabato 22 aprile alle 21 – con “Duepuntozero”, il nuovo divertente spettacolo scritto da Gabriele Cirilli con Mattia Cirilli, Maria De Luca, Lucio Leone e Gianluca Giugliarelli (produzione Magamat S.R.L.): un coinvolgente one man show su misura per l’attore e comico, cabarettista e umorista, noto al grande pubblico grazie alle apparizioni in Zelig nei panni della borgatara romana Kruska, “l’amica di Tatiana”, poi nel cast di “Un medico in famiglia” e nel film “Un bugiardo in paradiso” con Paolo Villaggio, in Ballando sotto le stelle e al Tale e Quale Show. Tra sketches e battute, Gabriele Cirilli mette l’accento sulla difficoltà e insieme la necessità di «sopravvivere stando al passo con il tempo, ma soprattutto col linguaggio e la continua ricerca del nuovo», cimentandosi con differenti registri e stili «dalla commedia degli equivoci al cabaret», alternando «racconti di vita vissuta comici ma che toccano anche le corde del cuore, canzoni, monologhi e gag irresistibili». “Duepuntozero” segna il ritorno in teatro dell’artista, dopo “Donna Gabriella e i suoi figli”, “Cirque du Cirill” e il musical “La famiglia Addams”, con uno spettacolo brillante per la regia di Valter Lupo: con arguzia e (auto)ironia Gabriele Cirilli affronta il tema complesso del rapporto con le nuove tecnologie e i social media alle soglie del Terzo Millennio.
Biglietti: intero €10, ridotto €7. Abbonamento a 5 spettacoli:intero €40, ridotto €30. Info e prenotazioni: cell. 340.1479957 – [email protected]